Il caso di Ibtissam Lachgar scuote l’opinione pubblica e accende il dibattito sulla libertà di espressione, i diritti delle donne e delle comunità LGBTQ in Marocco
Una fotografia con addosso una maglietta con la scritta “Allah è lesbica”, mostrata sui social, è costata una condanna a trenta mesi di reclusione a una delle più note femministe del Marocco, con una sentenza che ha allarmato i gruppi per la difesa dei diritti.
Un tribunale ha condannato Ibtissam Lachgar per blasfemia. Secondo i giudici è colpevole di avere violato l’articolo del codice penale marocchino che vieta di offendere la monarchia o l’Islam.
Gli avvocati della femminista hanno annunciato di voler presentare appello.
Libertà di espressione sotto accusa
“Non solo questo verdetto è ingiusto, ma minaccia anche la libertà di parola e di opinione”, ha dichiarato Hamid Sikouk dell’Associazione marocchina per i diritti umani.
All’udienza di mercoledì, Lachgar – in stato di detenzione da un mese – si è presentata in aula indossando un velo e appariva provata. Ha detto al giudice di non avere intenzione di offendere l’Islam, sostenendo che la maglietta rifletteva un messaggio politico: uno slogan usato contro le ideologie sessiste e la violenza contro le donne.
“Dio non è solo per i musulmani, ma anche per i cristiani e gli ebrei. Non vedo alcuna offesa all’Islam in quella pubblicazione”, ha affermato l’avvocato El Guellaf in aula. “Io stesso sono musulmano, e non mi sento offeso per questo”.
Un altro avvocato, Souad Brahma, capo dell’Associazione marocchina per i diritti umani, ha avvertito di un arretramento delle libertà civili e ha sottolineato che la sua cliente stava parlando di religioni in generale, non dell’Islam.
La difesa ha sostenuto che indossare la maglietta rientra nella libertà di espressione, un diritto costituzionale in Marocco, definendo le accuse incostituzionali.
Una vita da attivista
Nota per l’attivismo provocatorio, Lachgar, 50 anni, è una psicologa e co-fondatrice del Movimento Alternativo per le Libertà Individuali (MALI). È una delle voci più schiette e attive nella difesa dei diritti delle donne e delle comunità LGBTQ in Marocco.
Il suo arresto ha polarizzato l’opinione pubblica: per alcuni si tratta di una giusta risposta a una provocazione, per altri rappresenta una violazione della democrazia e della libertà di parola.
Sebbene il Marocco sia considerato politicamente moderato rispetto ad altri Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, le relazioni tra persone dello stesso sesso sono illegali e alcune affermazioni di pensiero possono portare a accuse penali.
Lachgar ha chiesto la depenalizzazione del sesso fuori dal matrimonio, che resta illegale. Già più di dieci anni fa aveva fatto notizia organizzando una manifestazione di baci davanti al Parlamento di Rabat, a sostegno di due adolescenti accusati di indecenza per una foto sui social.