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Sentire meglio, vivere meglio. Il ruolo dell’audioprotesista nella cura dell’udito

 
Sentire meglio, vivere meglio. Il ruolo dell’audioprotesista nella cura dell’udito
di Caterina Del Principe

Tra scienza, empatia e tecnologia. Un viaggio nella professione sanitaria che riporta le persone a sentire

C’è un momento in cui chi ha smesso di sentire bene ritrova la propria voce, quella degli altri, il suono del mondo che lo circonda. Dietro quell’istante di meraviglia c’è un professionista altamente qualificato, l’audioprotesista, figura sanitaria che unisce competenza scientifica, sensibilità umana e padronanza tecnologica per restituire il bene prezioso dell’ascolto.

Spesso poco conosciuto, questo professionista è in realtà il perno del percorso di riabilitazione uditiva. Non si limita a fornire un apparecchio acustico, ma accompagna il paziente dalla diagnosi al pieno reinserimento nella vita sociale e lavorativa. Lavora in sinergia con il medico otorinolaringoiatra, ma con un ruolo distinto: valuta la funzionalità dell’udito, individua la soluzione più adatta, la personalizza e ne monitora l’efficacia nel tempo.

È un mestiere che richiede rigore tecnico, empatia e capacità di comunicazione. Perché la perdita uditiva non è solo una condizione medica, ma un’esperienza che tocca la sfera sociale ed emotiva. In questo contesto, l’audioprotesista diventa il ponte tra tecnologia e persona, trasformando la scienza in benessere e qualità di vita.

L’audioprotesista tra sanità e innovazione

A raccontare come sta evolvendo questa professione e quale ruolo riveste oggi nel sistema sanitario italiano è Dario Ruggeri, segretario nazionale FIA (Federazione Italiana Audioprotesisti), ANA (Associazione Italiana Audioprotesisti) e ANAP (Associazione Italiana Audioprotesisti Professionali), tre tra i pesi massimi del comparto nazionale.

Lo incontriamo in occasione del XXI Congresso FIA, che si apre a Rimini dal 31 ottobre al 2 novembre 2025: l’appuntamento annuale più importante per il mondo dell’audioprotesi, in cui si confronteranno oltre mille professionisti e saranno presentate le più recenti innovazioni tecnologiche e scientifiche del settore.

Ruggeri sottolinea che «l’Italia ha ormai colmato gran parte del divario rispetto ai principali Paesi europei in termini di consapevolezza e adozione di soluzioni uditive». A trainare questa evoluzione è proprio la sinergia tra tecnologia e supporto umano, il binomio che definisce il successo di ogni percorso riabilitativo.

I dati EuroTrak 2025: soddisfazione e impatto sulla vita

I nuovi dati EuroTrak 2025, indagini periodiche europee sull’uso, la soddisfazione e la percezione degli apparecchi acustici, presentati al Congresso FIA, fotografano una realtà incoraggiante: «L’87% dei portatori di apparecchi acustici ritiene che il proprio dispositivo funzioni come previsto o addirittura meglio, e oltre l’80% si dice soddisfatto del servizio ricevuto dal proprio audioprotesista».

Ma il dato più significativo riguarda l’impatto sulla vita quotidiana: «Il 96% degli utilizzatori dichiara di aver riscontrato benefici tangibili sul lavoro, con maggiore produttività e partecipazione. Due persone su tre, inoltre, si pentono di non aver intrapreso prima il percorso di cura».

Un segnale che mostra quanto la riabilitazione uditiva sia una leva di benessere e inclusione, non un semplice intervento tecnico.

Una professione con futuro, formazione e occupazione

Oggi, quella dell’audioprotesista è una professione di grande futuro. Ruggeri spiega: «È un percorso di studi altamente specializzante, raggiungibile in Italia con una laurea triennale in Tecniche Audioprotesiche, e un tasso di disoccupazione prossimo allo zero. L’80% dei laureati trova lavoro entro un anno dal termine degli studi».

