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Infobesity, l'epidemia silenziosa

 
Infobesity, l'epidemia silenziosa
Redazione

L'hanno definita ''infobesity'': è la nostra sete continua di notizie da prendere sulla rete, da compulsare in modo ossessivo, e, come si fa con il cibo che si mangia anche ad orari strani, non ci preoccupiamo di ultra-elaborati, favorendone la diffusione, nel tamtam che corre sui social.

Infobesity, l'epidemia silenziosa

Si potrebbe dire che un esempio di questo modo di pensare il proprio rapporto con le informazioni sia il libro ''The Glucose Revolution'', della biochimica francese Jesie Inchauspé, che ha voluto mettere a parte dei lettori del suo modo di vivere, dopo che, a 19 anni, rimase seriamente ferita in un incidente.

Inchauspé ha condotto ricerche sugli effetti del glucosio sull'organismo con un'enorme quantità di dati ottenuti dalle misurazioni della glicemia dopo l'assunzione di diversi alimenti, combinati in modi diversi o consumati in diversi momenti della giornata e in diversi stati emotivi. Il suo libro-manuale è stato tradotto in 41 lingue, ma il successo non finisce qui. L'autore ha creato una comunità digitale globale grazie ai social network. Il suo account Instagram sta per superare i sei milioni di follower con i quali condivide nuove scoperte sul cibo e sul modo migliore per incorporarli nella dieta in modo che organi, tessuti e sistemi del nostro corpo non si infiammino. Insomma, una massa enorme di persone che attingono alla sua filosofia in modo quasi acritico, fidandosi di lei.

Allora ecco che, mentre nutriamo il nostro corpo seguendo diete antinfiammatorie, riempiendo la dispensa di noci, broccoli e omega 3, non ci siamo accorti che un altro disturbo, anche esso ''infiammatorio'', si è insinuato nelle nostre vite e non l'abbiamo visto arrivare.

E' cosiddetta "infobesità", una nuova malattia sociale caratterizzata dalla saturazione degli spazi in cui ci si informa e dall'eccesso di canali, trascorrendo la vita leggendo innumerevoli pagine web, guardando tutto ciò che ci arriva attraverso i social network e canali di messaggistica. Non riusciamo a stare al passo con così tante notifiche o ad aprire quelle newsletter che abbiamo trovato interessanti quando ci siamo iscritti. Corriamo da un canale all'altro bruciando l'attenzione e il tempo senza che ciò ci dia la sensazione di essere più informati.
Al contrario. Troppe informazioni uccidono le informazioni.

Siamo la merce di un'industria che cerca la nostra attenzione ad ogni costo e viviamo saturi di stimoli. E una società satura non contrasta, non filtra e non approfondisce, limitandosi a recepire, narcotizzando la capacità di analisi e critica.
Come reagire a questo fenomeno, che rischia di travolgerci se non riusciremo a prevenirlo?

Basterebbe comportarci, davanti alle notizie, come facciamo con il cibo, ponendo dei limiti al nostro regime di informazione.
Già, ma come? Limitare, ad esempio, le notifiche sui nostri cellulari, definire il tempo che vogliamo dedicare all'informazione o all'intrattenimento. Tutto questo cercando cibo ''buono'' per la mente: un buon libro, un reportage, un documentario.
Difficile? Comunque, perché non provarci?