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Dalle nuvole ai supercomputer: la storia delle previsioni del tempo

 
Dalle nuvole ai supercomputer: la storia delle previsioni del tempo
Redazione

Le previsioni del tempo hanno una lunga storia. Tutto è iniziato migliaia di anni fa, quando le persone cercavano di capire il tempo osservando il cielo, il vento e il comportamento degli animali. Già nel 650 a.C., i Babilonesi studiavano le nuvole per capire se sarebbe piovuto. Anche in Cina, intorno al 300 a.C., si usavano i “termini solari” per prevedere i cambiamenti di stagione.

Dalle nuvole ai supercomputer: la storia delle previsioni del tempo

Nel mondo greco, Aristotele scrisse un libro chiamato Meteorologica, dove cercava di spiegare pioggia, vento e nuvole. Anche se alcune idee erano sbagliate, fu un primo passo verso lo studio del meteo. Nei secoli successivi, le persone continuarono a osservare la natura e a cercare segnali per capire che tempo avrebbe fatto.

Il cambiamento vero arrivò nel 1600 con l’invenzione degli strumenti scientifici: il barometro per misurare la pressione dell’aria, il termometro per la temperatura, l’igrometro per l’umidità. Nell’Ottocento, grazie al telegrafo, si potevano inviare dati meteo da una città all’altra in poco tempo. Così nacquero le prime vere previsioni su scala nazionale.

Nel 1854, in Inghilterra, nacque il Met Office, uno dei primi centri meteo ufficiali. Da lì in poi, lo studio del tempo è diventato sempre più scientifico. Nel Novecento, lo scienziato Lewis Fry Richardson immaginò di usare formule matematiche per calcolare il tempo futuro. L’idea era buona, ma troppo lenta per l’epoca. Con l’arrivo dei computer, però, è diventata realtà.

Oggi, le previsioni meteo si basano su una grande quantità di dati raccolti da satelliti, boe oceaniche, radar e stazioni a terra. Questi dati vengono usati da modelli matematici che simulano il comportamento dell’atmosfera. Negli ultimi anni, anche l’intelligenza artificiale sta aiutando a migliorare le previsioni.

Ma quanto ci si può fidare delle previsioni? Quelle a un giorno sono molto precise: corrette nel 90% dei casi. A 5 giorni, la precisione scende ma resta alta, attorno all’85-90%. A 7 giorni, l’affidabilità cala all’80%. Oltre i 10 giorni, però, le previsioni diventano poco sicure, con una precisione inferiore al 50%.

Questo accade perché l’atmosfera è un sistema molto complesso e anche piccoli errori iniziali possono cambiare il risultato finale. In più, in alcune zone del mondo mancano ancora dati sufficienti.

In futuro, con modelli più precisi, più dati disponibili e l’uso dell’intelligenza artificiale, le previsioni miglioreranno ancora. Ma è importante sapere che, per quanto avanzata, la meteorologia non può ancora dare certezze assolute. Le previsioni ci aiutano a prepararci, ma il margine d’errore esisterà sempre.