Cresce infatti la domanda di giovani formati, alimentata dal progressivo invecchiamento della popolazione e dall’aumento dei casi di ipoacusia, che in Italia interessano già oltre sette milioni di persone. «L’audioprotesista può lavorare in ambito pubblico, privato o come libero professionista, ma il denominatore comune è sempre uno: unire scienza, empatia e innovazione per migliorare la vita delle persone».

Le nuove misure. LEA aggiornati e test dell’udito per la patente

Negli ultimi mesi, due misure hanno segnato un passaggio importante verso una maggiore attenzione istituzionale al tema: l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e l’introduzione del test strumentale dell’udito per il rinnovo della patente di guida.

«Il nuovo nomenclatore tariffario, atteso da otto anni, rappresenta un grande passo avanti», spiega Ruggeri. «Garantisce uniformità nell’erogazione dei dispositivi e consente al paziente di accedere alle migliori soluzioni rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale. Allo stesso modo, l’introduzione del test dell’udito tra le visite mediche per l’ottenimento della patente di guida segna una svolta culturale, rafforza la prevenzione e riconosce all’udito un ruolo centrale nella sicurezza e nella salute pubblica».

Una decisione ancora più significativa se si tiene presente che, secondo EuroTrak, l'80% di chi ha un calo uditivo si sente più sicuro alla guida grazie all’uso di dispositivi acustici.

Dalla cura alla prevenzione, cambiare la cultura dell’udito

Secondo Ruggeri, queste novità spostano l’attenzione da una logica “riparativa” a una visione proattiva e preventiva, orientata alla diagnosi precoce e alla riduzione dell’isolamento sociale. «Finalmente», conclude, «l’udito entra a pieno titolo tra le priorità di salute collettiva; sentire bene significa partecipare meglio alla vita quotidiana, lavorativa e sociale».

Tuttavia, nonostante i progressi tecnologici e sanitari, lo stigma resta un ostacolo importante. Troppo spesso il calo uditivo viene associato alla fragilità. Molti pazienti, pur riconoscendo le proprie difficoltà, esitano a rivolgersi a un centro specializzato.

Eppure, i dati EuroTrak 2025 parlano chiaro: il 97% degli utenti afferma che l’uso di apparecchi acustici migliora la qualità della vita, e che l’intervento precoce previene l’isolamento sociale e il decadimento cognitivo. Otto persone su dieci riferiscono relazioni più armoniose e una comunicazione più fluida nelle sfere familiare e sociale; il 77% degli intervistati dichiara di percepire una maggiore serenità mentale grazie ai dispositivi; il 94% di chi possiede un dispositivo lo usa regolarmente.

La missione dell’audioprotesista è anche questa: educare, informare, abbattere i pregiudizi.

Ascoltare in sicurezza, la prevenzione come stile di vita

Al di là del trattamento, la prevenzione resta fondamentale. Prendersi cura dell’udito significa non solo intervenire quando si manifesta un calo, ma agire prima che i danni diventino irreversibili.

Secondo gli esperti, basterebbero controlli periodici e maggiore attenzione ai comportamenti quotidiani per ridurre in modo significativo l’incidenza dei disturbi uditivi. Rumore eccessivo, uso prolungato di cuffie ad alto volume, esposizione a suoni intensi sul lavoro o nel tempo libero: sono fattori di rischio spesso sottovalutati, ma nel lungo periodo possono compromettere l’udito in modo permanente.

Per questo, i professionisti del settore promuovono campagne di sensibilizzazione sull’ascolto sicuro e invitano a sottoporsi a test dell’udito annuali già a partire dai 50 anni, o prima, in presenza di sintomi come difficoltà nel seguire le conversazioni o bisogno di alzare il volume di TV e dispositivi.

La prevenzione uditiva è una questione di cultura: ascoltare in sicurezza significa proteggere la propria salute e preservare la qualità della vita nel tempo.

Nella foto: Dario Ruggeri, segretario FIA, ANA, ANAP