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L’era dell’invisibilità in fondo al mare finisce: come l’intelligenza artificiale, i droni navali e i nuovi sensori stanno rendendo sempre più visibili i sottomarini

 
L’era dell’invisibilità in fondo al mare finisce: come l’intelligenza artificiale, i droni navali e i nuovi sensori stanno rendendo sempre più visibili i sottomarini
Redazione

Dall’ASW tradizionale all’oceano «connesso»: le flotte navali stanno abbracciando veicoli autonomi, fibre ottiche e magnetometri quantistici per ridurre drasticamente i rifugi sottomarini.

Per un secolo, l’oceano è stato il rifugio ideale per chi desiderava scomparire. Dagli U-Boot della Prima Guerra Mondiale ai colossi a propulsione nucleare che solcano le profondità marine di oggi, i sottomarini hanno prosperato grazie ad un semplice principio: la furtività.

Le onde sonore viaggiano più lontano e più velocemente nell’acqua rispetto alle onde luminose o radar. Ciò significa che il suono è il modo più efficace per rilevare oggetti sott’acqua. La moderna guerra antisommergibile (Anti-Submarine Warfare, ASW) è un continuo gioco al gatto e al topo che consiste nel rilevare, tracciare e scoraggiare i sottomarini nemici. Poiché il suono è l’unico linguaggio affidabile dell’oceano, l’ASW è stata principalmente una gara di ascolto.

Ma le regole del gioco stanno cambiando. I progressi nell’intelligenza artificiale (IA), nelle reti di sensori e nei veicoli autonomi stanno erodendo il monopolio acustico di cui un tempo godevano i sottomarini. Una nuova generazione di macchine instancabili, collegate in rete e sempre più intelligenti, sta iniziando a pattugliare i mari, e questo promette un futuro in cui anche il sottomarino più silenzioso avrà più difficoltà a rimanere invisibile (secondo l’analisi del prof. David Stupples della St. George’s University di Londra).

Ecco come cambia lo scenario

1. Nuovi sensori non acustici – Man mano che il paesaggio sonoro dell’oceano diventa più affollato, le marine militari si rivolgono sempre più a metodi non acustici. Queste tecnologie rilevano non tanto il rumore di un sottomarino, quanto gli effetti che esso genera. Per esempio, i satelliti dotati di radar ad apertura sintetica (SAR) sono in grado di individuare sottili increspature e gradienti di temperatura sulla superficie del mare causati dal movimento sottomarino. Inoltre, magnetometri quantistici emergenti — che sfruttano la meccanica quantistica — promettono migliorie sensibili nella rilevazione di perturbazioni nel campo magnetico terrestre causate dallo scafo in acciaio di un sommergibile. Fino a poco tempo fa i magnetometri erano limitati dalla fisica e dalla distanza; ora sciami di magnetometri su aerei, USV o droni subacquei potrebbero spingere la portata di rilevamento a decine di chilometri.

2. Fibre ottiche come “fono-cavi” oceanici – Una tecnica chiamata Distributed Acoustic Sensing (DAS) potrebbe trasformare i normali cavi sottomarini, oggi utilizzati per il traffico Internet, in sensori di vibrazione. Misurando variazioni di tensione nelle fibre ottiche è possibile registrare onde di pressione generate dal passaggio di un sottomarino. Ciò significa che un singolo cavo transoceanico potrebbe diventare un enorme microfono sottomarino, permettendo di rilevare un sommergibile che attraversa un bacino oceanico.

