Scatta oggi la revoca dell’accordo commerciale con il Messico. Le nuove tariffe potrebbero far salire i prezzi dei pomodori in pizzerie, supermercati e ristoranti. Le piccole imprese temono ricadute economiche.
Dal 14 luglio, gli amanti americani dei pomodori messicani potrebbero fare i conti con aumenti di prezzo. È entrato ufficialmente in vigore l’annunciato ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Sospensione del Pomodoro, un’intesa commerciale con il Messico in vigore dal 1996, che regolava da quasi trent’anni le importazioni di pomodori messicani negli USA.
La conseguenza diretta? L’imposizione di dazi del 20,9% sulla maggior parte dei pomodori provenienti dal Messico, che rappresentano una quota rilevante del mercato statunitense. Secondo gli analisti, questo porterà a un aumento dei prezzi al dettaglio, colpendo sia i consumatori che le piccole imprese alimentari.
Il Bureau of Labor Statistics ha stimato che, a maggio 2025, i pomodori coltivati in pieno campo costavano circa 1,70 dollari al chilo. Con le nuove tariffe, Timothy Richards, professore di agroalimentare alla Arizona State University, prevede un rincaro del 10% sui prezzi al consumo e una contrazione del 5% della domanda.
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha confermato che gli Stati Uniti sono il principale mercato di esportazione per i pomodori messicani, e che i dazi comporteranno un inevitabile calo delle importazioni e un rialzo dei prezzi.
Le motivazioni ufficiali alla base della decisione si fondano sulla necessità di contrastare il “dumping”, ovvero la vendita di prodotti esportati a prezzi troppo bassi, ritenuta lesiva per i produttori nazionali. Secondo il Dipartimento del Commercio, l’accordo «non è riuscito a proteggere i coltivatori di pomodori statunitensi dalle importazioni a prezzi iniqui», giustificando così l’imposizione dei dazi.
Tuttavia, dal Messico arrivano accuse di strumentalizzazione politica, con i produttori che negano un dumping sistematico e parlano piuttosto di casi isolati non sufficienti a giustificare la rottura dell'accordo.
Intanto, alcune aziende americane riusciranno a evitare i dazi, grazie all'utilizzo di pomodori coltivati negli Stati Uniti. È il caso di Heinz, che utilizza esclusivamente prodotto locale per i suoi ketchup venduti sul mercato statunitense, o di DiGiorno, che dichiara sul proprio sito l’uso di pomodori californiani per le sue salse da pizza surgelate.
Ma per molte piccole imprese, il discorso è diverso. Pizzerie e ristoranti che si riforniscono con pomodori messicani potrebbero essere costretti a sostenere i costi aggiuntivi senza la possibilità di trasferirli sui clienti. «Non tutti possono permetterselo», osservano gli analisti, sottolineando come i rincari su altri ingredienti essenziali, come il formaggio, siano già un problema per la ristorazione.
Questi nuovi dazi sull’agroalimentare si aggiungono a una politica commerciale di Trump giudicata caotica da molti esperti, che ha già reso difficile la pianificazione per le aziende e aumentato l’incertezza tra i consumatori.
Redazione