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Eugenio Montale, la poesia che non muore

 
Eugenio Montale, la poesia che non muore
Redazione

FOTO: TubantiaCC BY-SA 3.0

Nel 1975 Eugenio Montale ricevette il Premio Nobel per la Letteratura. Oggi, a cinquant’anni di distanza, il suo nome resta tra i più importanti della poesia italiana e mondiale e le sue poesie continuano a parlare a chi cerca senso, verità e profondità nel mondo di oggi. Montale fu premiato per la sua poesia distintiva, che con grande sensibilità artistica ha interpretato i valori umani in un mondo senza illusioni.

Eugenio Montale, la poesia che non muore

Montale nacque a Genova il 12 ottobre 1896. In giovane età studiò canto lirico, ma abbandonò presto quella strada per dedicarsi alla poesia. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale e, dopo il conflitto, si avvicinò agli ambienti letterari italiani. Visse tra Genova, Firenze e Milano. A Firenze fu direttore della Biblioteca del Gabinetto Vieusseux. A Milano lavorò come giornalista e critico musicale. Nel 1967 fu nominato senatore a vita. Morì nel 1981, a 84 anni.

La sua prima raccolta di poesie - una delle opere fondamentali della poesia italiana del Novecento - Ossi di seppia (1925), lo rese subito riconoscibile per uno stile nuovo, essenziale e profondo. È un viaggio nell’aridità dell’animo umano e nella tensione verso una verità irraggiungibile, espresso con uno stile concreto e simbolico. Le sue poesie parlano spesso di paesaggi semplici, della Liguria e della vita quotidiana. Ma dietro ogni immagine si nasconde una riflessione sull’esistenza umana. Montale non promette speranza facile: mostra un mondo complicato, fatto di silenzi, attese e domande senza risposta.

Le raccolte successive, come Le occasioni (1939) e La bufera e altro (1956), confermano la sua attenzione per il senso della vita e la ricerca di un varco, una possibilità di salvezza anche nei momenti più difficili. Negli anni Settanta scrive Satura e Diario del ’71 e del ’72, testi in cui il tono diventa più ironico, ma sempre profondo.

Il Nobel del 1975 fu il riconoscimento di una carriera coerente, libera ed originale. L’Accademia svedese premiò in particolare la sua capacità di raccontare la condizione umana senza illusioni, ma con verità e sensibilità. Montale stesso, nel discorso tenuto a Stoccolma, disse che non c’è morte possibile per la poesia, sottolineando come la poesia possa resistere anche in un mondo dominato dai media e dalla superficialità.

Montale ha lasciato un’eredità importante: ha mostrato che la poesia può parlare di tutti, in ogni tempo. Con parole semplici ma mai banali, ha raccontato la fatica di vivere e la bellezza nascosta nelle piccole cose.