L’età mediana di una popolazione è l’età che divide la popolazione in due metà uguali: metà delle persone ha un’età inferiore e metà superiore a questo valore. Quest’indicatore fornisce un quadro sintetico della struttura per età di una società.
Com’è cambiata l’età mediana in Europa dal secondo Dopoguerra
Dal secondo dopoguerra ad oggi, l’Europa ha attraversato un processo significativo di invecchiamento demografico. Nel 1950, l’età mediana in molti Paesi europei era relativamente bassa (intorno ai 27–28 anni), riflettendo tassi di fertilità elevati e l’effetto demografico del baby boom successivo alla Seconda Guerra Mondiale.
Con il consolidamento dei sistemi sanitari, i progressi medici ed il miglioramento delle condizioni di vita, la mortalità è diminuita e la speranza di vita è aumentata. Allo stesso tempo, i tassi di fertilità hanno conosciuto un calo costante a partire dagli anni ’70, con la maggior parte dei Paesi europei sotto il livello di sostituzione generazionale. Queste dinamiche, insieme ai flussi migratori, hanno fatto sì che l’età mediana tendenzialmente si innalzasse nel tempo.
Entrando nel XXI secolo, il fenomeno è diventato ancora più marcato. Al 1° gennaio 2024, l’età mediana della popolazione dell’Unione Europea era di 44,7 anni. In termini comparativi, all’interno dell’Unione la mediana variava significativamente tra Stati membri: la più bassa si registrava in Irlanda (circa 39,4 anni) e la più alta in Italia (circa 48,7 anni).
L’aumento dell’età mediana di 2,2 anni rispetto al 2014 testimonia la continuità del processo di invecchiamento demografico in quasi tutti i Paesi europei.
Le cause di questi cambiamenti sono molteplici.
Declino delle nascite: i tassi di fecondità sono rimasti sotto il livello di sostituzione in gran parte dell’Europa per decenni, riducendo la percentuale di giovani nella popolazione.
Aumento della speranza di vita: i progressi nella medicina e nel benessere hanno portato ad una maggior proporzione di persone anziane.
Migrazioni: i flussi migratori possono influenzare in modo differenziato la struttura per età, ma non sono sufficienti a compensare completamente la tendenza all’invecchiamento.
Questi cambiamenti demografici profondi riflettono una società con proporzioni sempre maggiori di individui adulti ed anziani ed una diminuzione relativa dei giovani, con importanti implicazioni sociali, economiche e politiche. Tra queste figurano l’aumento della pressione sui sistemi pensionistici e sanitari, nonché la necessità di politiche che favoriscano il sostegno alla natalità, adeguamenti nei mercati del lavoro e strategie di gestione dell’immigrazione per mantenere l’equilibrio demografico e la sostenibilità delle politiche pubbliche.