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Ipertensione resistente, svolta al Policlinico di Milano: curata con ultrasuoni di ultima generazione senza farmaci

 
Ipertensione resistente, svolta al Policlinico di Milano: curata con ultrasuoni di ultima generazione senza farmaci
Redazione

Quando i farmaci non bastano più, la tecnologia apre nuove strade. Al Policlinico di Milano trattato con successo un paziente affetto da ipertensione arteriosa resistente grazie a una tecnica mininvasiva a ultrasuoni ad alta frequenza. Un primato tra le strutture pubbliche lombarde che segna un passo avanti decisivo nella lotta alle malattie cardiovascolari.

L’ipertensione arteriosa è uno dei nemici più silenziosi e diffusi della salute pubblica. È il principale fattore di rischio per ictus, infarto e scompenso cardiaco e, se non controllata, può danneggiare in modo irreversibile organi vitali come cuore, reni, occhi e cervello. Nonostante i progressi della farmacologia, esiste una quota significativa di pazienti che non riesce a raggiungere valori pressori adeguati: è la cosiddetta ipertensione resistente, una condizione complessa che richiede soluzioni innovative.

Una risposta concreta arriva dalla Policlinico di Milano, dove per la prima volta in una struttura pubblica lombarda è stata utilizzata una tecnologia di ultima generazione a ultrasuoni ad alta frequenza per trattare un paziente con ipertensione resistente alle terapie farmacologiche. L’intervento è stato eseguito presso la Cardiologia diretta dal Stefano Carugo, confermando l’ospedale come punto di riferimento nell’adozione di terapie avanzate e mininvasive.

Come funziona la nuova procedura

La tecnica utilizzata è quella della ablazione (o denervazione) dell’arteria renale, una procedura mininvasiva che si esegue in anestesia locale. Attraverso l’inserimento di un piccolo catetere a palloncino nell’arteria renale, il sistema rilascia energia a ultrasuoni in modo circolare, a 360 gradi, andando a “calmare” le fibre nervose iperattive coinvolte nella regolazione della pressione arteriosa.

Il risultato è una riduzione di circa l’80% dei nervi renali, con un abbattimento del segnale ipertensivo che dal rene arriva al cervello. Un approccio mirato, rapido ed efficace, che potenzia le tecnologie già disponibili per il trattamento dell’ipertensione senza farmaci, offrendo una nuova opzione terapeutica ai pazienti più complessi.

Quando lo stile di vita e i farmaci non bastano

«Il trattamento dell’ipertensione parte sempre dalla prevenzione – spiega il professor Carugo – con stili di vita sani, attività fisica regolare e una corretta alimentazione povera di sale. Quando questo non è sufficiente, diventa fondamentale l’aderenza alla terapia antipertensiva. Tuttavia, in un numero non trascurabile di pazienti i valori pressori restano fuori controllo».

Si tratta spesso di pazienti giovani o di mezza età, talvolta con obesità o sindrome metabolica, che non rispondono adeguatamente ai farmaci o ne sono intolleranti. «Grazie alle tecnologie innovative oggi disponibili nel nostro ospedale – sottolinea Carugo – possiamo offrire una soluzione efficace proprio a questi pazienti, migliorando il controllo della pressione e riducendo il rischio cardiovascolare».

Un passo avanti per la sanità pubblica

L’introduzione di questa tecnologia al Policlinico di Milano rappresenta molto più di un singolo successo clinico. È il segno di una sanità pubblica capace di innovare, di investire in procedure avanzate e di costruire percorsi di cura personalizzati attraverso un lavoro multidisciplinare che coinvolge cardiologi, internisti e specialisti dell’ipertensione.

In un contesto in cui le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare una delle principali cause di mortalità, poter disporre di opzioni terapeutiche efficaci per l’ipertensione difficile da controllare significa ridurre complicanze, ricoveri e costi sociali, migliorando al tempo stesso la qualità di vita dei pazienti. Un risultato che rafforza il ruolo del Policlinico di Milano come hub di innovazione clinica e riferimento nazionale per la cardiologia interventistica avanzata.