Il gruppo Iveco, storico produttore italiano di camion, autobus e mezzi industriali, è al centro di una svolta epocale: la sua divisione commerciale è stata venduta alla Tata Motors indiana per 3,8 miliardi di euro, mentre la parte Difesa («Iveco Defence Vehicles» e il marchio Astra) passa al gruppo italiano Leonardo, controllato dallo Stato.
Iveco divisa tra Tata e Leonardo, la svolta che cambia l’industria italiana
Questo passaggio non è formale. Le attività legate ai veicoli blindati ed alle piattaforme militari sono considerate strategiche per la sicurezza nazionale e, come tali, non trasferibili a gruppi stranierii. Con questa scissione, il governo ha trovato il compromesso ideale: liberalizzare il settore civile e, al contempo, preservare il controllo pubblico su quello militare.
L’offerta di Tata è stata formulata tramite un’operazione promossa da una nuova società controllata interamente dal colosso indiano. Il completamento della cessione commerciale è condizionato alla separazione della business unit Difesa, che dovrà essere formalizzata entro marzo 2026.
Secondo fonti accreditate, il via libera è subordinato a precise clausole: – Occupazione stabile per i circa 20.000 dipendenti europei del gruppo; – Mantenimento e potenziamento dei centri di ricerca in Italia, in particolare a Torino e Brescia; – Garanzie sulla localizzazione produttiva di motori, componenti chiave e piattaforme elettriche di nuova generazione; – Impegni pluriennali di investimento in tecnologie pulite e software per la gestione delle flotte.
Molti temono che, nonostante le promesse, il controllo straniero possa affievolire l’identità industriale italiana di Iveco. C’è anche chi polemizza contro la riduzione dell’influenza nazionale, anche se il settore difesa resta ad un’azienda italiana. La cessione della parte commerciale è vista da alcuni come una perdita strategica. Dall’altra parte, Tata assicura: manterrà il know-how italiano, investirà sulla ricerca e lo sviluppo sul territorio, e unirà la sua forza globale con l’esperienza europea di Iveco per competere sui mercati mondiali.
Quest’operazione segna una rottura importante: da un lato c’è la cessione di un simbolo dell’industria nazionale, dall’altro la possibilità di trasformare Iveco in un attore ancora più competitivo a livello globale. Il vero nodo sarà la tutela dei posti di lavoro, dell’innovazione italiana e della continuità produttiva sul territorio nazionale.