I dati CPI USA di giugno 2025 mostrano un'inflazione sotto controllo. La Fed resta attendista a causa dei dazi. Ecco tutti i numeri chiave
di Luca Lippi
Come spesso accade, la lettura dei dati – attesissimi – della CPI Usa sono oggetto di interpretazioni arbitrarie da parte di chi dovrebbe limitarsi a fare cronaca. Qui offriamo una lettura professionale della relazione tecnica senza commentare – come si faceva un tempo -. L'ultimo dato sull'inflazione americana, uno degli indicatori economici più attesi del mese, è stato pubblicato. La notizia è positiva: i prezzi al consumo (CPI) mostrano una crescita contenuta, suggerendo che l'inflazione è sotto controllo. Tuttavia, nonostante questi numeri incoraggianti, la Federal Reserve non sembra pronta a tagliare i tassi di interesse a settembre. Vediamo perché questa apparente contraddizione è la chiave per capire i mercati oggi.
Cosa sono i dati CPI e cosa ci dicono?
L'indice dei prezzi al consumo (dall'inglese CPI, Consumer Price Index) misura la variazione media dei prezzi di un paniere di beni e servizi acquistati dalle famiglie, come cibo, trasporti, abbigliamento e affitti. È il principale indicatore dell'inflazione. Si analizzano due versioni principali:
- CPI Headline che è l'inflazione totale, che include anche i beni con prezzi molto volatili come l'energia e gli alimentari.
- CPI Core che è l'inflazione "di fondo", che esclude energia e alimentari per dare una visione più stabile del trend sottostante.
- CPI Headline (mensile): +0,3 per cento (in linea con le previsioni)
- CPI Core (mensile): +0,2 per cento (un risultato migliore del +0,3 per cento atteso).
- CPI Core (annuale): +2,9 per cento (esattamente come previsto).
Per il quinto mese di fila, l'inflazione "core" è risultata più bassa del previsto. Questo è un segnale molto positivo, perché indica che la pressione sui prezzi si sta indebolendo in modo costante. In una situazione “normale”, dati come questi spingerebbero la Fed a tagliare i tassi di interesse. Un'inflazione bassa, infatti, dà alla banca centrale il via libera per abbassare il costo del denaro, stimolando così l'economia, i prestiti e gli investimenti. Ma il contesto attuale non è normale. Il vero problema all'orizzonte non è l'inflazione di oggi, ma quella di domani, minacciata da un fattore esterno: i dazi commerciali.
Perché la Fed non taglia i tassi
L'amministrazione Trump ha annunciato una nuova serie di tariffe doganali su beni importati, che entreranno in vigore il primo agosto. Ecco perché la Fed è costretta a rimanere in attesa. I rischi al vaglio della Fed sono due: Rischio di Inflazione Futura, cioè i dazi aumentano il costo dei prodotti importati. Questo aumento potrebbe trasferirsi sui prezzi al consumo, facendo risalire l'inflazione tra qualche mese.
Incertezza Totale, cioè nessuno sa con certezza quale sarà l'impatto reale di queste tariffe. Come sottolinea Ed Al-Hussainy di Columbia Threadneedle, gli effetti delle politiche commerciali si manifestano con ritardi lunghi e imprevedibili. Per questi motivi la Fed deve evitare errori, non può permettersi di tagliare i tassi oggi (mossa "dovish", ovvero accomodante e favorevole a tassi bassi) per poi essere costretta a un brusco ripensamento tra 3-6 mesi se l'inflazione dovesse ripartire a causa dei dazi.
In sintesi, anche se i dati attuali sono "amici" di un taglio dei tassi, la Fed non agirà finché non avrà un quadro più chiaro degli effetti delle nuove tariffe. Questa chiarezza non arriverà prima dell'autunno.
Dati CPI giugno 2025: cosa dicono i numeri
Analizzando i dettagli del rapporto CPI, emergono segnali contrastanti che confermano questo clima di incertezza:
Le buone notizie (segnali disinflazionistici). Prezzi delle uova: -7,4 per cento in un solo mese. Assicurazioni auto: +6,1 per cento su base annua, il ritmo di crescita più basso da due anni. Tariffe aeree, auto nuove e usate: tutte in calo, alleggerendo la pressione sui consumatori.
I campanelli d'allarme. Abbigliamento e beni tecnologici: mostrano lievi aumenti di prezzo. Potrebbe essere un primo, timido segnale dell'impatto dei dazi già esistenti o attesi? Abitazione: il costo degli alloggi (+0,2 per cento mensile) continua a essere il principale motore dell'inflazione, anche se con una spinta modesta. Il quadro generale è buono, ma sotto la superficie si notano le prime tensioni sui beni più esposti al commercio internazionale.
La reazione dei mercati
I mercati finanziari hanno reagito in modo composto ma cauto, riflettendo esattamente il dilemma della Fed. Obbligazioni (Treasury): Il rendimento dei titoli di Stato a 2 anni è sceso leggermente. Questo indica che gli investitori si aspettano tassi più bassi in futuro, ma senza fretta. Azioni (S&P 500 e Nasdaq): Il mercato azionario (in gergo, equity) ha reagito positivamente, perché un'inflazione bassa è un'ottima notizia per i profitti aziendali.
Dollaro (DXY): L'indice del dollaro, che ne misura il valore contro un paniere di altre valute, si è mostrato stabile. L'incertezza impedisce di prendere una direzione netta. Previsioni sui Tassi (Futures sui Fed Funds): Questi strumenti finanziari, usati dagli operatori per scommettere sulle future mosse della Fed, continuano a prezzare con alta probabilità un solo taglio dei tassi entro la fine dell'anno, a dicembre.
La Fed in attesa, mercati pazienti
Il dato sull'inflazione di giugno è una vittoria a metà. Ha confermato che il problema principale dell'economia americana non è più la crescita dei prezzi, ma l'incertezza generata dalle politiche commerciali. La Fed resta in Pausa di Riflessione: La banca centrale manterrà un atteggiamento attendista. Il vero ostacolo non è l'economia, ma la politica. I Mercati Navigano a Vista: Anche gli investitori rimangono prudenti, in attesa di capire la reale portata deidazi.
Il prossimo bivio
Se anche i dati di luglio dovessero confermare questo trend di inflazione debole, la pressione sulla Fed per tagliare i tassi a settembre diventerebbe fortissima, dazi o non dazi. La direzione sembra chiara (verso tassi più bassi), ma il percorso per arrivarci è tortuoso per cause politiche. Per ora, la parola d'ordine per la Fed e per gli investitori è una sola: pazienza.