Dati, analisi e riflessioni sulla pressione fiscale, il tax gap e la spesa pubblica nazionale
La qualità dei servizi pubblici e degli investimenti infrastrutturali in Italia è da tempo oggetto di dibattito, con settori come la sanità pubblica e le pensioni sotto forte pressione.
In un contesto di alta pressione fiscale, la percezione diffusa che non pagare le tasse non sia un errore così grave ha radici profonde. Ma qual è l'effettiva dimensione del problema?
Secondo i dati ufficiali del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF), nel 2021 l'Italia ha registrato un valore aggiunto generato dall'economia sommersa pari a 173 miliardi di euro, una cifra che sfiora il 10% del PIL.
Il Tax Gap
In termini di mancate entrate per l’erario, o tax gap (il divario tra le imposte che dovrebbero essere riscosse e quelle effettivamente riscosse), lo Stato ha perso 82,5 miliardi di euro nel 2021.
Nonostante ciò, la battaglia contro l’evasione sta producendo risultati: dal 2014, l’incidenza del sommerso sul PIL è calata di 2,5 punti percentuali, e la propensione all’evasione si attesta intorno al 14,9%, rientrando negli obiettivi del PNRR.
L’attività dell’Agenzia delle Entrate
L’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli, con 26 miliardi di euro recuperati nel 2024, in aumento rispetto agli anni precedenti.
Strumenti come le lettere di compliance — comunicazioni preventive per favorire l’adempimento spontaneo — hanno generato 4,5 miliardi di euro di incassi nello stesso anno.
Questo successo è legato anche alla fatturazione elettronica obbligatoria e all’impiego dell’Intelligenza Artificiale nel Sistema Informatico della Fiscalità (SIF), capace di incrociare enormi quantità di dati.
Split Payment e Reverse Charge
Anche meccanismi come lo split payment (scissione dei pagamenti, dove l’IVA viene versata direttamente dallo Stato) e il reverse charge (inversione contabile, in cui l’IVA è pagata dall’acquirente) hanno contribuito a ridurre le falle fiscali e a migliorare il controllo dei flussi di imposta.
Il nodo del recupero
Tuttavia, recuperare i soldi accertati resta un’impresa difficile.
Nel 2024, a fronte di 72 miliardi di euro di crediti accertati, lo Stato ne ha effettivamente riscossi solo in parte, con un indice di riscuotibilità del 17%, in calo rispetto agli anni precedenti.
Per ottimizzare le risorse, l’Agenzia concentra i controlli su soggetti con alto potenziale di recupero: solo l’1,4% dei contribuenti con attività imprenditoriali o professionali subisce verifiche sostanziali.
L’evasione geografica
L’evasione fiscale non è omogenea sul territorio.
Al Nord la propensione al tax gap si colloca tra il 10% e il 12%, mentre al Sud supera il 20%.
I veri “campioni” dell’evasione sono le Partite IVA e le microimprese, con livelli medi tripli rispetto ai lavoratori dipendenti:
Il lavoro sommerso
Il lavoro sommerso contribuisce all’economia irregolare per 11 miliardi di euro l’anno.
Anche il Superbonus ha mostrato criticità: tra il 2021 e il 2022 sono stati scoperti oltre 7 miliardi di euro di crediti d’imposta fittizi, frutto di frodi e documentazioni false.
Evasione ed elusione
È essenziale distinguere tra evasione fiscale (atto illegale di non pagare le imposte dovute) ed elusione (uso legale delle lacune normative per ridurre l’imponibile).
Le grandi aziende tendono a eludere più che evadere, sfruttando strutture societarie complesse o trasferendo la sede fiscale all’estero, sottraendo risorse al welfare nazionale.
Una giustizia fiscale equa richiede dunque un doppio intervento:
contrastare le piccole frodi e riformare le regole internazionali per limitare l’abuso del diritto da parte delle multinazionali.
Analisi del carico fiscale e della spesa pubblica italiana
Il sistema economico italiano ruota attorno a tre macro-pilastri:
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Produttivi (imprese, professionisti, Partite IVA e dipendenti privati),
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Garantiti (dipendenti pubblici),
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Assistiti (pensionati e invalidi).
Il Pilastro Produttivo sostiene l’intero bilancio statale: è da qui che proviene la ricchezza su cui si calcolano le imposte dirette (IRPEF, IRES) e indirette (IVA).
Queste entrate finanziano due aree principali:
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il Pilastro della Spesa Sociale, con 253,9 miliardi di euro annui tra previdenza e assistenza;
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il Pilastro della Spesa per i Dipendenti Pubblici, stimata in circa 170 miliardi di euro all’anno.
Nel complesso, la spesa pubblica totale del 2025 è prevista a 915,7 miliardi di euro, secondo i dati del MEF.
Una parte rilevante è destinata ai servizi essenziali – scuola, sanità, sicurezza e amministrazione – ma la ripartizione dettagliata non è immediatamente disponibile.
Produttivi, Garantiti e Assistiti: un equilibrio fragile
In sintesi, la ricchezza prodotta dai privati finanzia i redditi pubblici e l’assistenza sociale.
Senza la crescita del Pilastro Produttivo, lo Stato perderebbe la sua principale fonte di risorse.
Anche i dipendenti pubblici, sebbene paghino le tasse, ricevono stipendi finanziati dalle stesse entrate fiscali provenienti dal settore privato: le loro trattenute fiscali rappresentano quindi un giroconto interno allo Stato.
Contro la demagogia fiscale: l’evasione non è l’unico colpevole
È tempo di superare la narrazione semplicistica che attribuisce tutti i mali economici italiani all’evasione fiscale.
La vera emergenza è l’inefficienza della spesa pubblica, che disperde risorse senza generare valore.
Si pensi alla scuola, dove un numero eccessivo di docenti, spesso privi di competenze adeguate, penalizza la qualità dell’istruzione e le nuove generazioni.
O alla sanità pubblica, appesantita da burocrazia e carenze gestionali.
Sulla base produttiva già fragile grava anche il peso di politiche assistenziali sregolate, dell’importazione di disagio sociale e di una scarsa integrazione culturale che ostacola la coesione.
Risultato: sprechi, inefficienze e degrado urbano che soffocano chi lavora e produce.
La vera piaga è la dispersione delle risorse pubbliche, che toglie ossigeno a imprese e cittadini.
Prima di chiedere rigore ai contribuenti, lo Stato dovrebbe dimostrare efficienza, trasparenza e responsabilità.
L’evasore resta colpevole, ma è spesso l’ultimo anello di un sistema ingiusto che grava eccessivamente su chi produce reddito.
Il problema non è solo morale: è strutturale, e riguarda la sostenibilità stessa del modello fiscale italiano.