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Guerra commerciale USA-Cina: la sfida per la supremazia economica globale

 
Guerra commerciale USA-Cina: la sfida per la supremazia economica globale
Luca Lippi

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto un nuovo, pericoloso livello. L'obiettivo degli USA è chiaroridurre la dipendenza del mondo dall'economia cinese. Pechino, dal canto suo, è disposta a tutto pur di vincere, anche a costo di danneggiare la propria stessa economia, che mostra già segni di difficoltà.

La mossa a sorpresa di Pechino

Tutto è iniziato con una mossa a sorpresa di Pechino. Poco prima di finalizzare un accordo commerciale, la Cina ha deciso di usare la sua arma più potente: il controllo delle terre rare e di altre tecnologie cruciali. Le terre rare sono minerali indispensabili per produrre praticamente ogni dispositivo elettronico, dai telefoni agli computer. La Cina ne controlla oltre il 90 per cento della raffinazione mondiale.

In poche parole, la Cina ha imposto una regola drastica: qualsiasi azienda, in qualsiasi parte del mondo, che voglia vendere un prodotto contenente anche solo una minuscola parte (lo 0,1 per cento) di materiali cinesi o che utilizzi tecnologia cinese, deve prima chiedere il permesso a Pechino. Questa mossa, estesa anche a materiali per batterie come il litio, è stata definita da molti analisti l'equivalente economico di una bomba nucleare. L'obiettivo era mettere gli Stati Uniti con le spalle al muro e costringerli a eliminare i dazi del 30 per cento già in vigore sulle merci cinesi.

I negoziatori cinesi erano convinti che Washington avrebbe ceduto rapidamente, credendo che gli americani fossero troppo ansiosi di chiudere un accordo. Ma si sbagliavano di grosso.

La risposta americana: dazi al 130 per cento

La reazione del Presidente Trump è stata immediata e durissima. In un discorso infuocato, ha definito l'azione cinese "inaudita" e una "vergogna morale". La contromisura americana è stata ancora più pesante: un dazio del 100 per cento, che si aggiunge al 30 per cento già esistente. Questo significa che le fabbriche cinesi dovranno pagare una tassa totale del 130 per cento su ogni prodotto venduto negli Stati Uniti.

Il blocco dell'esportazione di qualsiasi software americano considerato "critico". Questa mossa ha completamente spiazzato Pechino, che aveva calcolato male la determinazione americana.

Chi ha più bisogno dell’altro?

Qui emerge il punto cruciale della contesa. La Cina ha commesso un errore fondamentale: ha pensato che il suo potere derivasse dal desiderio americano di un accordo. In realtà, la vera forza degli Stati Uniti risiede nelle debolezze dell'economia cinese e nell'enorme potere d'acquisto dei suoi cittadini.

Funziona così: la Cina è una fabbrica. La sua economia si basa sulla capacità di produrre enormi quantità di beni da esportare. L'America è un cliente. Gli Stati Uniti sono il più grande mercato del mondo, il principale cliente dei prodotti cinesi. In qualsiasi trattativa, chi compra ha quasi sempre più potere di chi vende. Se la Cina non vende agli USA, le sue fabbriche si fermano. Se gli americani non comprano dalla Cina, possono semplicemente rivolgersi altrove.

Paesi come il Vietnam, l'India e il Messico sono pronti a prendere il posto della Cina e diventare le nuove "fabbriche del mondo" per i consumatori americani. Sostituire un cliente come l'America, invece, è quasi impossibile per Pechino.

Un equilibrio economico sempre più fragile

In sintesi, la Cina sta per scoprire di avere molto più bisogno degli Stati Uniti di quanto gli Stati Uniti abbiano bisogno della Cina. La guerra commerciale è entrata in una fase imprevedibile, ma Washington è convinta di avere in mano le carte migliori.