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Etica e Intelligenza Artificiale, il cardinale Parolin richiama la scienza al primato della persona

 
Etica e Intelligenza Artificiale, il cardinale Parolin richiama la scienza al primato della persona
Redazione

Nel discorso all’ISS 2025, il cardinale Parolin invita a non ridurre l’essere umano a dati, ma a governare l’IA con dignità, prudenza e responsabilità

All’Istituto Superiore di Sanità, il 15 ottobre scorso, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha pronunciato un discorso di grande portata in occasione dell’inaugurazione del Centro di studio e sviluppo sull’Intelligenza Artificiale.
Di fronte ad autorità sanitarie, politiche e scientifiche, ha tracciato una visione nella quale l’IA è una sfida antropologica, che deve essere governata con un’etica che ponga la dignità umana al centro di ogni progetto tecnologico.

L’IA tra promessa e rischio: la visione del cardinale Parolin

“Ci troviamo di fronte a una delle più grandi sfide tecnologiche e antropologiche del nostro tempo”, ha affermato il cardinale Parolin, ricordando che una macchina non potrà mai sostituire “la dignità intrinseca dell’essere umano”.
Nel suo intervento, ha richiamato l’attenzione su come l’intelligenza artificiale prometta progressi straordinari nella ricerca medica e nella cura, ma al contempo comporti rischi etici e sociali che non possono essere ignorati.
Il cardinale ha invitato a uno sguardo che unisca ammirazione per il progresso e prudenza consapevole, evitando che l’entusiasmo tecnologico cancelli la dimensione umana.

Dall’algoritmo all’“algoretica”

Riprendendo la linea tracciata da Papa Francesco, il cardinale Parolin ha proposto il concetto di algoretica: non basta etica degli algoritmi, serve una riflessione profonda sui sensi, limiti e scopi dell’intelligenza artificiale.

“La questione non è se l’IA sia uno strumento potente, ma come la stiamo usando.”

Dati, persona, e il rischio della “riduzione a dato”

Il discorso richiama la tradizione della dottrina sociale della Chiesa, ribadendo che la tecnologia non deve mai ridurre la persona a un insieme di dati da elaborare.

“Se ieri si correva il rischio di ridurre l’uomo a forza muscolare, oggi è ridurlo a dati da processare.”
Parolin ha insistito: ogni vita umana ha un valore infinito, che non può dipendere dalla sua “utilità” o produttività.

Le opportunità intelligenti in medicina

Il cardinale non ha negato i benefici dell’IA in sanità:

  • algoritmi radiologici più precisi,

  • scoperta di farmaci accelerata,

  • terapie personalizzate basate sul profilo genetico,

  • gestione più efficiente delle risorse ospedaliere.

Tutto ciò rappresenta la “faccia luminosa” della tecnologia, strumenti che possono servire la vita se orientati con saggezza.

I rischi evocati da Parolin

Parolin ha evidenziato quattro principali pericoli che accompagnano l’uso tecnologico:

  1. De-umanizzazione della cura: “un algoritmo può dare una diagnosi, ma non può offrire conforto.”

  2. Discriminazione algoritmica: la riproposizione automatica di pregiudizi e diseguaglianze, creando “nuove discriminazioni sanitarie”.

  3. Irresponsabilità sistemica: il rischio che nessuno risponda per errori algoritmici.

  4. Cultura dello scarto: che alcuni essere umani vengano giudicati “non degni” sulla base di criteri numerici o algoritmici.

“Ogni vita è preziosa, dal concepimento alla morte naturale, e non può dipendere da un algoritmo.”

Tecnologia accolta con etica e responsabilità

Il cardinale Parolin non propone il rifiuto dell’IA, ma il suo governo umano.
Occorre una formazione etica e culturale per ingegneri, ricercatori, medici e operatori, così che comprendano i limiti delle macchine e mantengano il primato della decisione umana.

“La decisione finale, specialmente quando sono in gioco vita e morte, deve rimanere nelle mani di un essere umano, capace di integrare dati con prudenza, compassione e saggezza.”

Un bivio morale

Il cardinale Parolin ha concluso tracciando un bivio per il futuro dell’umanità: da una parte la tecnologia che valuta, scarta, riduce, dall’altra una IA illuminata dall’etica, che serva la vita, la giustizia e la fraternità.

“La tecnologia deve restare mezzo, non fine; potente, ma subordinata alla persona.”