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Burnout, il male silenzioso del lavoro moderno

 
Burnout, il male silenzioso del lavoro moderno

Stanchezza cronica, cinismo e crollo motivazionale: come riconoscere e affrontare il burnout prima che sia troppo tardi

Stanchezza che non passa, mente annebbiata, un senso costante di vuoto e frustrazione. Non è solo “stress”. È burnout, la sindrome da esaurimento emotivo che sta diventando una delle principali minacce alla salute mentale nei luoghi di lavoro. Una condizione ancora sottovalutata, ma che – secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – riguarda milioni di lavoratori nel mondo, al punto da essere stata inserita nell’ICD-11, la classificazione internazionale delle malattie, come “fenomeno occupazionale”.

Cos’è il burnout?

Il termine burnout, letteralmente “bruciato”, descrive uno stato di stress cronico non gestito, che colpisce chi si trova per lungo tempo sotto pressione, con scarsa gratificazione personale e difficoltà a staccare. I sintomi si manifestano su più livelli:

  • Esaurimento fisico e mentale: stanchezza costante, difficoltà a concentrarsi, insonnia.
  • Cinismo e distacco emotivo: atteggiamento negativo verso colleghi o clienti, apatia.
  • Senso di inefficacia: calo della produttività, perdita di autostima e motivazione.

Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Public Health, i lavoratori che soffrono di burnout hanno un rischio più alto di sviluppare ansia, depressione, malattie cardiovascolari e anche problemi immunitari.

 Chi rischia di più?

I più colpiti sono i professionisti dell’aiuto – medici, infermieri, insegnanti, operatori sociali – ma anche manager, impiegati in smart working o lavoratori precari. L’assenza di riconoscimento, le pressioni sui risultati, la mancanza di equilibrio tra vita privata e lavoro sono tra i principali fattori di rischio.

Uno studio dell’European Agency for Safety and Health at Work ha rilevato che almeno il 22% dei lavoratori europei ha segnalato sintomi riconducibili al burnout, in particolare dopo la pandemia di COVID-19, che ha acuito isolamento e stress.

Come si può prevenire o affrontare?

Riconoscere i segnali è il primo passo. Il burnout non passa da solo: va affrontato con cambiamenti reali, personali e organizzativi. Ecco alcune strategie utili:

  • Creare ambienti lavorativi sostenibili: politiche di welfare, carichi equi, ascolto attivo da parte dei datori di lavoro.
    Ritrovare i confini: orari certi, pause regolari, disconnessione fuori dall’orario di lavoro.
  • Coltivare il benessere psicologico: mindfulness, sport, alimentazione equilibrata, hobby creativi.
  • Chiedere supporto: rivolgersi a uno psicologo o al medico del lavoro.

 Il burnout è un problema collettivo

Il burnout non è un segno di debolezza, ma un campanello d’allarme di un sistema che consuma più di quanto restituisce. È un problema organizzativo e sociale, e come tale richiede risposte sistemiche, non solo individuali. La promozione del benessere psicologico dovrebbe essere parte integrante della cultura aziendale, non un lusso opzionale.

Come ricorda l’OMS, “la salute mentale è parte della salute”. Ignorare il burnout non è solo pericoloso per chi ne soffre, ma anche per la produttività, la coesione del team e il successo delle organizzazioni.

Redazione