Se non fossimo in evidente ritardo e Babbo Natale fosse ancora disponibile a ricevere una letterina con l'elenco dei regali, gliene invieremmo una con la sola, pressante preghiera di condurre coloro che hanno in mano le nostre vite (e parliamo delle esigenze elementari di un Paese) di non spararle grosse e di riportare il loro agire nell'alveo della concretezza.
Quella che, tanto per essere chiari, è giusto pretendere dai vertici del Gruppo FS che bene fanno ad avere progetti ed ambizioni, ma che, prima di esportarli all'estero, dovrebbero avere a cuore la soluzione dei problemi che abbiamo in casa, quelli della rete ferroviaria italiana che, quotidianamente o giù di lì, mostra il peggio di sé, a cominciare dai ritardi provocati da disservizi.
Il nostro trasporto ferroviario arranca, ma il Gruppo FS investe sull'estero
Non andando lontano nel tempo, è di appena qualche ora fa la notizia dell'ennesimo guasto alla linea elettrica che ha condizionato il trasporto ferroviario in Emilia-Romagna.
Siamo perfettamente consapevoli che i piatti si preparano con gli ingredienti che si hanno e non quelli che si vorrebbe avere, ma quando la realtà è sconfortante, perché, piuttosto che prenderne atto e prendersela con qualcun altro, non ci si rimbocca le maniche e si comincia a pensare all'oggi?
Invece, con nostra grande sorpresa, piuttosto che scusarsi con chi il treno lo prende - per lavoro o per diletto, poco cambia, a meno che non si faccia del ''mal comune, mezzo gaudio'' un assioma - il Gruppo FS ''spara'' la notizia relativa all'ennesimo squillo di tromba per una, citiamo testualmente, partnership che ''valorizza la liberalizzazione del mercato ferroviario europeo, favorisce l’uso del treno come mezzo di trasporto green, e promuovere il turismo su rotaia''.
Uno a zero e palla al centro.
Di cosa stiamo parlando, a nome di tutti coloro che smadonnano nelle stazioni in attesa di treni che non arrivano, se e quando arrivano?
Del nuovo annuncio all'insegna del trionfalismo che magnifica i futuri risultati dell'alleanza strategica di FS con il fondo americano Certares, con un investimento previsto di un miliardo di euro per supportare le operazioni internazionali del Gruppo per ''lo sviluppo dell'Alta Velocità, con un focus iniziale su Trenitalia France'', con un occhio al mercato francese e britannico.
Bello, anzi bellissimo, ma solo se, con un enorme sforzo di buona volontà, riuscissimo a dimenticare quello che è oggi il servizio dell'Alta velocità in Italia, ma più in generale il trasporto ferroviario.
È, a nostro avviso, restando in ambito francese, come se andassimo a Parigi a proporci per l'haute couture, mentre in Italia camminiamo in canottiere, bermuda e infradito per le vie di Milano, tra corso Buenos Aires e via Montenapoleone.
Ma perché mai meravigliarci...
Noi italiani siamo bravissimi in mille cose, a cominciare dal nasconderci le evidenze, quando ci conviene. Ma, nel contempo, non riusciamo a non nutrire invidia per i clienti di FS all'estero che potranno viaggiare su treni provvisti di connettività wi-fi, di ''comodità del collegamento tra centri città'', di ''un confort maggiore'' e con la ''possibilità di lavorare in modo efficiente durante il viaggio''.
Dobbiamo però essere fiduciosi, sperando che magari i successi in terre lontane portino benefici anche a noi.
A noi che ci accontentiamo di poco: magari viaggiare bene o anche soltanto viaggiare e non passare le nostre ore con gli occhi incollati alla tabella elettronica che, con crudeltà, ci dice a quanto ammonta il ritardo del treno che aspettiamo solo per tornare a casa.