• Non è solo luce e gas, è l'energia di casa tua.
  • Un museo. Quattro Sedi. IntesaSanPaolo
  • La piattaforma di wealth planning
  • Italpress Agenzia di stampa

Mercati al buio: lo shutdown USA ferma l’America e disorienta la finanza globale

 
Mercati al buio: lo shutdown USA ferma l’America e disorienta la finanza globale
Luca Lippi

Lo Shutdown USA ferma l’America e i mercati restano senza bussola. La mancanza di dati essenziali mette in difficoltà la FED e gli investitori. Mentre l'indice S&P 500 mostra i primi segni di rallentamento dopo una corsa sfrenata, oro e petrolio viaggiano su binari opposti. Il metallo prezioso batte ogni record, l'oro nero crolla in attesa del vertice OPEC+.

LE BORSE REGGONO, MA QUANTO DURERÀ L'INCERTEZZA SENZA DATI VITALI?

Le Borse mondiali continuano a mostrare una certa vitalità, ma si percepisce chiaramente un'esigenza di fermarsi a riflettere. Dopo mesi di crescita quasi ininterrotta, il distacco tra i principali indici azionari e un importante indicatore di stabilità (la media a 200 periodi, usata spesso dai grandi investitori) è diventato così ampio da sollevare qualche preoccupazione.

In un periodo in cui mancano all'appello i "Market Mover" – quegli eventi o quei dati che solitamente muovono i mercati in modo significativo – sembra che gli scambi vadano avanti più per inerzia che per una reale convinzione. La causa principale di questa assenza è il blocco parziale del governo federale negli Stati Uniti, che ha sospeso la pubblicazione di informazioni economiche fondamentali. Parliamo di dati cruciali come quelli sull'occupazione (i "Payrolls"), sull'inflazione (l'Indice dei Prezzi al Consumo, o CPI) e sui prezzi alla produzione (il PPI).

Ci troviamo di fronte a una situazione insolita: sia gli investitori sia la Federal Reserve (la banca centrale americana) sono privi della loro bussola principale. Sono, per così dire, "ciechi ai dati" (data-blind), senza punti di riferimento concreti su cui basare le proprie decisioni. Di conseguenza, gli operatori di mercato procedono a tentoni, e il clima generale appare – e rimane – in sospeso, incerto.

Stranamente, in un primo momento, proprio questa carenza di informazioni sembra aver contribuito a mantenere una calma apparente. Si applica qui il vecchio adagio: "nessuna nuova, buona nuova", nel senso che l'assenza di cattive notizie evita il panico. Ma la domanda è: quanto a lungo potrà durare questa calma fittizia?

S&P 500 MOSTRA SEGNALI DI STANCHEZZA

 

Per quanto riguarda l'S&P 500, l'indice che rappresenta le 500 maggiori aziende quotate negli Stati Uniti, la tendenza generale rimane positiva. Tuttavia, guardando da vicino gli ultimi giorni, si notano alcuni segnali di affaticamento. L'indice si è spinto molto oltre la sua "media a 200 periodi" – un valore di riferimento che indica la salute di lungo periodo e dal quale, se troppo distanti, spesso si torna a "respirare".

A rafforzare questa idea di stanchezza, si registra anche un calo dei volumi di scambio (meno azioni comprate e vendute) e le "candele giornaliere" (gli indicatori grafici dei prezzi) mostrano spesso una "coda superiore" più lunga. Questo significa che i prezzi hanno provato a salire, ma sono poi stati respinti, suggerendo che la spinta all'acquisto sta diminuendo.

 

Non si tratta, attenzione, di un segnale di allarme per un'inversione improvvisa e violenta del mercato. Piuttosto, è come se il mercato stesso stesse chiedendo una "pausa di verifica". Potrebbe aver bisogno di consolidare, cioè di stabilizzarsi per un po', anche solo per "scaricare" gli eccessi accumulati durante la sua rapida crescita. Per questo motivo, un eventuale leggero calo non dovrebbe sorprendere, ma andrebbe visto come una fase naturale di "respiro" per un mercato in salute.

A guardarlo bene, in effetti, il grafico attuale mette un po' di timore, con i prezzi così elevati. In teoria, se l'indice dovesse superare i massimi registrati venerdì, sarebbe un ulteriore segnale di acquisto ("buy"). Tuttavia, entrare nel mercato a questi livelli richiederebbe davvero molto coraggio, vista la situazione.

La buona notizia è che, laddove gli investitori umani potrebbero essere più cauti e tentennare, spesso entrano in gioco i software di trading automatico. Questi programmi, per loro natura, non si lasciano influenzare dall'umore del mercato e, se le loro regole lo impongono, continuano a comprare, fornendo un certo sostegno agli acquisti.

DUE FACCE DI UNA NUOVA INCERTEZZA

Passiamo ora a due materie prime fondamentali, che stanno mostrando andamenti diametralmente opposti, raccontando una storia interessante.

ORO

L'oro sta vivendo un periodo eccezionale, continuando la sua corsa inarrestabile e chiudendo la settimana per la prima volta sopra i 3.900 dollari l'oncia. Un nuovo record assoluto!

Ma perché questo metallo prezioso è così richiesto? C'è una nuova interpretazione, una "narrazione" diversa, che ci aiuta a capirlo. Se storicamente l'oro era visto principalmente come un "porto sicuro" alternativo alle azioni, un rifugio quando le Borse vacillavano, oggi non è più solo questo. La sua ascesa riflette anche un'altra forma di sfiducia: quella verso i titoli di Stato a lunga scadenza.

Oltre al sostegno costante dato dai grandi acquisti delle Banche Centrali (che strutturalmente mantengono alto il suo prezzo), la vera spinta nel breve periodo arriva anche dal timore che i tassi di interesse sui titoli di Stato a lunga scadenza possano tornare a salire.

Chi teme di trovarsi in difficoltà con investimenti a lungo termine – magari per problemi come il rischio legato al debito della Francia o quello ormai fuori controllo degli Stati Uniti – cerca rifugio nell'oro. Magari anche solo per un periodo, non più rivolgendosi solo ad altri strumenti come i TIPS (titoli legati all'inflazione).

È un vero e proprio "cambio di paradigma": l'oro non sale più solo per paura delle Borse, ma per timore dei titoli di Stato. Questa chiave di lettura si inserisce perfettamente nelle attuali relazioni tra i diversi tipi di investimento, che sono molto diverse da quelle del passato.

PETROLIO

Sul fronte opposto, il petrolio sta scendendo. Il calo significativo registrato a fine settimana, che ha rotto un livello di supporto importante, anticipa l'importante riunione dell'OPEC+ prevista per il 5 ottobre. Da questo incontro, infatti, potrebbe arrivare la decisione di aumentare la produzione di greggio già a partire da novembre.

In un contesto dove la domanda di petrolio non è particolarmente forte, una decisione di aumentare l'offerta potrebbe portare a un ulteriore calo dei prezzi. Un risultato che, come sappiamo, è particolarmente desiderato dall'amministrazione statunitense, attenta al costo dell'energia.

In sintesi, due materie prime, due direzioni opposte, ma un unico filo conduttore: il mercato percepisce che qualcosa di profondo sta cambiando. E anche se non sa ancora esattamente cosa e in che misura, si sta già muovendo di conseguenza.

In un panorama così incerto, dove la mancanza di dati essenziali si somma a segnali di stanchezza del mercato e a dinamiche inaspettate per oro e petrolio, il mondo della finanza si trova a navigare a vista. La vera sfida sarà capire quanto a lungo questa apparente calma potrà durare e quali nuove rotte prenderanno i mercati quando la visibilità tornerà.