L'attuale scenario economico globale presenta una duplice faccia: da un lato, i mercati registrano una crescita che alimenta un'apparente euforia; dall'altro, un'analisi più approfondita degli asset e dei contesti macroeconomici rivela un quadro ben più complesso. Nonostante le apparenze positive, gli esperti avvertono che "non è tutto oro quel che luccica". Questa antica metafora si rivela oggi sorprendentemente attuale, soprattutto alla luce del recente e significativo movimento dell'oro, un indicatore che, lungi dal rappresentare un mero trofeo finanziario, potrebbe celare dinamiche economiche e geopolitiche meno rassicuranti di quanto si tenda a credere.
L'ORO COME SISMOGRAFO ECONOMICO
L'oro agisce come un "sismografo" dell'economia globale, rilevando i cambiamenti ben prima che siano evidenti. Non reagisce semplicemente alle notizie, ma le anticipa. Un esempio chiaro è il 2019, quando il prezzo dell'oro ha iniziato un'ascesa inarrestabile, aumentando del 50 per cento in un solo anno. Questo accadde a metà del 2019, mesi prima della crisi del mercato repo (un sistema dove le banche si prestano denaro a breve termine) e prima che le banche centrali iniziassero a stampare trilioni di dollari nel 2020 per affrontare la pandemia. Era come se l'oro "sapesse" in anticipo cosa stava per succedere. Ancor più sorprendente, l'oro ha raggiunto il suo massimo nell'agosto 2020, molto prima che l'inflazione (l'aumento generale dei prezzi) esplodesse nel 2021. L'oro aveva già agito, anticipando l'andamento economico.
La domanda cruciale è: se in passato l'oro ha preannunciato la più grande iniezione di denaro nella storia, cosa sta indicando adesso con un rialzo quasi doppio rispetto a quello del 2019? La risposta potrebbe celare scenari preoccupanti.
CHI STA COMPRANDO ORO? IL RUOLO DELLE BANCHE CENTRALI
L'attuale impennata del prezzo dell'oro non è guidata da singoli investitori o grandi fondi di Wall Street. I principali acquirenti sono le banche centrali, cioè le istituzioni che stampano il denaro. Per la prima volta da decenni, le riserve auree delle banche centrali superano i loro investimenti in titoli di stato americani. Questo "cambio storico" è molto significativo: suggerisce che le banche centrali preferiscono un bene fisico come l'oro al debito della principale superpotenza mondiale. Sembra che stiano abbandonando silenziosamente un sistema che loro stesse hanno contribuito a creare, forse perché possiedono informazioni riservate o hanno perso fiducia nelle certezze finanziarie passate.
L'ORO: NON UNA FUGA DALLA PAURA, MA UN SEGNALE DI CRISI
Molti potrebbero pensare che l'acquisto di oro sia una reazione tipica alla paura, una "fuga verso la sicurezza". Tuttavia, un'analisi più attenta rivela il contrario. Se fosse così, si vedrebbe una vendita massiccia di asset rischiosi come azioni, Bitcoin e immobili. Invece, il Bitcoin e i principali indici azionari come S&P 500 e NASDAQ hanno raggiunto massimi storici, così come i prezzi delle case. Questo significa che gli investitori non stanno fuggendo dagli asset rischiosi. Al contrario, stanno vendendo titoli di stato, che tradizionalmente sono considerati il bene rifugio per eccellenza.
Dunque, se non è paura, cosa sta segnalando l'oro e perché è così importante? La risposta è che siamo di fronte a una potenziale "bomba a orologeria": la crisi globale del debito pubblico.
LA CRISI DEL DEBITO PUBBLICO E LE TRE VIE D'USCITA
Le crisi finanziarie degli ultimi decenni sono state gestite come un "gioco a scaricabarile", con il peso che veniva passato di volta in volta a un altro attore. Nel 1998, le grandi banche salvarono un fondo speculativo. Nel 2008, furono le banche a crollare, e i contribuenti pagarono con salvataggi miliardari. Nel 2020, l'intera economia era a rischio, e furono i governi a indebitarsi massicciamente, stampando denaro senza precedenti insieme alle banche centrali. Ogni volta, però, il problema è diventato più grande.
Oggi, i governi sono al limite, con debiti così elevati da essere matematicamente irripagabili. I cittadini non possono essere spremuti oltre con nuove tasse e tagli ai servizi. L'unica entità rimasta con il potere di intervenire sono ancora le banche centrali. Loro sanno che la crisi è inevitabile e che prima o poi ne subiranno le conseguenze. Per questo stanno accumulando oro.
Come si esce da questa situazione? La storia offre tre strade, ma due sono quasi impraticabili:
Austerità: implica tagli drastici alla spesa pubblica (pensioni, stipendi, ospedali, scuole) e aumenti delle tasse. L'esperienza della Grecia dopo il 2010 ha mostrato le conseguenze sociali: proteste, disoccupazione e perdita di fiducia. Nessun politico rischierebbe il proprio mandato con una scelta così impopolare. Questa strada è bloccata.
