L’inganno della “moneta a debito” e le paure collettive
Quando si parla di economia e, in particolare, del nostro gigantesco debito pubblico, si diffonde spesso una visione catastrofica. Molti pensano che il debito degli stati sia matematicamente impossibile da ripagare e che, continuando su questa strada, l'unica soluzione rimasta siano scenari drammatici come le guerre.
Alla base di questa paura, però, c’è spesso un grande equivoco: si confonde la natura stessa della moneta e il funzionamento dei bilanci pubblici.
L’errore di fondo
Il primo ostacolo alla comprensione nasce da una definizione errata: la “moneta a debito”. Definire la moneta in questo modo significa non aver compreso lo strumento che usiamo ogni giorno.
La moneta non è una merce come un chilo di mele o un’automobile: è un attivo-passivo contabile, un’unità di misura, un biglietto che facilita gli scambi.
L'errore più grande è credere che il problema sia lo strumento; il problema, invece, è la gestione della moneta, non la moneta in sé.
Come si ripaga davvero un debito
Se la moneta non è l’impedimento, come si elimina un debito pubblico?
La risposta è semplice: risparmiare.
Un Paese, come una famiglia, può ridurre un debito spendendo meno di quanto incassa.
Serve dunque un avanzo primario: entrate fiscali superiori alla spesa pubblica.
Solo così si abbatte il debito.
Perché la politica si rifiuta di risparmiare
Se la regola è così semplice, perché gli Stati non la applicano?
Perché risparmiare significa:
Entrambe le scelte rendono i politici impopolari.
Per decenni i governi hanno fatto il contrario: hanno speso più di quanto incassavano per comprare consenso, creando l’enorme debito attuale.
Così nasce il paradosso: si critica chi taglia la spesa, salvo poi invocare governi tecnici per fare ciò che la politica non vuole fare.
Il trucco per cancellare il debito senza dirlo: l’inflazione
Poiché austerità e tagli sono impopolari, resta una soluzione silenziosa: l’inflazione.
L'inflazione riduce il valore reale del debito perché, pur restando uguale nominalmente, la moneta con cui viene ripagato vale meno.
Ecco perché gli Stati tollerano inflazioni “moderate” del 3-4%:
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è invisibile, non come una tassa
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aumenta le entrate fiscali (prezzi più alti → più IVA)
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alleggerisce i debiti
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viene percepita dai cittadini solo col tempo
L’inflazione impoverisce i risparmi ma, a livello macroeconomico, è spesso il conto da pagare per aver vissuto come Paese al di sopra dei nostri mezzi.
Le alternative storiche: rivoluzioni, default, guerre
Quando inflazione e risparmio non bastano, la storia offre scenari traumatici:
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rivoluzioni, come quella francese
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default, che però hanno costi enormi
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conflitti, che azzerano forzatamente i bilanci
Non sono scenari desiderabili ma ricordano che i debiti fuori controllo hanno sempre un prezzo.
Conclusione
Il debito pubblico non è impagabile per colpa della moneta, che è solo uno strumento.
Sarebbe ripagabile con disciplina e risparmio, ma la politica preferisce l’inflazione, che riduce il debito senza chiedere sacrifici espliciti.
È una soluzione ingiusta? Molto.
Ma è il modo con cui l’economia riequilibra gli eccessi quando la politica non lo fa.