Secondo i banchieri centrali, l’instabilità fiscale degli Stati Uniti e la solidità dell’Unione Europea favoriscono il rafforzamento dell’euro. Salgono le riserve valutarie e i prestiti denominati in moneta unica.
L’euro è destinato a rafforzarsi ancora nel 2025, sostenuto da una combinazione di stabilità politica europea, iniziative fiscali comunitarie e crescente sfiducia nei confronti del dollaro statunitense. A sostenerlo sono banchieri centrali e analisti strategici, secondo cui la moneta unica potrà aumentare progressivamente il suo peso come valuta di riserva globale.
Anche se non in grado di soppiantare nel breve termine il ruolo dominante del biglietto verde, l’euro viene oggi considerato una solida alternativa nei portafogli globali, a patto che l’Unione Europea completi alcune importanti riforme istituzionali.
Il commento di Stournaras: “Chi impone dazi sarà il primo a pagarne il prezzo”
Tra i più espliciti, Yannis Stournaras, governatore della banca centrale greca, ha spiegato come le politiche fiscali statunitensi, le tensioni interne e l’aggressività commerciale abbiano inciso negativamente sull’andamento del dollaro.
“Se si combinano i dazi statunitensi con gli attacchi alla Fed e alle istituzioni, con la sostenibilità fiscale degli Stati Uniti in seguito alla ‘bella’ legge fiscale, si spiega l’evoluzione del tasso di cambio del dollaro nelle ultime settimane”, ha dichiarato Stournaras.
“Coloro che impongono tariffe saranno i primi a essere danneggiati”.
Le prime indicazioni provenienti dagli accordi commerciali della Casa Bianca – come quelli con Regno Unito e Vietnam – confermano che i dazi su beni esteri saranno più alti rispetto a inizio anno, alimentando incertezza sui mercati.
Apprezzamento dell’euro nonostante i tagli ai tassi
Nel primo semestre del 2025, nonostante la BCE abbia ridotto i tassi di interesse e la Federal Reserve li abbia mantenuti stabili, l’euro si è apprezzato di circa il 14% rispetto al dollaro. Un dato che riflette anche le aspettative legate a una nuova spinta fiscale europea e a una crescente attenzione internazionale verso la governance dell’eurozona.
L’approvazione da parte del presidente Donald Trump di una radicale legge su tasse e spesa, pur rappresentando un successo politico, rischia di peggiorare il deficit federale USA e ha già suscitato nervosismo tra i principali creditori esteri.
“Lo status del dollaro non cambierà da un giorno all’altro, [ma] l’euro è in grado di aumentare le riserve internazionali”, ha aggiunto Stournaras.
Per centrare questo obiettivo, è però necessario che l’UE completi i dossier rimasti aperti, tra cui l’Unione bancaria, l’Unione dei mercati dei capitali e l’abbattimento delle barriere interne.
Makhlouf: “Gli investitori vedono aumentare il rischio negli Stati Uniti”
Anche Gabriel Makhlouf, presidente della banca centrale irlandese, ha sottolineato che il riallineamento valutario è legato a un cambiamento di percezione da parte degli investitori internazionali.
“Penso che ciò a cui stiamo assistendo in questo momento con il dollaro sia un riallineamento, un riaggiustamento da parte degli investitori”, ha affermato.
“[Gli investitori] stanno vedendo lo stato di diritto negli Stati Uniti indebolirsi e stanno reagendo di conseguenza, perché ciò significa che i loro investimenti e i loro beni sono esposti a un rischio maggiore, e si stanno adeguando.”
“Per noi la cosa più importante è come possiamo porre solide basi per l’euro”, ha affermato Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo.
“Nei prossimi anni si registrerà un forte aumento dei prestiti denominati in euro”.
Questo processo dovrebbe accelerare ulteriormente la credibilità e l’adozione internazionale dell’euro, consolidandone la funzione monetaria nei mercati internazionali.
Il peso degli investitori esteri e le mosse future
Gli strateghi della Deutsche Bank hanno infine messo in evidenza un problema strutturale per il dollaro: “Gli stranieri non acquistano più sufficienti attività in dollari per finanziare l’enorme deficit delle partite correnti degli Stati Uniti. Non devono vendere asset per indebolire il dollaro: basta dire ‘no grazie’ a chi vuole piazzarne di più”.
Gli indicatori ad alta frequenza dei flussi valutari confermano questa tendenza, che potrebbe continuare a spingere l’euro verso nuovi massimi nei prossimi mesi, a seconda dell’evoluzione delle politiche tariffarie, monetarie e fiscali su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Redazione