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Nuova terapia per il diabete di tipo 1: svolta svedese

 
Nuova terapia per il diabete di tipo 1: svolta svedese
Redazione

Una nuova terapia per il diabete di tipo 1 potrebbe rivoluzionare il trattamento della malattia e migliorare la qualità di vita di milioni di pazienti.

Nel dicembre 2024, un quarantaduenne svedese ha ricevuto diciassette iniezioni di cellule pancreatiche modificate, parte di una terapia sperimentale per combattere il diabete di tipo 1, una patologia che rappresenta circa il 10% dei casi di diabete. Questa forma, di origine autoimmune, si manifesta in modo aggressivo e porta l’organismo ad auto-danneggiare le cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina necessaria per regolare i livelli di zucchero nel sangue.

Dal 1921, grazie alla scoperta dell’insulina, i pazienti hanno potuto compensare la carenza ormonale attraverso iniezioni quotidiane, ma il controllo glicemico può rimanere complesso, anche con l’uso di sensori avanzati, pompe automatiche e insuline a rilascio prolungato. Negli ultimi vent’anni è stata introdotta anche la possibilità di trapianto delle isole di Langerhans, responsabili della funzione endocrina del pancreas. Tuttavia, questo intervento è raro, complesso e richiede terapie immunosoppressive a vita, con effetti collaterali rilevanti.

L’obiettivo della nuova terapia è iniettare cellule produttrici di insulina invisibili al sistema immunitario, eliminando la necessità di soppressione farmacologica e riducendo i rischi. Secondo uno studio pubblicato dal The New England Journal of Medicine e ripreso da Science il 4 agosto 2025, le cellule trapiantate sono sopravvissute per almeno tre mesi, iniziando a rilasciare insulina senza essere distrutte dal sistema immunitario.

Il dottor Bernhard Hering, specialista in trapianti alla University of Minnesota Twin Cities, ha espresso entusiasmo per i risultati, pur sottolineando la necessità di ulteriori test clinici e follow-up a lungo termine.

Anche la dottoressa Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana di Diabetologia, ha commentato: "Se questo approccio verrà confermato, potrà rendere il trapianto di isole o di cellule pancreatiche una possibilità concreta per un numero molto più ampio di pazienti, migliorando la sicurezza e la qualità della vita, grazie all'eliminazione dei rischi legati all'immunosoppressione e alla possibilità di liberarsi dalle iniezioni quotidiane di insulina".