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LE PAROLE DI POWELL DECIDERANNO IL NOSTRO NATALE FINANZIARIO

 
LE PAROLE DI POWELL DECIDERANNO IL NOSTRO NATALE FINANZIARIO
di Luca Lippi

E’ stato un fine settimana lungo, per molti consumato nella pianificazione delle prossime feste, ma per i mercati è un’attesa – non estenuante – del discoro di domani di Powell. Se dovessimo immaginare il mondo della finanza come una grande orchestra, la Federal Reserve americana sarebbe senza dubbio il suo direttore. Quando la Fed alza la bacchetta, ogni singola classe di investimento reagisce: dalle borse mondiali alle obbligazioni, passando per il valore del dollaro fino alle quotazioni dell'oro. Tutto ruota attorno alla figura di Jerome Powell.
In questi giorni, però, l'orchestra ha smesso di suonare. Siamo in una fase di attesa silenziosa e carica di tensione. Il mercato dà ormai per scontato che ci sarà un taglio dei tassi di interesse – anzi, sarebbe un vero shock se questo non avvenisse – ma il punto cruciale non è più la decisione in sé. La vera partita si giocherà sulla "narrativa", ovvero su come questa decisione verrà raccontata e motivata.

UN MERCATO IN "STAND-BY": LA PSICOLOGIA DELL'ATTESA

Tutto sembra essersi fermato. Le borse sono piatte, pur rimanendo sui massimi livelli, le obbligazioni sono immobili e anche l'oro, solitamente molto reattivo, oscilla in uno spazio ristretto. È il classico scenario da "pre-Fed": gli investitori hanno letteralmente messo in pausa le contrattazioni.
La cautela è d'obbligo perché quella di domani potrebbe essere l'ultima conferenza stampa di rilievo tenuta da Powell nel suo attuale ruolo. Il mercato non cerca solo un taglio dei tassi; cerca rassicurazioni per il domani. Se il presidente uscente dovesse adottare un tono troppo prudente o severo, la volatilità, che ora è compressa come una molla, potrebbe esplodere. Al contrario, se Powell aprisse uno spiraglio verso una politica più morbida in vista del 2026, si libererebbe lo spazio per nuovi investimenti.

L'OBBLIGAZIONARIO COME AGO DELLA BILANCIA

Mentre l'attenzione dei media è spesso catturata dai record delle borse, il vero motore degli eventi si trova altrove: nel mercato dei titoli di Stato (i bond).
Attualmente, i rendimenti a lunga scadenza – pensiamo ai titoli ventennali o trentennali – si trovano a un passo da livelli tecnici critici. Immaginate questi livelli come una diga: se dovessero rompersi verso l'alto (quello che in gergo si chiama "breakout"), l'intero equilibrio finanziario cambierebbe rapidamente, con effetti a catena su azioni, valute e materie prime. È molto probabile che la vera chiave di lettura per i prossimi mesi arrivi proprio da qui, non dalle azioni, ma dalla reazione dei bond.

LA STANCHEZZA DEL GIGANTE TECNOLOGICO

C'è poi un altro elemento da considerare: la salute del settore tecnologico. I giganti del Tech, che hanno trainato i mercati per tutto il 2024 cavalcando l'onda dell'Intelligenza Artificiale, arrivano a questo appuntamento con il "fiato corto".
È come un maratoneta che, pur essendo in testa, inizia a mostrare segni di fatica: i movimenti sono più nervosi e la spinta si è ridotta. Oggi il Tech non è più il solista indiscusso; altri settori più tradizionali e difensivi (la cosiddetta "old economy") stanno iniziando a condividere la scena.
Gli investitori si chiedono: le parole della Fed basteranno a ridare energia ai tecnologici per innescare il famoso "Rally di Natale"? È possibile, ma tutto dipenderà dalla reazione del Nasdaq nelle 24-48 ore successive all'annuncio.

DUE STRADE PER IL FUTURO: COSA CI DICONO GLI SCENARI

Per comprendere meglio cosa potrebbe accadere, proviamo a simulare le due possibili "anime" che la Fed potrebbe mostrare, e le relative conseguenze.
Nel primo scenario, immaginiamo una Fed "colomba" (accomodante).
Se Powell dovesse mostrarsi più morbido del previsto, lasciando intendere che il sostegno all'economia è prioritario, assisteremmo a un sollievo generale. I prezzi delle obbligazioni salirebbero (facendo scendere i rendimenti, cosa ottima per chi ha bond in portafoglio), mentre il dollaro si indebolirebbe leggermente. Questo calo del dollaro e dei tassi reali darebbe nuova linfa all'oro e alle materie prime. Ma soprattutto, questo è lo scenario che le borse sperano di vedere per lanciare il rally di fine anno, con i titoli tecnologici pronti a ripartire.

Nel secondo scenario, ipotizziamo una Fed "falco" (severa).
Se invece Powell decidesse di restare rigidamente ancorato ai suoi principi, magari per timore dell'inflazione, il mercato subirebbe una doccia fredda. I rendimenti dei bond schizzerebbero verso l'alto, creando pressione sui prezzi. Il dollaro diventerebbe improvvisamente molto forte, attirando capitali in cerca di rifugio, penalizzando però l'oro e il petrolio. In questo caso, le borse – e in particolare il settore Tech, che soffre molto i tassi alti – andrebbero incontro a una correzione rapida e immediata.

In conclusione

Mancano ormai poche ore per sbloccare questa situazione di stallo. Esiste anche una terza ipotesi, quella del "non-evento", in cui tutto rimane invariato rimandando le decisioni vere alla nomina del successore di Powell, ma è meno probabile.
Ciò che è certo è che per capire se avremo un Natale sereno sui mercati, dovremo ascoltare molto attentamente, parola per parola, il messaggio che arriverà da Washington.