3. Veicoli autonomi in mare – Al centro della rivoluzione nell’ASW vi sono i veicoli di superficie senza equipaggio (Uncrewed Surface Vehicles, USV). Queste imbarcazioni autonome, da piccoli pattugliatori solari a grandi navi di lunga durata, possono operare settimane o mesi in mare. Dotate di sonar, radar, magnetometri e collegamenti di comunicazione, gli USV diventano nodi mobili di una rete globale di sensori in grado di ascoltare, apprendere e adattarsi in tempo reale. Un esempio: il trimarano autonomo Sea Hunter della Marina USA, già in grado di tracciare un sottomarino diesel-elettrico per lunghi periodi senza intervento umano. Wikipedia+1

Ma è l’integrazione dell’IA con l’autonomia che ridefinisce il quadro. Un singolo USV, per quanto sofisticato, può osservare solo una piccola porzione di oceano. Uno sciame di centinaia di veicoli, ciascuno che comunica via satellite, laser o collegamento acustico, può condividere informazioni e agire in modo cooperativo, coprendo vaste aree con efficienza impensabile fino a poco tempo fa.

L’IA come punto di svolta

L’IA consente operazioni che gli umani o i sistemi tradizionali non possono sostenere. Fonde dati provenienti da molteplici fonti e costruisce un quadro coerente: una singola anomalia acustica può significare poco, ma se combinata con dati termici, magnetici, ottici e fibre ottiche, può generare un rilevamento altamente affidabile. Secondo recenti analisi, l’IA può spostare l’ASW da un approccio prevalentemente reattivo a uno predittivo, prevedendo zone a rischio, pattern di navigazione e movimenti probabili dei sottomarini nemici. Naval Institute+2Orf Online+2

L’elemento umano resta importante: l’operatore non scompare, ma il suo ruolo si sposta dalla fase di rilevamento manuale alla supervisione strategica e alla gestione della fiducia nei sistemi autonomi. Le marine stanno investendo in IA “spiegabile” (explainable AI) per assicurare che gli esseri umani comprendano le raccomandazioni del sistema e possano intervenire quando necessario.

Un oceano “trasparente” entro il 2030?

Entro il 2030, gli oceani del mondo potrebbero diventare quasi trasparenti ai sensori, analogamente a quanto è accaduto con i cieli ai radar nel XX secolo. Con l’aiuto dell’IA, più trasmettitori e ricevitori — montati su navi, aerei e USV — saranno in grado di triangolare le posizioni dei sottomarini in tempo reale. Sciami di veicoli subacquei autonomi (UUV) pattuglieranno le zone costiere e trasmetteranno dati alle imbarcazioni di superficie. I satelliti segnaleranno anomalie alle reti di sensori locali. L’infrastruttura in fibra ottica che copre il fondale marino potrà fungere da rete globale di microfoni sottomarini.

Naturalmente, la visione non è priva di ostacoli: l’oceano è straordinariamente complesso — gradienti di temperatura, strati di salinità, correnti e la topografia del fondale distorcono segnali e confondono algoritmi. Ma con ogni miglioramento nell’IA, nei modelli fisici e nella potenza di calcolo, questi ostacoli si riducono.

Nel frattempo i sottomarini stessi si preparano a rispondere: potremmo vedere scafi con materiali che lasciano firma termica o acustica minima, droni esca per confondere i sistemi di rilevamento, profondità maggiori o velocità ridotte per eludere la sorveglianza su vasta scala. Alcuni analisti prevedono che i sottomarini opereranno sempre più come droni autonomi in grado di saturare le difese grazie al loro numero elevato.

Implicazioni strategiche profonde

I sottomarini hanno da lungo rappresentato la pietra angolare della deterrenza nucleare e della proiezione di potenza segreta. La loro capacità di “scomparire” sotto le onde ha dato alle nazioni la libertà di manovra. Ma se quell’invisibilità viene ridotta — o eliminata — le implicazioni strategiche sono enormi. In uno scenario in cui l’oceano diventa «visibile», la deterrenza potrebbe cambiare: da una maggiore stabilità (meno incentivi per attacchi a sorpresa) a una nuova instabilità, se le nazioni si affrettano a preservare la segretezza con contromisure sempre più costose.

In sintesi, il sottomarino resterà un’arma formidabile — ma non potrà più muoversi invisibile. L’oceano, un tempo ultima frontiera nascosta dell’umanità, si sta trasformando negli occhi delle macchine.