Secondo l’ultimo rapporto del CENSIS, in Italia si consolida un’ombra di sfiducia verso la democrazia tradizionale: circa il 30% degli intervistati ritiene che oggi i regimi autocratici siano più adatti a governare. Questo dato, per quanto non rappresenti una maggioranza, assume un valore simbolico rilevante in un contesto di crisi, di sfiducia nelle istituzioni e di sbandamento sociale.
Un terzo degli italiani trova più adatti al governo regimi autoritari
Il quadro delineato è quello di un Paese stanco, impoverito e disilluso: la ricchezza reale delle famiglie - soprattutto del ceto medio - continua a diminuire, mentre cresce l’insicurezza economica e sociale. Questa condizione di precarietà sembra alimentare una nostalgia dell’ordine forte, impersonato da leadership forti, capaci di decisioni rapide e - per molti - rassicuranti.
Parte di questa sfiducia si traduce anche in un rigetto verso la politica tradizionale: il 72% degli italiani, secondo il rapporto, non crede più ai partiti, ai leader politici o al Parlamento e il 63% ritiene che si sia spenta ogni possibilità di un sogno collettivo in cui riconoscersi. Parallelamente, si consolida un sentimento di scetticismo verso le istituzioni sovranazionali: per il 62% degli intervistati l’Unione Europea non ha un ruolo decisivo nelle dinamiche globali e il 53% la vede destinata a una marginalità in un mondo dominato dalla forza e non dai principi.
La fragilità economica delle famiglie si accompagna ad una crescente paura per il futuro. Il Paese in bilico: da un lato con il timore di perdere welfare e certezze economiche, dall’altro alla ricerca di soluzioni - anche autoritarie - che garantiscano ordine, protezione, stabilità. In questo contesto di età selvaggia, del ferro e del fuoco come la definisce lo stesso CENSIS, cresce il rischio che le risposte popolari privilegino la forza e la leadership autoritaria anziché la partecipazione, la rappresentanza e i diritti.
Se da un lato il dato del 30% non significa che la maggioranza voglia un regime, dall’altro indica un malcontento che non può essere ignorato. È un segnale di allarme su una disillusione profonda nei confronti del modello democratico attuale, che rischia di tradursi in instabilità o peggioramento del tessuto sociale. Occorre - come suggerisce anche il CENSIS - una politica ibrida: meno astratta, più concreta, vicina alle dinamiche reali della società, capace di ricostruire senso di comunità, fiducia e futuro comune.