All’Italia di oggi manca uno scrittore, un regista, un intellettuale, un poeta. Il suo nome è Pier Paolo Pasolini, ucciso la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, vicino Roma. Aveva 53 anni. Il suo corpo fu trovato con segni evidenti di violenza: era stato picchiato e investito più volte con la sua auto. Subito dopo, un ragazzo di 17 anni, Giuseppe Pino Pelosi, confessò il delitto. Fu condannato nel 1976.
Pasolini, 50 anni dopo
Ma da subito emersero molti dubbi. Nella sentenza si parlò anche di altri soggetti ignoti e negli anni successivi molti storici, giornalisti e intellettuali hanno messo in discussione la verità ufficiale. Forse ha ragione chi ha sostenuto che fu Pasolini stesso a scegliere l’esito della sua vita, andando coscientemente incontro alla morte.
Pasolini non era solo uno scrittore e regista. Era un pensatore libero, spesso critico verso la società, il potere ed i cambiamenti culturali del suo tempo. Ha raccontato le periferie, le persone ai margini, la trasformazione dell’Italia del dopoguerra. Per questo, anche cinquant’anni dopo la sua morte, è ancora una figura centrale nella cultura italiana. Pasolini è ancora oggi una figura viva nel dibattito culturale. Le sue parole, i suoi film ed i suoi articoli parlano di temi attuali: il rapporto tra cultura e potere, il ruolo dei media, le disuguaglianze sociali. Il mistero sulla sua morte rende ancora più forte l’interesse per la sua figura. Alcuni critici dicono che la scuola italiana parla poco del suo omicidio e del contesto in cui è avvenuto, concentrandosi solo sulla sua opera artistica.
Nel 2025, molte iniziative celebrano il cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. A Roma, la rassegna PPP Visionario propone oltre cento eventi: proiezioni, spettacoli, concerti e incontri in vari quartieri, soprattutto quelli popolari e periferici, luoghi legati alla vita e all’opera di Pasolini.
A Ostia, il Teatro del Lido ha ospitato il convegno nazionale Un poeta che non muore, organizzato dal Centro Studi Pasolini di Casarsa, con il supporto del Ministero della Cultura e delle istituzioni locali. All’evento hanno partecipato anche studenti, per avvicinare le nuove generazioni a questo autore e al suo pensiero.
Ricordare Pasolini oggi significa non solo onorare un grande artista, ma anche riflettere sull’Italia di ieri e su quella di oggi. I suoi scritti aiutano a capire meglio le trasformazioni sociali, culturali e politiche del nostro Paese. Cinquant’anni dopo, la sua voce continua a farci domande importanti.