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Trump scuote l’Europa: un allarme politico e culturale che il vecchio continente non può più ignorare

 
Trump scuote l’Europa: un allarme politico e culturale che il vecchio continente non può più ignorare
di Luca Lippi

Dagli Stati Uniti arriva una critica severa all'Unione Europea. Al di là delle polemiche, è il momento di guardare in faccia la realtà: tra insicurezza e crisi economica, il vecchio continente rischia di diventare irriconoscibile.
Spesso è difficile accettare le critiche, soprattutto quando arrivano da un “vecchio amico”. Ma dobbiamo essere obiettivi e riconoscere che le parole del Presidente americano Donald Trump nei riguardi dell’Unione Europea, per quanto dure, contengono una scomoda verità.
Certo, sarebbe facile ribattere che nemmeno gli Stati Uniti sono un paradiso terrestre, ma in questo momento è fondamentale concentrarci su casa nostra. E se oggi dovessimo fare un bilancio onesto sullo stato dell'Unione, il risultato sarebbe purtroppo negativo.
È sotto gli occhi di tutti: il progetto dell'UE, inteso come un grande apparato burocratico che si sostituisce alle nazioni, mostra segni di fallimento. L’Europa, quella vera, dovrebbe continuare a essere un continente ricco di storia, formato da diversi Stati sovrani, e non un conglomerato indistinto che sembra aver smarrito la propria identità culturale.

UNA FRATTURA STORICA INVISIBILE

In questi giorni, aprendo i giornali o accendendo la TV, sembra che non si parli d'altro: la tensione tra Washington e Bruxelles viene dipinta come una crisi epocale. Tuttavia, basta parlare con qualcuno che vive oltreoceano per scoprire una realtà ben diversa. Negli Stati Uniti, questo "scontro" è un argomento di cui si discute pochissimo. Quello che per noi è un titolo da prima pagina, per gli americani è un dettaglio marginale.
Eppure, questa indifferenza non deve trarci in inganno. La distanza tra i due storici alleati dell'Occidente non è mai stata così ampia. È difficile ricordare a memoria d'uomo un momento in cui i rapporti tra USA ed Europa siano stati più freddi di oggi. E analizzando a fondo le critiche che arrivano dalla Casa Bianca, bisogna ammettere che gli americani hanno le loro ragioni.

NON SI CRITICA L'EUROPA, MA L'UNIONE

È importante fare una distinzione chiara per non confondere i nostri lettori. Le critiche di Trump non sono rivolte all'Europa come continente, alla nostra terra e alla nostra gente, ma all'Unione Europea come istituzione politica.
Per capire il perché di questo giudizio impietoso, basta guardare alla nostra storia recente. L'UE è diventata una realtà concreta soprattutto dal 1999, con l'arrivo dell'Euro. La domanda che ogni cittadino dovrebbe porsi oggi è molto semplice: da quel 1999 a oggi, la mia vita è migliorata? C'è stato quel benessere economico e sociale che ci avevano promesso?
La risposta, per la maggior parte delle persone, è no. Anzi, si avverte un netto peggioramento.

"EUROPA IRRICONOSCIBILE ENTRO 20 ANNI"

Questa sensazione di declino non è solo un malumore passeggero. È stata messa nero su bianco in un documento ufficiale americano molto importante, la Strategia di Sicurezza Nazionale. In questo testo, il Presidente degli Stati Uniti ha abbandonato il linguaggio diplomatico – il classico "politichese" che non dice nulla – per usare termini diretti e crudi.
C'è scritto chiaramente che, se le cose non cambieranno, l'Europa sarà "irriconoscibile" entro vent'anni o meno. Il rischio, secondo gli americani, è che la nostra stessa civiltà venga cancellata.
È un'affermazione forte, che può spaventare. Ma se ci guardiamo intorno, vediamo che trova riscontro nella nostra vita quotidiana. Pensiamo alla sicurezza nelle nostre città. Azioni che un tempo erano banali, come prendere un treno la sera o fare una passeggiata, oggi sono diventate fonte di preoccupazione. Molti genitori si sentono costretti ad accompagnare le figlie ovunque per paura che possa succedere qualcosa. È lecito chiedersi: può ancora definirsi "culla della civiltà" un luogo dove si vive con questa ansia? In questo senso, quando Trump dice che stiamo andando in una "brutta direzione", sta semplicemente dando voce a un problema che ricade interamente sulla popolazione.

IL CASO DELLA GERMANIA E LA GUERRA

Un esempio lampante di questa crisi è la Germania. Fino a pochi anni fa la guardavamo come un modello di ordine, correttezza e forza economica. Oggi quel paese appare in grande difficoltà e la soluzione proposta dalla politica è preoccupante: il riarmo.
La Germania sta aumentando i debiti per costruire quello che il Cancelliere tedesco definisce con orgoglio "il maggior esercito europeo". Una scelta che stride con la volontà dei giovani tedeschi, i quali non hanno alcuna intenzione di ripetere gli errori dei nonni o di rischiare la vita in conflitti con la Russia.
Anche sul fronte della guerra in Ucraina, le parole che arrivano dagli USA sono prive di filtri. Con molto pragmatismo, viene ricordato all'Europa che a volte bisogna fare i conti con la realtà dei rapporti di forza e che i leader europei appaiono spesso deboli, più preoccupati di essere "politicamente corretti" che di risolvere i problemi reali.

CONCLUSIONE

Il giudizio che arriva dall'altra parte dell'Atlantico descrive le nostre capitali storiche, come Parigi e Londra, come città ormai irriconoscibili e insicure. Sono parole che fanno male al nostro orgoglio europeo, ma forse erano necessarie. Bisogna riconoscere al Presidente americano il merito di aver abbandonato l'ipocrisia diplomatica per dire la verità. Una verità scomoda, che serve da specchio per mostrarci lo stato reale in cui versa il nostro continente, affinché si possa prendere coscienza della necessità di un cambiamento.