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Femminicidio, ora è reato autonomo

 
Femminicidio, ora è reato autonomo

Arriva l’ergastolo per chi uccide una donna in quanto donna

Svolta epocale nella lotta contro la violenza di genere: il Parlamento ha approvato in via definitiva il reato autonomo di femminicidio, prevedendo la pena dell’ergastolo per chi uccide una donna “per motivi legati al genere”. Il provvedimento, accolto con un lungo applauso in aula, rappresenta una pietra miliare nella legislazione italiana, ponendosi come risposta decisa a un fenomeno drammaticamente persistente.

Un reato specifico per un crimine sistemico

La legge, approvata il 23 luglio 2025 con 110 voti favorevoli e 60 contrari, introduce per la prima volta nel codice penale italiano un reato autonomo di femminicidio. Non si tratta più, quindi, di un semplice omicidio aggravato, ma di una fattispecie distinta che riconosce il carattere strutturale della violenza maschile sulle donne.

Il testo chiarisce che il reato si configura quando una donna viene uccisa "in quanto donna, o comunque per motivi fondati sul genere", ricalcando definizioni già presenti in ambito internazionale, come quelle della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, ratificata dall’Italia nel 2013.

Secondo l’articolo introdotto, l’ergastolo è previsto anche per i casi in cui la vittima sia una persona transgender o non binaria, qualora venga accertata la matrice misogina dell’omicidio.

Una legge simbolo e deterrente

«È un atto di civiltà che ci mette al passo con altri ordinamenti e manda un messaggio forte: lo Stato difende le donne, lo Stato punisce duramente chi le odia», ha dichiarato la senatrice Valeria Fedeli, tra le promotrici della norma.

Il Governo ha sostenuto compatto il provvedimento, con la premier Giorgia Meloni che in un post social ha scritto: “Con l’introduzione del reato autonomo di femminicidio mandiamo un segnale chiaro: la vita delle donne vale e va difesa. Il carcere a vita per chi le uccide per odio di genere è giustizia, non vendetta.”

Ma la legge non ha ricevuto il consenso unanime. Le opposizioni hanno diviso i voti. Alcuni giuristi hanno espresso perplessità tecniche circa la definizione del movente e la possibilità di sovrapposizione con altri reati già esistenti. Tuttavia, per la maggioranza dei parlamentari, la norma ha un valore anche simbolico e culturale: riconoscere il femminicidio per ciò che è, un crimine mosso da un odio sistemico contro le donne, è un passo fondamentale per sradicarlo.

I numeri dell’emergenza

Secondo i dati dell’Istat e del Viminale, nel 2024 in Italia sono state uccise 125 donne, di cui l’82% in ambito familiare o affettivo. La stragrande maggioranza degli omicidi è stata commessa da partner o ex partner.

L’Osservatorio Nazionale sul Femminicidio ha rilevato che in oltre il 70% dei casi vi erano segnali precedenti di violenza, ma le vittime non erano state adeguatamente protette. La nuova norma, se accompagnata da investimenti su centri antiviolenza, case rifugio e formazione delle forze dell’ordine, potrebbe rappresentare un cambio di paradigma.

Un’Italia che cambia rotta

Nel panorama europeo, l’Italia si unisce così a Spagna, Francia e altri paesi che hanno già introdotto una normativa specifica contro il femminicidio. La Spagna, pioniera in materia, ha istituito nel 2004 la Ley Orgánica de Medidas de Protección Integral contra la Violencia de Género, che prevede una giurisdizione specializzata, percorsi protetti per le vittime e un reato autonomo per la violenza maschilista.

In Italia, oltre alla nuova legge, il Ministero della Giustizia ha annunciato l’intenzione di potenziare i Tribunali per la famiglia e rendere obbligatoria la formazione di magistrati e operatori di polizia sulle dinamiche della violenza di genere.

Un primo passo, non l’ultimo

Il riconoscimento giuridico del femminicidio come reato autonomo rappresenta un cambiamento culturale oltre che normativo. Serve ora il coraggio di andare oltre, investendo in prevenzione, istruzione, tutela e servizi concreti per le donne.

Come ha ricordato la sociologa e attivista Lia Cigarini:“Finché la violenza sarà vista come un problema delle donne e non degli uomini che la esercitano, continueremo a contarle. Questa legge è un inizio, ma il cambiamento vero sarà nei comportamenti.”

Redazione