Camminare a piedi nudi seguendo le macchie d'erba che segnano un percorso ideale, fermandosi a guardare quello che ci circonda, in un rapporto nuovo e più intenso con la natura. Si chiama foraggiamento e negli Stati Uniti sta diventando, per chi vive una quotidianità fatta di lavoro, fretta e stress, un modo per lasciarseli alla spalle, entrando, come si diceva un tempo - parlando in modo un po' troppo aulico, ma efficace - in comunione con la natura.
Stili di vita: si scrive 'foraggiamento', si legge ritorno a quello che ci offre la natura
Accompagnati da chi della conoscenza della natura e dei suoi piccoli segreti - non solo guide, più spesso erboristi - sta facendo una professione, decine di uomini e donne si avventurano in lunghe camminate, senza tempi da rispettare se non quelli dettati dal corso del sole, accorgendosi della enorme quantità di cibo che ci circonda e che non abbiamo disimparato a conoscere, e quindi ad usare per noi.
Non solo per cibarci, ma anche per godere di piccoli piaceri, magari raccogliendo dei fiori di tarassaco, da mischiare con succo d'arancia e zucchero e vodka, per fare una bevanda dissetante, ma anche apprezzata da chi, magari per lavoro, frequenta bar e bartender.
Fino a dodicimila anni fa gli esseri umani raccoglievano cibo attingendo alla natura, direttamente. Poi, quando cominciarono a ingegnarsi per costruire attrezzi agricoli, hanno abbandonato la ricerca di quello che, appena prima (ma non tanto...) era la sola fonte di sostentamento insieme alla caccia.
Ora si sta tornando a questo contatto con la natura. Lo chiamano foraggiamento e, nell'accezione di oggi, ci dovrebbe rimandare solo a quel che fanno gli animali per cibarsi. Ma gli appassionati di questo nuovo stile (se non di vita, quantomeno di rapporto con quel che ci circonda lontano dal cemento e dal ferro, dall'inquinamento, di ogni origine), oggi si dicono entusiasti del fatto di mettersi alla ricerca di funghi selvatici, di piante commestibili, di crostacei e alghe e, ogni qualvolta si riesce nella ''impresa'' di trovarne è una vittoria personale.
Questa pratica di vita all'aria aperta sta vivendo un crescita costante negli Stati Uniti, grazie anche alla cassa di risonanza dei social, sui quali le esperienze personali rimbalzano ai quattro angoli del mondo, conquistando dapprima distaccata curiosità, poi un accenno di interesse, ma, se si arriva a credere nel foraggiamento, la fidelizzazione, dicono coloro che ne sono rimasti affascinati, è totale.
E chi, da profano, cerca di accostarvisi, trova in rete non solo racconti personali, ma anche veri e propri corsi di formazione, che aiutano ad evitare che l'entusiasmo di una scoperta possa non fare capire i problemi.
Il rinnovato interesse spazia da coloro che vogliono essere attenti al budget – la raccolta è gratuita dopo tutto – a quelli che cercano in loro stessi la consapevolezza che la scelta ambientale non sia solo morale.
Alcuni hanno trovato, nella pratica del foraggiamento, alimento per la loro vena creativa, usando i funghi che trovano per creare impronte sporali e altre opere d'arte.
A fare da traino a questo nuovo canone di comportamento sociale c'è anche il fatto, che non è secondario, che esso sia molto accessibile e, paradossalmente, si può praticare anche nelle città. Per il cibo selvatico si può trovare ovunque: dagli spazi verdi urbani ai terreni agricoli abbandonati, alle foreste. Basta solo che il proprietario - sia esso un privato o lo Stato - dia il permesso. E siccome c'è sempre qualcuno che è un passato avanti agli altri, già circolano in rete le mappe che indicano dove si possono raccogliere frutta e verdura gratuitamente.