È salito a 76, nell'ultimo computo ufficiale, il numero dei pazienti, ricoverati in reparti di terapia intensiva di ospedali argentini, che sono deceduti per avere avuto somministrato dosi di fentanyl contaminato.
Come confermato da fonti giudiziarie, si tratta di deceduti in gran parte contagiati dai batteri Ralstonia pickettii e Klebsiella pneumoniae, dopo aver ricevuto dosi di fentanil prodotto dalla HBL in cui è stata rilevata la contaminazione.
Argentina: continua la strage di pazienti uccisi da fentanyl contaminato
I primi allarmi sono scattati, nell'aprile scorso, nell'ospedale italiano di La Plata, alla periferia di Buenos Aires. Un'indagine, condotta dalla coordinatrice di microbiologia dell'istituto, María Virginia González, ha rilevato in quei casi la presenza di due batteri multiresistenti - Ralstonia pickettii e Klebsiella pneumoniae - nelle fiale di fentanyl somministrate.
Si tratta di un potente oppioide sintetico approvato come analgesico e anestetico, che viene utilizzato per trattare il dolore intenso, soprattutto dopo un intervento chirurgico o negli stadi avanzati del cancro.
Tra i casi che più hanno colpito l'opinione pubblica argentina quello di un giovanissimo, Renato Nicolini, 18 anni, che era stato portato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale italiano dopo aver subito un trauma cranico in un incidente stradale.
Nei giorni scorsi, fonti giudiziarie coinvolte nell'indagine su questi decessi, consultate da EFE, hanno sottolineato che determinare l'entità totale del danno causato dal fentanyl contaminato è praticamente impossibile. Questo perché le morti per batteri intraospedalieri sono comuni nei nosocomi e si suppone che nella maggior parte dei casi siano stati emessi certificati di morte per arresto cardiorespiratorio, che è ciò che si tende a fare nei decessi ordinari.
Le fiale contaminate sono state prodotte nel dicembre 2024 da un laboratorio del gruppo HLB Pharma, un'azienda che accumula un totale di 267 file avviati contro di essa dall'Amministrazione nazionale dei farmaci, degli alimenti e delle tecnologie mediche (ANMAT), di cui 117 corrispondono specificamente a "deviazione di qualità" nella produzione di medicinali e forniture mediche.
Dopo l'identificazione dell'origine del fentanyl contaminato e la mancata collaborazione di HLB Pharma con la rimozione dei lotti interessati dal mercato, la Giustizia ha contattato le oltre 200 farmacie che hanno acquistato il farmaco per, attraverso di loro, raggiungere i centri medici che hanno ricevuto il prodotto.
Solo nel febbraio 2025, tre mesi dopo la realizzazione dei due lotti contaminati, l'ANMAT ha bandito le attività produttive del laboratorio HLB Pharma che produceva il farmaco a causa di "carenze significative, classificate come critiche e gravi" in diversi punti della catena produttiva.
"Riteniamo che non siano state prese le misure che avrebbero dovuto essere prese in tempo perché non si procedesse, che a nostro avviso erano la chiusura o il mancato rinnovo dei certificati in modo che non potessero continuare con la produzione", ha detto l'avvocato Adriana Francese, che rappresenta i parenti di alcune vittime.