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Fertilità e tumori: al Gemelli un intervento salva-maternità. Prima trasposizione uterina in Italia

 
Fertilità e tumori: al Gemelli un intervento salva-maternità. Prima trasposizione uterina in Italia
Redazione

Curare un tumore senza rinunciare al futuro. Al Policlinico Gemelli IRCCS di Roma è stata realizzata per la prima volta in Italia una trasposizione uterina in una giovane donna con tumore del retto, consentendole di affrontare chemio-radioterapia e preservare la fertilità. Un traguardo clinico e scientifico che segna una svolta nella medicina oncologica femminile.

Per molte giovani donne, una diagnosi di tumore pelvico non significa solo combattere per la sopravvivenza, ma anche fare i conti con la possibile perdita della fertilità. È proprio su questo confine delicatissimo che si colloca il risultato raggiunto dalla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, primo centro in Italia ad aver eseguito con successo una trasposizione uterina seguita dal riposizionamento dell’utero dopo le terapie oncologiche.

L’intervento è stato effettuato nelle scorse settimane su una giovane paziente affetta da tumore del retto, che doveva sottoporsi a chemio-radioterapia, trattamenti notoriamente in grado di compromettere in modo permanente la funzionalità dell’utero e delle ovaie. Grazie a una tecnica mini-invasiva robotica e a un lavoro multidisciplinare altamente specializzato, la donna ha potuto affrontare cure salvavita senza vedersi negata la possibilità, in futuro, di diventare madre.

Quando curare non basta: il nodo della fertilità

«Curare un tumore può avere un impatto rilevante sulla possibilità di avere figli in futuro», spiega Anna Fagotti, direttrice della UOC di Ginecologia Oncologica del Gemelli e professoressa ordinaria all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Le terapie oncologiche, fondamentali per tumori del retto, dell’ano e del collo dell’utero, possono infatti danneggiare in modo irreversibile gli organi riproduttivi.

Il problema è tutt’altro che marginale: i dati epidemiologici mostrano un aumento annuo del 2,6% dei tumori nelle persone sotto i 40 anni, soprattutto nelle donne, a cui si associa in Europa anche un incremento della mortalità. In questo scenario, la preservazione della fertilità non è più un tema accessorio, ma una componente essenziale della qualità di vita post-guarigione.

Cos’è la trasposizione uterina

La trasposizione uterina consiste nello spostamento temporaneo di utero e ovaie fuori dal campo di irradiazione, proteggendone la funzionalità durante la radioterapia. Nel caso trattato al Gemelli, l’intervento è stato eseguito con tecnica robotica mini-invasiva, riducendo il trauma chirurgico. Terminata la cura oncologica, l’utero è stato riportato nella sua sede naturale e la paziente ha ripreso il normale ciclo mestruale.

Il caso clinico è stato ritenuto di tale rilevanza da essere pubblicato sull’International Journal of Gynecological Cancer, una delle riviste scientifiche di riferimento nel settore.

Un risultato che apre nuove prospettive

«Questo intervento dimostra come le tecniche chirurgiche avanzate e la sinergia multidisciplinare possano offrire alle giovani pazienti oncologiche non solo una prospettiva di guarigione, ma anche un futuro progetto di maternità», sottolinea la professoressa Fagotti. A livello mondiale, la procedura è stata eseguita finora su circa venti donne, e due di loro sono riuscite a portare a termine una gravidanza. Il Gemelli è il primo centro italiano ad aver introdotto questa tecnica.

Il risultato è frutto di un autentico lavoro di squadra che ha coinvolto ginecologi oncologi, radioterapisti e chirurghi generali. Gli interventi sono stati eseguiti da Nicolò Bizzarri, dirigente medico e ricercatore all’Università Cattolica, che sottolinea come la selezione delle pazienti richieda una valutazione estremamente attenta dello stadio tumorale e delle potenzialità riproduttive.

Radioterapia sempre più mirata

Decisivo anche il contributo della chirurgia oncologica mini-invasiva. «La risposta alla radioterapia ci ha permesso di intervenire con una semplice asportazione locale della cicatrice tumorale», spiega Roberto Persiani, direttore della UOC di Chirurgia Oncologica Mini-invasiva del Gemelli, evitando resezioni intestinali più invasive.

La radioterapia moderna gioca un ruolo chiave: «Oggi consente di preservare sempre più gli organi a rischio», evidenzia Maria Antonietta Gambacorta, direttrice del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia Oncologica. Un beneficio che non riguarda solo la fertilità, ma anche la prevenzione della menopausa precoce, con un impatto positivo sulla salute pubblica e sulla sostenibilità del sistema sanitario.

Un’eredità che guarda al futuro

L’intera équipe ha voluto dedicare questo traguardo alla memoria del Giovanni Scambia, figura centrale della ginecologia oncologica italiana e fonte di ispirazione per numerosi progetti di ricerca dedicati alla salute delle donne.

Il Gemelli è oggi tra i pochissimi centri al mondo a offrire questa procedura e sta conducendo uno studio clinico prospettico (DISPLUT trial) per valutarne efficacia, sicurezza e risultati ostetrici. Un passo avanti che trasforma la lotta al tumore in un percorso di cura capace di guardare davvero al futuro.