Crescita economica esplosiva: consisterebbe in una crescita talmente forte da rendere il debito pubblico proporzionalmente gestibile, come avvenne negli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, oggi una crescita così rapida richiederebbe un "miracolo tecnologico" (come un impatto trasformativo dell'intelligenza artificiale). Con le attuali tasse, la burocrazia e le tensioni geopolitiche, una crescita di questa portata è una possibilità remota. Anche questa strada è estremamente difficile.
Stampare denaro: se non si possono tagliare le spese o generare più ricchezza, l'unica opzione è creare nuovo denaro. Questo significa stampare banconote per coprire debiti, stipendi e bollette. Il problema è che un eccesso di denaro in circolazione ne diminuisce il valore: i soldi valgono meno, il potere d'acquisto si riduce e i prezzi aumentano. Le banche centrali useranno questo metodo per aiutare i governi a gestire i debiti, creando denaro dal nulla. Questo non elimina il debito, ma ne svaluta il valore, attuando un "furto silenzioso e invisibile" ai danni dei risparmi. Sembra che questa sia l'unica strada che stiamo percorrendo.
LE CONSEGUENZE PER GLI INVESTITORI
Per le ragioni appena descritte, le banche centrali, consapevoli di questo scenario, stanno comprando oro. Sanno che è l'unica via e quali saranno le sue implicazioni.
Questo non significa un'iperinflazione estrema come in Zimbabwe, ma un periodo prolungato di inflazione persistente. Il valore dei risparmi in banca e degli investimenti a basso rendimento (come alcuni titoli di stato) si ridurrà anno dopo anno. I prezzi di tutto, dalle case alle azioni, continueranno a salire, perché le persone cercheranno di convertire il denaro che perde valore in beni reali.
Di conseguenza, anche se il valore nominale dei portafogli investiti in asset reali potrebbe aumentare, il futuro non sarà un'era di crescita e benessere per tutti. Al contrario, il divario tra chi possiede asset e chi ha solo un conto corrente o investimenti in titoli di stato si allargherà notevolmente, portando a maggiore instabilità sociale. Il prezzo dell'oro, oltre i 4100 dollari l'oncia, non è un simbolo di vittoria, ma un "canarino nella miniera di carbone" che avverte di un imminente pericolo finanziario.
STRATEGIE DI INVESTIMENTO E TENDENZE ATTUALI
Nonostante il quadro preoccupante, il mercato mostra segnali di un nuovo ciclo economico. Superata la fase di stimoli e paure, la crescita si sta riattivando. L'inflazione, pur con "ondate" temporanee, dovrebbe mantenersi su livelli già accettati e integrati nei prezzi.
Sorprendentemente, i dati macroeconomici, attesi da molti per confermare un rallentamento, indicano il contrario. Negli Stati Uniti, nonostante le previsioni di debolezza (come il report ADP sui posti di lavoro, che è stato negativo, e i timori della Federal Reserve per un rallentamento), i numeri reali raccontano una storia diversa. Le tasse sui salari, un indicatore affidabile e difficile da manipolare, mostrano una diminuzione nel tasso di variazione, ma non un crollo. Settori come i servizi temporanei stanno riprendendo, indicando che le aziende stanno valutando nuove assunzioni, seppur con cautela. Il mercato del lavoro si sta trasformando, non collassando.
Anche il Purchasing Managers Index (PMI) misurato dall'ISM, che valuta la salute del settore manifatturiero americano, conferma questa tendenza. In superficie sembra debole, ma un'analisi approfondita rivela una diminuzione dei prezzi dei materiali e una crescita degli ordini. Il rapporto ordini-scorte (il confronto tra gli ordini ricevuti dalle aziende e le loro scorte di prodotti) sta aumentando, una combinazione ideale che in economia è chiamata "Goldilocks": crescita moderata e bassa inflazione. Questo scenario suggerisce un'espansione economica con accelerazione della crescita e rallentamento dell'inflazione, sebbene con picchi temporanei da non confondere con una tendenza di fondo.
I mercati tendono a reagire rapidamente a questi segnali. La curva dei rendimenti, che misura la differenza tra i tassi dei titoli di Stato a breve e lungo termine, sta replicando lo schema del 2024. La Federal Reserve, agendo con una certa fretta ("taglio di risk management" a settembre), potrebbe tagliare i tassi troppo presto, innescando un "melt-up", ovvero un'esplosione di fiducia nei mercati. Chi ha studiato il passato può anticipare questi sviluppi.
Il quadro generale è relativamente positivo: rendimenti in calo, volatilità ridotta e obbligazioni in rialzo. Questo offre opportunità per gli investitori attenti. Ad esempio, è consigliabile approfittare dei movimenti di mercato per investire in obbligazioni corporate investment grade, anche quando altri temono una crisi del credito. Spesso, quando la maggioranza vede il disastro, chi segue un processo disciplinato trova le opportunità.
