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Italia e Svizzera, sfruttare di più il potenziale di collaborazione

 
Italia e Svizzera, sfruttare di più il potenziale di collaborazione

Roberto Balzaretti, 60 anni compiuti da qualche mese, ticinese nativo di Mendrisio ma originario di Ligornetto, dopo aver rappresentato il suo Paese in Francia, dall’inizio di quest’anno è ambasciatore della Svizzera in Italia.

di Pietro Romano

Ambasciatore, lei ha avuto esperienze importanti da rappresentante diplomatico della Svizzera, prima nelle trattative con l’Unione europea e poi a Parigi. Che cosa significa per lei l’arrivo a Roma?

Su un piano personale, sono entusiasta di poter coronare il mio cursus diplomatico in Italia. L’Italia e la Svizzera sono più di partner economici e commerciali. I legami storici, culturali e umani hanno forgiato nei decenni una comunità di valori sulla quale possiamo costruire le azioni del futuro. Le soluzioni di prossimità acquistano particolare rilevanza e sono un possibile antidoto alle turbolenze planetarie. Vorrei continuare a lavorare in questa direzione sulla traccia di chi mi ha preceduto nelle rappresentanze diplomatiche e consolari e nei ministeri. E non dimentico la società civile e tutte le persone appassionate che da anni si impegnano per la buona relazione tra la Svizzera e l’Italia. Stiamo già elaborando delle iniziative in tutta Italia volte a evidenziare questo stretto legame e a mostrare il volto moderno e innovativo della Svizzera.

Quali sono, a suo parere, i punti di maggiore attrazione tra Svizzera e Italia? Ed esistono motivi di divergenze?

Nell’attuale era caratterizzata dalla trasformazione digitale e dagli sviluppi legati all’intelligenza artificiale, la ricerca scientifica e la capacità d’innovazione appaiono fondamentali. La Svizzera, tramite i suoi istituti di ricerca, i due politecnici federali che si classificano tra i più virtuosi al mondo e le università, beneficia di una vasta rete di collaborazioni internazionali. Grazie al programma Horizon Europe, ricercatori svizzeri e italiani collaborano a oltre settecento progetti. La collaborazione, basata su valori condivisi e interessi comuni, può essere rafforzata attraverso un dialogo costante e progetti congiunti nei settori dell'innovazione, della ricerca scientifica e della formazione accademica. I tessuti economici e commerciali dei nostri Paesi sono legati e godono d’importanti sinergie, che possono essere sfruttate per incentivare la collaborazione economica, gli investimenti privati e i partenariati commerciali. Ritengo che in questi ambiti le forze di attrazione siano importanti e d’attualità. Facendo riferimento alle possibili divergenze, è inevitabile che ne esistano tra vicini con legami tanto stretti quanto quelli intrattenuti tra Svizzera e Italia. Meritano un dialogo costante. Constato una volontà condivisa di trovare soluzioni efficaci e coerenti.

Svizzera e Italia nell’immaginario sono due Paesi quasi parenti. Con la lingua italiana, tra le altre cose, a unire i due Stati. E’ così anche nella realtà della politica e dell’economia?

Come ha accennato, Svizzera e Italia sono Paesi legati non solo nell’immaginario ma anche nella realtà. La lingua italiana è un ponte fondamentale, una delle lingue ufficiali della Svizzera, insieme al tedesco e al francese, e rafforza il nostro dialogo quotidiano. A livello politico, la collaborazione è intensa e costante, favorita dalla vicinanza geografica, dai quasi 800 chilometri di confine in comune e dalla condivisione dei valori europei. Sul piano economico, i nostri Paesi sono partner strategici: l’Italia è il quarto partner commerciale della Svizzera e quest’ultima è il settimo maggior investitore estero in Italia. Viceversa, la Svizzera è il quinto Paese di destinazione dell’export italiano in ordine di valore: in Svizzera si esportano prodotti Made in Italy in egual misura rispetto alla somma delle esportazioni italiane verso Brasile, India, Cina e Sud Africa. Tra i due Paesi, ogni settimana, vengono scambiati merci e servizi per un valore di oltre un miliardo di euro. Le regioni di confine testimoniano ogni giorno tale stretta cooperazione: gli scambi commerciali tra queste costituiscono il 40% degli scambi totali e i legami sociali e culturali sono vivaci, rinsaldati dagli oltre 52mila cittadini svizzeri residenti in Italia e dai quasi 640mila cittadini italiani in Svizzera, molti dei quali possiedono la doppia nazionalità. In sintesi, la relazione tra Svizzera e Italia è solida, concreta e ricca di prospettive per il futuro.

Esistono dossier aperti tra Svizzera e Italia? 

