• Non è solo luce e gas, è l'energia di casa tua.
  • Un museo. Quattro Sedi. IntesaSanPaolo
  • La piattaforma di wealth planning
  • Italpress Agenzia di stampa

Nel silenzio dei Quaccheri: i giovani riscoprono la spiritualità che parla senza parole

 
Nel silenzio dei Quaccheri: i giovani riscoprono la spiritualità che parla senza parole
Redazione

Sempre più giovani adulti si avvicinano al culto silenzioso della Religious Society of Friends per ritrovare pace interiore e autenticità in un mondo dominato dal rumore.

Il richiamo del silenzio

Nella storica Arch Street Meeting House di Philadelphia, ogni domenica mattina decine di giovani adulti si riuniscono in una grande sala luminosa. Non ci sono prediche, cori o altari. Solo sedie disposte in cerchio e un lungo, denso silenzio.
È il rito dei Quaccheri, o Religious Society of Friends, una comunità spirituale nata nel Seicento in Inghilterra e fondata su valori di semplicità, uguaglianza e pace. Un culto che oggi, paradossalmente, trova nuova linfa proprio tra le generazioni cresciute nell’epoca della connessione continua.

«Sembra diverso perché è così semplice. È pensato per farti sentire che il tuo mondo interiore conta quanto lo spazio che ti circonda», racconta una giovane artista che da mesi partecipa agli incontri. Parole che sintetizzano un bisogno diffuso: quello di trovare silenzio in un mondo che non smette mai di parlare.

Una spiritualità contro il rumore del mondo

Le nuove generazioni, spesso sovraccariche di stimoli, social e notifiche, trovano nel culto quacchero un’alternativa radicale alla frenesia.
Durante le riunioni non esiste una liturgia rigida: chiunque, se sente l’urgenza di condividere un pensiero, può alzarsi e parlare. Gli altri ascoltano in silenzio, con rispetto e attenzione. Non c’è gerarchia, né predicatore, né dogma.
Il centro di tutto è l’esperienza diretta dell’interiorità, che diventa mezzo per riconnettersi con sé stessi e con gli altri.

Questo modello, libero e inclusivo, affascina molti giovani che non si identificano nelle religioni tradizionali, ma cercano una dimensione spirituale autentica, non mediata da rituali o autorità.

I valori che attraggono le nuove generazioni

Dietro il silenzio c’è una storia di impegno e giustizia sociale.
I Quaccheri furono tra i primi movimenti religiosi a sostenere l’abolizione della schiavitù, la parità di genere e la pace tra i popoli. Oggi molti giovani trovano in questi ideali un terreno di coerenza e attualità: una fede che non si limita alla preghiera, ma si traduce in azione.

Semplicità, pace, integrità, comunità, uguaglianza e servizio: sono i principi che guidano la Religious Society of Friends e che i giovani reinterpretano come strumenti per costruire un futuro più sostenibile e umano.

L’Arch Street Meeting House, rifugio urbano del silenzio

Costruita agli inizi dell’Ottocento su un terreno donato da William Penn, fondatore della Pennsylvania, la Arch Street Meeting House è oggi uno dei luoghi simbolo del movimento quacchero.
Da qualche decina di partecipanti è passata ad accogliere oltre cento persone a settimana, molti dei quali ventenni e trentenni in cerca di un luogo dove potersi “disconnettere per davvero”.
Per molti, sedersi in silenzio accanto a sconosciuti è un modo per riconnettersi con qualcosa di più grande: non un Dio lontano, ma una presenza che si manifesta nell’ascolto e nella condivisione.

Il silenzio come forma di resistenza

In un mondo che premia l’apparire e la velocità, scegliere il silenzio è un atto controcorrente.
Non un ritiro dal mondo, ma una pratica di consapevolezza e di equilibrio.
Molti giovani che frequentano i Meeting quaccheri descrivono l’esperienza come una sorta di “cura collettiva”, un modo per ritrovare il contatto con sé stessi, per smettere di reagire e iniziare ad ascoltare.

Un nuovo modo di credere

La riscoperta del culto silenzioso dei Quaccheri rappresenta molto più di una moda spirituale.
È il segnale di una generazione che non rifiuta la fede, ma la reinventa: più libera, più orizzontale, più attenta al benessere mentale e alla responsabilità sociale.
Nel silenzio condiviso, questi giovani trovano un linguaggio universale — quello dell’ascolto — capace di restituire senso e presenza in un mondo che spesso, pur gridando, non comunica.