All’Università di Osaka eseguite riduzioni selettive nei casi di gravidanze plurime ad alto rischio. Una pratica clinica rara in Giappone, ora al centro di un innovativo studio sperimentale.
L’ospedale dell’Università di Osaka sta eseguendo interventi chirurgici per ridurre il numero di feti nelle gravidanze multiple a rischio, una decisione che ha sorpreso l’opinione pubblica, dato che in Giappone le istituzioni sanitarie tendono da sempre a mantenere massima riservatezza su pratiche cliniche delicate.
La riduzione della gravidanza multifetale, nota anche come riduzione selettiva, viene attuata quando la gravidanza multipla è indotta da trattamenti per la fertilità con farmaci per l’induzione dell’ovulazione. Secondo la legge giapponese sulla salute materna, tale procedura non è considerata un aborto.
Un precedente scientifico e clinico: il primo studio giapponese
Già nel 2003 un comitato del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare aveva stabilito che la riduzione multifetale era consentita per proteggere la vita delle madri e dei bambini, raccomandando tuttavia un’attenta valutazione caso per caso.
Masayuki Endo, vicedirettore del Centro per la diagnosi e il trattamento fetale dell’Università di Osaka, ha annunciato, durante un congresso della Japan Society of Perinatal and Neonatal Medicine, che nel 2024 il suo team ha realizzato i primi interventi nell’ambito di uno studio clinico giapponese.
I numeri dello studio clinico
Lo studio clinico si è svolto tra fine marzo e dicembre 2024, su 10 donne incinte, tra i 20 e i 40 anni, portatrici di tre o più feti oppure di gemelli in condizioni materne complicate.
Tra l’undicesima e la tredicesima settimana di gravidanza – quando il rischio di aborto spontaneo è più basso – è stato inserito un ago nell’addome della gestante per iniettare un farmaco nel cuore del feto selezionato per la riduzione.
Una settimana dopo la procedura, è stato verificato l’esito:
- Riduzione fetale avvenuta in tutti i casi
- Tasso di sopravvivenza degli altri feti: 89,5%
- Impatto minimo sui feti non selezionati
Il team ha definito il metodo “altamente affidabile”, pur sottolineando la necessità di supporto psicologico a lungo termine per le donne, molte delle quali avevano sintomi depressivi pre-procedura.
Un problema crescente nei trattamenti per la fertilità
I feti multipli sono sempre più frequenti nei casi di trattamenti per l’infertilità, ma sono anche associati a complicanze gravi come:
- Parto pretermine
- Ipertensione indotta dalla gravidanza
- Elevato rischio per la madre e per i bambini
In Giappone, la clinica di maternità di Suwa, nella prefettura di Nagano, aveva già eseguito una riduzione multifetale nel 1986, ma da allora non sono mai state definite linee guida chiare sulla pratica e sulla gestione post-operatoria.
Una scelta etica e clinica complessa
Lo studio clinico condotto all’Università di Osaka ha ricevuto l’approvazione da un comitato etico interno, e ha portato alla decisione di eseguire riduzioni solo nei casi di tre o più feti, oppure di gemelli con gravi patologie materne (ad esempio cardiopatie).
La selezione dei feti da ridurre avviene sulla base dell’impatto clinico sugli altri feti e sulla salute materna. Non vengono condotti test genetici o di genere a fini selettivi.
“Le discussioni sulla questione sono in fase di stallo, nonostante la crescente necessità di questi interventi”, ha affermato Endo. “Le donne incinte possono provare un senso di colpa, poiché la procedura non è socialmente accettata. Il nostro obiettivo è rendere la riduzione multifetale un’opzione reale per le famiglie che affrontano gravidanze complesse”.
Redazione