VOLATILITÀ E FATTORI GEOPOLITICI
I rendimenti sono scesi verso i livelli di supporto, con i titoli a due anni che hanno chiuso al 3,5 per cento. Tuttavia, c'è stato un recente aumento del VIX (l'indice che misura la paura nel mercato), che dopo due mesi di calma è salito oltre i 22 punti. Questo ha segnalato un'uscita da un periodo di tranquillità. Questo movimento è stato più psicologico che basato su reali fondamentali, una "fiammata" di sfiducia dovuta in particolare alle dichiarazioni di Trump sulla Cina riguardo alle restrizioni sulle esportazioni di terre rare. Un aumento della volatilità, specialmente in questi contesti, suggerisce di attendere conferme prima di prendere decisioni di investimento, sebbene i mercati stiano ora rimbalzando, indicando la natura temporanea di quella fiammata.
Si sta notando anche un crescente interesse per le aziende di intelligenza artificiale che non solo producono hardware, ma applicano l'IA in vari settori lavorativi.
MATERIE PRIME: ORO, ARGENTO, PALLADIO E RAME
Tra le materie prime, i metalli preziosi sono protagonisti. L'argento ha superato i 50 dollari l'oncia, e l'oro si mantiene sui 4100 dollari. Curiosamente, oro e dollaro mostrano una correlazione positiva, un fenomeno anomalo. Per gli analisti intermarket, questo suggerisce che gli investitori cercano rifugio non tanto nella valuta, quanto nell'intero sistema finanziario. Il Palladio ha registrato un aumento di oltre il 12 per cento in una settimana, con un trend rialzista.
Il petrolio è l'unica eccezione tra le materie prime, sceso sotto i 59 dollari al barile, ai minimi di ciclo. Ciò indica che l'inflazione energetica non è una minaccia immediata, mentre lo è la deflazione legata a una crescita economica insufficiente.
Infine, il rame, spesso "dimenticato" nel 2025, ha un potenziale significativo. Negli Stati Uniti, le scorte sono molto alte perché le aziende hanno anticipato gli acquisti per evitare nuovi dazi. In Asia ed Europa, invece, il rame scarseggia. Questo genera un arbitraggio sui mercati che non può durare a lungo. Quando le scorte americane diminuiranno, i prezzi inizieranno a salire, poiché il rame è fondamentale per la nuova economia dell'elettrificazione (auto elettriche, reti, turbine, data center). Mentre l'attenzione è focalizzata sull'oro in rialzo e sul petrolio in calo, il rame potrebbe prepararsi per un "super ciclo" di crescita.
LA CINA E LE NUOVE ENERGIE
La Cina sta cambiando la sua economia. Il suo motore industriale non si basa più su cemento e acciaio, ma su batterie e pannelli solari. Gli investimenti pubblici si concentrano su tecnologie pulite e settori ad alta intensità energetica. È una transizione simile a quella occidentale, ma in Cina è già avanzata. Il problema principale non sono più i chip, ma l'energia. Come affermato da un dirigente di Meta, la sfida non è più la potenza di calcolo, ma l'elettricità, poiché l'intelligenza artificiale consuma più energia di intere città. Questo rende l'energia e i metalli necessari per produrla la nuova moneta del potere economico.
I dati commerciali cinesi sono sorprendenti: a settembre, le esportazioni sono aumentate dell'8,3 per cento e le importazioni del 7,4 per cento (il balzo più alto in un anno e mezzo). Questo, in apparenza, smentirebbe l'idea che la Cina sia isolata dalle politiche di Washington, mostrando come Pechino stia costruendo nuove rotte commerciali al di fuori dell'influenza americana. Anche la Corea del Sud, un indicatore dell'economia asiatica, conferma questa tendenza, con esportazioni in crescita e una ripresa della fiducia.
CONCLUSIONI PER L'INVESTITORE
In sintesi, siamo in un ciclo di espansione economica, anche se molti sul mercato non se ne sono ancora accorti, continuando a temere una recessione. I segnali reali, tuttavia, anticipano una ripresa. Le banche centrali hanno margini per tagliare i tassi, le politiche fiscali continuano a espandersi e i settori dell'innovazione, dell'energia e della difesa stanno diventando leader.
Siamo in una fase in cui il capitale smette di evitare la volatilità e torna a cercare rendimento. In un mercato che alterna euforia e panico, la disciplina è essenziale per non farsi guidare dalle emozioni. È fondamentale seguire un processo di investimento coerente. Ad esempio, è consigliabile ridurre l'esposizione verso l'Europa (meno solida economicamente rispetto agli Stati Uniti) e aumentarla in paesi come Canada, Australia e Corea del Sud, che mostrano un alto "vantaggio statistico" (una maggiore probabilità di rendimenti positivi basata su dati passati). Questo approccio si fonda sull'analisi dei dati macroeconomici e su strumenti che la facilitano. Pertanto, oggi più che mai, affidarsi a società di gestione e consulenti finanziari qualificati è cruciale.