La guerra commerciale che Donald Trump ha aperto contro il Canada, accompagnata dalla minaccia di farne il 51/mo Stato dell'Unione, ha spezzato una amicizia che andava avanti da un paio di secoli tra i due Paesi, a causa della ribellione degli abitanti del Grande Nord agli atteggiamenti aggressivi, quanto inattesi, della Casa Bianca.
Tariffe e minacce di annessione spingono i canadesi a ripudiare l'amicizia con gli Stati Uniti
Ma le conseguenze di questo cambio di rotta radicale, deciso da Trump, non hanno colpito solo l'economia canadese, facendone sentire gli effetti anche a sud del lunghissimo confine. Come conferma il ceo di una importante distilleria della Virginia che ha dovuto fare i conti con una realtà cui non aveva mai pensato: in Canada le sue vendite di whisky single malt americano sono crollate, mandando all'aria le sue speranze di triplicare l'attività. con una sintesi efficace, ha detto che era ''quasi come se all'improvviso il whisky non avesse un buon sapore a causa della sua provenienza".
Chi ha la responsabilità di questa crisi? Per i titolari della distilleria, la colpa non è certo loro, ma della politica.
Ma il mutamento di atteggiamento da parte dei canadesi non si limita al fatto che alcuni prodotti americani non vengono proprio più importati, quanto che non solo si rifiutano di bere o comprare liquori ''made in Usa'', quando decidono di non visitare gli Stati Uniti, infliggendo un duro colpo a innumerevoli resort e aziende di viaggio che un tempo facevano affidamento su un flusso costante di visitatori canadesi.
Basti pensare al business del golf negli Stati Uniti dove alcuni campi sono ora disertati dai canadesi che, prima della guerra scatenata da Trump, costituivano il 70% dei giocatori.
I visitatori canadesi via terra negli Stati Uniti sono diminuiti del 31% quest'anno fino alla fine di settembre, secondo i dati più recenti di Statistics Canada. I viaggi aerei dei canadesi sono diminuiti del 13%.
Il Bluff Point Golf Resort, che si trova a sud di Montreal, a poco meno di un'ora di auto, al mancato arrivo di canadesi ha dovuto rispondere tagliando i costi, limitando l'impiego dei dipendenti.
le ore e il personale del suo personale addetto alle pulizie.
"La cosa difficile per noi - dice il management del campo - è che non abbiamo fatto niente. Abbiamo lavorato duramente per far crescere la nostra attività e attirare le persone che vogliono attraversare il confine. I canadesi non sono contenti. Non è politica economica. Sono queste cose offensive dette sul loro Paese".
Anche sul versante del Pacifico del confine si respira la stessa aria. I canadesi, che tradizionalmente andavano in gran numero negli Stati Uniti, ora sono molti di meno. Come attestano dal calo dei passeggeri dei traghetti che collegano Vancouver a Seattle, scesi del 30 per cento. Con prospettive poco incoraggianti.
A determinare questa situazione non è tanto il tasso di cambio, quanto la minaccia di Trump di fare del Canada il 51° Stato degli Usa. Quindi, si sono detti canadesi, se le cose stanno così e ho una scelta, la mia è quello di non viaggiare negli Stati Uniti.
I dirigenti affermano che un altro fattore alla base del calo dei visitatori canadesi sono le preoccupazioni per l'aggressiva applicazione delle frontiere da parte dell'amministrazione Trump, con i canadesi che hanno cominciato a pensare che fosse rischioso attraversare il confine, temendo di essere trattenuti dalla polizia di frontiera o che i loro dispositivi elettronici controllati.
La controprova del sentimento dei canadesi verso gli Stati Uniti arriverà tra poche settimane.
L'inverno è la stagione che vede molti canadesi trasferirsi temporaneamente negli Stati ''caldi'' degli Usa - Texas, Florida e Arizona - che scopriranno se i visitatori canadesi da cui dipendono si presenteranno.
Le esportazioni di alcolici americani in Canada sono crollate dell'85% nel secondo trimestre, secondo il Distilled Spirits Council of the United States (DISCUS).
La buona notizia è che le minacce commerciali tra Ottawa e Washington si sono un po' attenuate negli ultimi mesi.
Durante un incontro nello Studio Ovale la scorsa settimana con il primo ministro canadese Mark Carney, Trump ha scherzato su una "fusione" dei due paesi, ma ha anche elogiato il suo omologo come un "leader di livello mondiale".