C'è stato chi s'è preso la briga di prendere le schede di ciascuno di loro - ma si sa che, vista la stazza e la dieta quotidiana da migliaia di calorie, il peso può variare facilmente - e alla fine se n'è uscito con un totale di sei tonnellate. Non di materiale, non di attrezzi, ma di carne (tanta) e muscoli (più di quel che si immagina), mischiati ad una agilità. Quella necessaria per contrastare l'avversario, cercando di buttarlo fuori dal dojo, il recinto circolare.
La Royal Albert Hall: dai grandi concerti ai lottatori di sumo
Stiamo parlando di chi sta partecipando, in questi giorni, al torneo sumo ospitato a Londra, nell'austera sede della Royal Albert Hall, dalla caratteristica forma circolare, sormontata da una cupola entrata a fare parte del panorama degli edifici cool di Londra.
Nel tempo, l'album della Royal Albert Hall si è arricchito di centinaia di nomi, tra gruppi e solisti, che vi si sono esibiti. Sperando che gli esclusi non se la prendano a male, bisogna ricordare, in ordine sparso, tra i solisti Bob Dylan, Duke Ellington, Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Elton John, Adele, Paul McCartney, Jimi Hendrix, Frank Zappa, Eric Clapton; tra i gruppi, e qui c'è l'imbarazzo della scelta, The Who, Creedence Clearwater Revival, Led Zeppelin, Cream, Emerson Lake & Palmer, Dire Straits, R.E.M., Pink Floyd. E sul palco sono saliti anche artisti italiani, dalla Premiata Forneria Marconi, a Peppino di Capri, Umberto Tozzi, Claudio Baglioni, Laura Pausini, Luciano Ligabue e Il Volo.
Ma ora è la volta del sumo che, come i concerti, necessita di una accurata preparazione, ma che in questo caso è quasi un rito, rispettando tempi e movenze che fanno parte della storia ultramillenaria di qualcosa che, solo se si guarda al suo aspetto agonistico, è uno sport, vivendo di competizione, ma è anche e soprattutto rispetto della tradizionale.
La grande arena londinese ospita una tappa Grand Sumo Tournament, con la partecipazione di quaranta lottatori, tutti di stazza ragguardevole, volati a Londra dal Giappone, dove sono considerati quasi semidei, che, quando si ritirano, sono onorati non come atleti, ma come simbolo di una civiltà antichissima.
Tutto qui, si sta chiedendo forse qualcuno?
Non esattamente perché un conto è dire: ok, organizziamo; un altro è pensare alle difficoltà da affrontare perché si parla di giganti che comunque si muovono come ballerini, con ai piedi gli zori (che da questo lato del mondo chiamiamo infradito) come quando si sono visti in giro per Londra, indossando kimono oppure quando hanno fatto le foto di rito davanti a Buckingham Palace.
E questi giganti gentili non è che possono sedersi su una comune sedia, perché alcuni di questi loro pesano fino a 200 chilogrammi, non sempre ''spalmati'' su altezze notevoli.
E non solo questo, perché i rikishi - come sono chiamati - sono uomini come gli altri, con esigenze come gli altri. Come andare in bagno. Cosa che ha costretto Matthew Todd, il direttore della programmazione della Royal Albert Hall, a ricalibrare i servizi igienici: "Sono quelli che sono avvitati nel muro che sono i più impegnativi", ha spiegato.
E poi ci sono altri aspetti di tipo organizzativo, come trovare una formula per assicurare gli spettatori che stanno sotto il dojo, con il rischio di vedersi arrivare addosso un gigante. sollevato e scagliato in aria da un altro lottatore ''extralarge''.
E vogliamo parlare del ''terreno di gara''?
Il dojo, di forma circolare, è cosparso di argilla e terra pestata ed è stato sormontato, a somiglianza di quelli in Giappone, da un tetto sospeso di legno del peso di sei tonnellate, costruito appositamente per l'occasione.
A curare la preparazione del dojo sono gli yobidashi, che lavorano a tempo pieno per la Japan Sumo Association, e sono apprezzati quasi fossero restauratori. Vederli distribuire l'argilla, usare dei rastrelli per compattarla, misurare, al millimetro il diametro, indossando rigorosamente della mascherine e muovendosi in perfetta sincronia, è esso stesso uno spettacolo.
L'Associazione Sumo non ha portato solo il proprio personale di supporto per realizzare le balle di paglia che circondano l'anello (insieme ad una scorta di paglia per riparare eventuali danni). Ha anche fatto arrivare dal Giappone un congruo numero di bottiglie di birra vuote che sono tradizionalmente utilizzate come strumenti per battere le balle di paglia per condurle alla forma della tradizione.