Parlare di aridi numeri è un esercizio inutile al momento, siamo in attesa del vaglio definitivo della Manovra, ma affronteremo il cuore della strategia economica italiana: la Legge di Bilancio per il 2026. Questo documento non è solo un elenco di entrate e uscite; è una mappa delle priorità politiche, un termometro dello stato di salute del Paese e, soprattutto, una scommessa sul nostro futuro.
Il Governo, guidato dalla Presidente Giorgia Meloni e dal Ministro Giancarlo Giorgetti, sta finalizzando una manovra descritta come “snella” e “conservativa”, che punta a confermare il percorso di rigore fiscale avviato a inizio mandato. Questa coerenza ha prodotto risultati macroeconomici innegabili, come il contenimento della spesa e il miglioramento dell’avanzo primario.
Tuttavia, la domanda centrale è: questa cautela è sufficiente? La stabilità di oggi può garantirci la prosperità di domani? Con il PNRR ormai in esaurimento e un contesto globale in rapido mutamento, la Manovra 2026 rappresenta la cartina di tornasole della capacità italiana di prepararsi alle sfide future o di rimanere intrappolata in un prudente immobilismo.
LA STABILITÀ COME STRATEGIA: IL CONTESTO POLITICO-ECONOMICO
Per la prima volta da anni, l’Italia gode di un governo percepito come stabile, fattore che ha aumentato la fiducia degli investitori internazionali.
La linea economica adottata, definita “conservativa” e improntata al contenimento della spesa pubblica, ha migliorato i conti. La Manovra 2026, del valore complessivo di circa 18 miliardi di euro, invia a Bruxelles un chiaro segnale di prudenza fiscale.
GLI OBIETTIVI DI QUESTA MANOVRA
La manovra mira a sostenere il ceto medio, rafforzare la spesa sociale e mantenere i vincoli di deficit europei. L’obiettivo è duplice: stimolare la domanda interna e mediare tra le anime della maggioranza.
LE MISURE PER FAMIGLIE E LAVORATORI: IL CONTENIMENTO DELLA SPESA
Le misure principali includono:
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Taglio del cuneo fiscale e IRPEF, reso strutturale fino ai redditi di 40.000 euro;
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Aliquota IRPEF al 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
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Maggiore potere d’acquisto per i lavoratori medi.
WELFARE E FAMIGLIA
Attenzione particolare al sostegno demografico con:
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Bonus Bebè da 1.000 euro per figlio;
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Congedo parentale all’80% per tre mesi;
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Bonus Asilo Nido potenziato;
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Esonero contributivo per madri lavoratrici.
PENSIONI E SANITÀ
Le pensioni crescono moderatamente (+2,2%), mentre la sanità pubblica vede un aumento di fondi da 136,5 miliardi (2025) a 141,3 miliardi (2027). Tuttavia, il divario con la spesa media OCSE resta elevato.
Secondo la Fondazione GIMBE, tra il 2010 e il 2019 sono stati tagliati oltre 37 miliardi di euro alla sanità pubblica, un’eredità che oggi limita la capacità del sistema di rispondere all’invecchiamento della popolazione.
LA RICERCA DI RISORSE: BANCHE E SOSTENIBILITÀ SACRIFICATA
Per finanziare le misure, il Governo ha puntato su banche e assicurazioni, ma ha anche dirottato 4 miliardi di euro dal Piano Industria 5.0 al potenziamento dell’Iperammortamento per macchinari industriali, sacrificando in parte gli investimenti in sostenibilità e innovazione digitale.
STRETTA SUL SETTORE FINANZIARIO
Le principali misure di entrata:
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Aumento IRAP per banche e assicurazioni (fino al 7,9% entro il 2028);
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Tassazione progressiva delle riserve bancarie (dal 27,5% al 33%);
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Riduzione deducibilità interessi passivi e ritardo imposte differite attive.
Queste scelte generano tensioni politiche: Forza Italia le definisce “interventiste” e contrarie ai principi di mercato.
COERENZA E PRUDENZA: IL BILANCIO DEI RISULTATI
Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’Italia è l’unico grande Paese UE ad aver ridotto la spesa primaria netta (-0,9%) nel biennio 2024-2025. L’obiettivo resta l’avanzo primario al 2,4% del PIL entro il 2029.
Tuttavia, la crescita debole (0,5-0,8%) e la fine dei fondi PNRR rischiano di frenare la ripresa. L’eccessiva prudenza potrebbe trasformarsi in immobilismo economico, mancando una visione d’insieme su industria 5.0, infrastrutture e capitale umano.
CONCLUSIONE E RIFLESSIONI FINALI
La Manovra 2026 rappresenta una scelta di rigore e stabilità, che privilegia l’ordine dei conti pubblici e il sostegno al ceto medio, ma sacrifica in parte la visione strategica a lungo termine.
Pur con i limiti evidenti, l’Italia dimostra coerenza fiscale, stabilità politica e credibilità internazionale. È un punto di partenza solido da cui costruire un futuro di crescita, purché il Paese abbia il coraggio di investire in innovazione, green economy e transizione digitale.