Con l'approvazione di tre leggi storiche, gli Stati Uniti pongono le basi per la regolamentazione delle criptovalute. Il "Genius Act" apre le porte a un mercato miliardario per le stablecoin, ma gli enormi interessi personali del Presidente nel settore gettano un'ombra di conflitto di interessi. Mentre le grandi banche temono per il loro futuro, una legge blocca sul nascere il "dollaro digitale" per proteggere la privacy dei cittadini.
Una settimana che potrebbe cambiare per sempre il volto della finanza globale. Quella che a Washington è stata soprannominata la "Crypto Week" si è conclusa con un risultato epocale: l'approvazione di tre leggi che, per la prima volta, disegnano un quadro normativo chiaro per il mondo delle criptovalute. Un messaggio inequivocabile al mercato: il gioco è cambiato. Non si tratta di semplici tecnicismi, ma di norme destinate a definire chi controllerà il denaro del futuro e, soprattutto, con quale livello di trasparenza.
Il "Genius Act”
Al centro della rivoluzione si trova il "Genius Act", una legge che mira a regolamentare le cosiddette stablecoin. COSA SONO LE STABLECOIN? Si tratta di criptovalute il cui valore è progettato per rimanere stabile, poiché è "ancorato" a un bene di riferimento, solitamente una valuta tradizionale come il dollaro statunitense. Funzionano come gettoni digitali che promettono di valere sempre, ad esempio, un dollaro, facilitando scambi e pagamenti senza la volatilità tipica di altre criptovalute come Bitcoin.
La nuova legge impone una regola ferrea: chiunque emetta una stablecoin legata al dollaro deve dimostrare di possedere riserve reali equivalenti, ovvero un vero dollaro in cassa (o titoli di Stato a breve termine) per ogni dollaro digitale creato. Questa mossa è vista come un modo per "mettere fondamenta di cemento armato" sotto un mercato che, secondo gli analisti, potrebbe esplodere dagli attuali 265 miliardi di dollari a 3.700 miliardi entro il 2030, rendendolo appetibile per investitori istituzionali e banche.
Tuttavia, la legge è avvolta da un pesante alone di polemiche. Fonti autorevoli come Bloomberg, Forbes e Politico hanno evidenziato come il presidente Donald Trump e la sua famiglia abbiano massicci interessi finanziari nel settore. L'impero di Trump si è trasformato in una vera e propria macchina da guerra crypto: la sua azienda ha raccolto 2,5 miliardi per investimenti in Bitcoin, mentre il figlio ha registrato profitti per quasi un miliardo in nove mesi da piattaforme social basate su criptovalute. Con un patrimonio personale stimato ora in 5,6 miliardi di dollari, la spinta del Presidente per una legge che favorisce un settore in cui è così esposto solleva un palese conflitto di interessi. L'approvazione stessa della legge è stata un'odissea politica. Dopo dieci ore di stallo alla Camera a causa dell'opposizione dei conservatori più radicali, che denunciavano un'eccessiva ingerenza federale, è stato l'intervento diretto di Trump a sbloccare la situazione. Il risultato finale, 308 voti a favore e 122 contrari, con un sostegno bipartisan, nasconde una vittoria politicamente fragile, costruita su interessi personali difficili da ignorare.
La guerra delle banche e la minaccia delle stablecoin
La regolamentazione delle stablecoin non preoccupa solo i politici. I vertici dei colossi bancari americani, da Jamie Dimon di JP Morgan a Brian Moynihan di Bank of America, hanno lanciato l'allarme. La loro preoccupazione è concreta: se i cittadini possono trasferire valore istantaneamente e a costi bassissimi tramite stablecoin, senza passare per un intermediario bancario, l'intero modello di business della finanza tradizionale è a rischio. Le stablecoin potrebbero drenare miliardi di dollari dai depositi bancari, spostandoli verso i wallet digitali (portafogli elettronici per la gestione di criptovalute). Con un quadro normativo chiaro, il passo successivo potrebbe essere l'emissione di carte di credito legate a stablecoin, il pagamento di stipendi e l'uso quotidiano di token digitali. La finanza sta passando dalla fase di speculazione a quella di sistema integrato.
Chiarezza e controllo: le altre due leggi approvate
La "Crypto Week" non si è fermata al "Genius Act". Altre due leggi completano il quadro:
Il "Clarity Act"Questa legge tenta di risolvere una delle questioni più spinose: a chi spetta la vigilanza sul mondo crypto? Il potere viene diviso tra due agenzie federali:
La SEC (Securities and Exchange Commission), l'autorità che vigila sui mercati finanziari e sui titoli (come le azioni). Manterrà il controllo sulle criptovalute che funzionano come "contratti di investimento", ad esempio quelle emesse da startup per raccogliere fondi.
La CFTC (Commodity Futures Trading Commission), che regola le materie prime (come oro e petrolio). Avrà giurisdizione sulla maggior parte delle criptovalute decentralizzate, come Bitcoin.
Tuttavia, la SEC rimane il "guardiano del cancello": una criptovaluta potrà passare sotto il controllo, generalmente più leggero, della CFTC solo dopo una sua approvazione esplicita.
L'anti-CBDC act
Con un margine risicatissimo (219 voti contro 217), il Congresso ha approvato una legge che vieta alla Federal Reserve (la banca centrale americana) di emettere una CBDC (Central Bank Digital Currency) senza un'esplicita autorizzazione legislativa. COS'È UNA CBDC? A differenza di Bitcoin, che è decentralizzato, una CBDC sarebbe una versione digitale del dollaro emessa e controllata direttamente dal governo. La legge risponde a una profonda preoccupazione per la privacy. Una valuta di Stato digitale darebbe al governo la capacità di monitorare ogni singola transazione di ogni cittadino, creando un potenziale strumento di sorveglianza di massa. Sebbene i sostenitori la presentino come una soluzione per combattere le frodi e modernizzare i pagamenti, i critici la vedono come una minaccia inaccettabile alla libertà finanziaria.
Rivoluzione o business travestito?
Gli Stati Uniti hanno compiuto un passo decisivo, portando le criptovalute fuori dal "Far West" normativo. L'aria che si respira nel settore è di euforia. Eppure, le domande aperte sono più pesanti delle certezze. Quando il regolatore ha interessi miliardari diretti in ciò che regola, quanto è credibile il nuovo sistema? Si sta costruendo un'infrastruttura finanziaria più stabile e accessibile o si sta semplicemente preparando il terreno per la prossima, colossale bolla speculativa?