Non nel senso di contenziosi. Piuttosto di sfide comuni, come quelle dettate dal cambiamento climatico. Nelle regioni di alta montagna tratti significativi del confine italo-svizzero sono definiti dalla linea spartiacque rappresentata dal crinale dei ghiacciai. Con lo scioglimento dei ghiacciai, questi elementi naturali evolvono e ridefiniscono il confine nazionale. A questo proposito, lavoriamo a una rettifica della frontiera nelle zone alpine della Testa Grigia/Plateau Rosa. Di fronte alle turbolenze mondiali, si riflette insieme anche in materia di approvvigionamento energetico. Nel 2023 è stato sottoscritto tra l’Italia e la Svizzera un accordo sulla garanzia di approvvigionamento di gas che assicura l'attuazione di un accordo commerciale tra la piattaforma energetica svizzera OpenEP e l'impresa italiana dell'energia Eni. Questo accordo permetterebbe alla Svizzera di importare gas tramite l'Eni, qualora l'importazione di gas dalla Germania venisse interrotta, e dimostra la capacità svizzera di iscriversi in un’ottica di collaborazione e solidarietà in seno all’Europa. L’accordo è oggi in attesa di ratifica da parte italiana. Ci dedichiamo poi al miglioramento dei trasporti transnazionali ferroviari e stradali e alle questioni relative ai lavoratori frontalieri.

La partita dei frontalieri è definitivamente chiusa?

La nuova intesa fiscale sui lavoratori frontalieri pone basi moderne e reciproche in questo ambito. L’Accordo relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri e un Protocollo che modifica la Convenzione tra la Svizzera e l’Italia per evitare le doppie imposizioni fiscali sono entrati in vigore nel 2023 e sono applicabili a partire dal 1° gennaio 2024. Il nuovo Accordo sui frontalieri, che sostituisce l’Accordo del 1974, migliora la precedente regolamentazione sull’imposizione dei lavoratori frontalieri e contribuisce al mantenimento dei buoni rapporti tra i due Paesi. Permangono da finalizzare alcuni dettagli relativi all’applicazione dell’Accordo, come le modalità di telelavoro per i lavoratori frontalieri. Attualmente è in vigore un protocollo temporaneo che disciplina il telelavoro: fino al 25% dell’attività lavorativa può essere eseguita al proprio domicilio. La soluzione definitiva dovrà essere ancora ratificata dal Parlamento italiano. La zona di frontiera è una regione integrata, destinata a crescere insieme. A noi il compito di garantire le condizioni quadro.

Quali sono le priorità da affrontare per migliorare ulteriormente i rapporti tra Svizzera e Italia?

Una tra la priorità che sta a cuore a molti da entrambi i lati del confine è lo sviluppo della mobilità sostenibile. Il 90% dei trasporti di merci che attraversano le Alpi svizzere circola da o verso l’Italia e i porti italiani si posizionano come sbocchi marittimi strategici per la Svizzera. A livello concreto, il potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria per il trasporto di passeggeri e merci consentirà di ridurre i tempi di percorrenza tra Zurigo e Milano e di trasferire su rotaia il trasporto delle merci. A questo proposito, in territorio svizzero, la Confederazione ha realizzato negli ultimi anni due grandi opere di cruciale importanza nei collegamenti su rotaia tra il nord e il sud delle Alpi: a oggi sono operative la galleria di base del Lötschberg e il tunnel di base del San Gottardo, conosciuto anche come Alptransit, che con i suoi 57 chilometri di lunghezza si attesta come la galleria ferroviaria più lunga al mondo. Nella medesima ottica, entro il 2028 la Svizzera investirà in Italia 148 milioni di euro per creare un corridoio ferroviario in grado di permettere il transito di convogli di merci e carichi con altezza di quattro metri e assicurare così l’efficienza di un sistema logistico intermodale tra i due Paesi. Creiamo le condizioni per favorire l’apertura di linee di autobus regionali transfrontaliere, il cosiddetto cabotaggio nei servizi di trasporto regionali. A questo proposito, è stato firmato un accordo tra la Svizzera e l’Italia nel novembre 2024 affinché i Cantoni e le Regioni italiane possano offrire un servizio di trasporto pubblico con autobus attrattivo e orientato alle esigenze della clientela nella regione di confine.

Se parliamo di priorità, l’altro tema caratterizzante la nostra contemporaneità è la migrazione. L’anno scorso Svizzera e Italia hanno firmato a Roma l’accordo per l’attuazione di progetti nel quadro del secondo contributo svizzero con lo stanziamento di 20 milioni di franchi per finanziare l’alloggio e l’assistenza in Italia per i richiedenti asilo minorenni non accompagnati. Un contributo importante. Con quale obiettivo?

Il secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell'Unione europea è uno strumento della politica europea della Svizzera. Con il credito quadro per la migrazione, la Svizzera intende contribuire a rafforzare la gestione della migrazione in Europa. L’Italia è particolarmente toccata dalla migrazione irregolare verso l’Europa attraverso le rotte dei Balcani e del Mediterraneo centrale. Nel 2024, il numero degli arrivi è diminuito ma il potenziale migratorio resta comunque elevato. Molti migranti giungono in Italia in condizioni di salute sempre più precarie anche a causa delle violenze subite lungo le rotte migratorie. È un dato di fatto inquietante. Con questo contributo, la Svizzera dimostra solidarietà a un Paese confinante e all'intera Ue. L'evoluzione delle domande d'asilo in Svizzera dipende in larga misura dalla migrazione nell'area del Mediterraneo, nonché dalla capacità di accoglienza e dalla gestione della migrazione da parte degli Stati situati lungo le rotte migratorie. Svizzera e Italia intendono intensificare il dialogo relativo a temi legati alla migrazione, in particolare le procedure d’asilo e il ritorno volontario, come il Consigliere federale Beat Jans e il ministro Matteo Piantedosi hanno riaffermato durante il loro incontro a Chiasso il 25 novembre 2024.