BCE pronta a confermare i tassi il 24 luglio 2025. Ma l’euro forte preoccupa: la soglia di 1,20 sul dollaro riapre il dibattito sulla politica monetaria
di Luca Lippi
La riunione della Banca Centrale Europea di oggi (24 luglio) si concluderà, secondo le attese, con la conferma dell'attuale livello dei tassi di interesse. Tuttavia, l'apparente quiete nasconde un dibattito interno sempre più intenso, focalizzato su un fattore non direttamente causato da questioni interne ma determinante: il recente apprezzamento dell'euro, che si avvicina alla soglia psicologica di 1,20 sul dollaro. Tale livello ha storicamente rappresentato un punto di attenzione per la politica monetaria.
L’euro verso quota 1,20: perché spaventa la BCE
Il rafforzamento della valuta unica, visibile anche nell'indice del tasso di cambio effettivo nominale, sta generando apprensione ai vertici dell'Eurotower. Ne è prova la recente dichiarazione del vicepresidente Luis de Guindos, il quale ha definito un cambio a 1,20 "potenzialmente complicato", un'affermazione di notevole peso nel contesto della comunicazione istituzionale della BCE.
Pur non rientrando nel mandato primario di stabilità dei prezzi, il tasso di cambio esercita un'influenza significativa sull'economia dell'Eurozona. Un euro forte contribuisce a contenere l'inflazione importata, un elemento gradito all'ala restrittiva del Consiglio Direttivo, ma al contempo penalizza la competitività delle esportazioni, con effetti negativi sul PIL e sul rischio di ritorsioni commerciali. Una moneta debole, al contrario, favorisce l'export ma esercita pressioni inflazionistiche sui costi energetici e dei beni intermedi.
Il ruolo della Federal Reserve: Powell decide anche per l’eurozona
In questo complesso scenario, i margini di manovra della BCE appaiono limitati. Il fattore decisivo risiede infatti nelle decisioni della Federal Reserve. Sebbene la sensibilità del cambio euro-dollaro ai differenziali dei tassi di interesse sia aumentata, il dollaro rimane più reattivo alla politica monetaria statunitense. Un orientamento accomodante da parte del presidente Powell potrebbe imprimere un'ulteriore spinta all'euro, rendendo arduo un intervento di contenimento da parte di Francoforte.
Di conseguenza, la comunicazione ("forward guidance") assume un'importanza cruciale. Anche un riferimento misurato al tasso di cambio durante la conferenza stampa potrebbe bastare a calmierare le spinte rialziste. A complicare il quadro si aggiungono i rischi geopolitici e le crescenti tensioni commerciali, in particolare con gli Stati Uniti. Una BCE che manifestasse preoccupazione per tali dinamiche potrebbe indurre una revisione al ribasso delle aspettative sui tassi, con un impatto superiore a quello dei dati macroeconomici.
Cosa dice il mercato: taglio dei tassi a settembre?
Il mercato prezza attualmente un tasso terminale all'1,75 per cento, ma assegna una probabilità del 50 per cento a un primo taglio già a settembre. Un eventuale shock esogeno potrebbe far convergere le attese verso l'1,5 per cento. La riunione di oggi, pertanto, sarà interlocutoria solo nella forma. Nella sostanza, metterà in luce la sfida della BCE nel definire una politica monetaria autonoma in un contesto globale ancora dominato dalle dinamiche del dollaro e dalle decisioni della Federal Reserve.