L'introduzione illegale di specie protette può rappresentare una minaccia per l'equilibrio degli ecosistemi, quindi è urgente attuare misure per mitigare questo problema. Sono concordanti le conclusioni due due studi condotti da un team di ricercatori dell'Università di Murcia e dell'Università Miguel Hernández, in Spagna.
Ambiente: le specie protette introdotte illegalmente sono una minaccia per gli ecosistemi
Gli studi, pubblicati sulle riviste scientifiche Biological Conservation e Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems, concludono che le introduzioni non autorizzate di fauna minacciata pongono un dilemma per i gestori dell'ambiente naturale.
Questo perché, da un lato, queste specie sono rigorosamente protette dalla legislazione ambientale, quindi la loro eradicazione potrebbe contraddire le normative. Tuttavia, possono, allo stesso tempo, alterare l'equilibrio ecologico, spostare altre specie autoctone e persino causare conflitti di conservazione.
Per giungere a queste conclusioni, il team di ricercatori ha analizzato le popolazioni introdotte in modo non autorizzato ad Alicante, Murcia e Almeria, dove ha identificato 14 popolazioni di pesci e anfibi minacciati che erano stati collocati clandestinamente nel sud-est iberico, al di fuori della loro attuale area di distribuzione naturale e senza una preventiva valutazione del rischio.
"Delle 14 popolazioni introdotte che abbiamo identificato, solo il gallipato (Pleurodeles waltl), un anfibio della famiglia dei salamandridi, nel Parco Regionale della Sierra Espuña (Murcia), è stato reintrodotto in un luogo che storicamente faceva parte della sua area di distribuzione", hanno sottolineato gli autori.
Secondo il team, le traslocazioni ufficiali comportano valutazioni rigorose e possono essere respinte dalle autorità ambientali se ci sono dubbi sul loro impatto. Inoltre, ha sottolineato che la passività istituzionale di fronte a questi programmi ufficiali di reintroduzione potrebbe incoraggiare gli individui a ricorrere al rilascio della fauna protetta da soli.
Per affrontare questo problema, i ricercatori hanno proposto un quadro decisionale flessibile che consente, caso per caso, di decidere se sia più appropriato sradicare, conservare o monitorare le popolazioni introdotte.
"I nostri risultati mettono sul tavolo l'urgente necessità di stabilire linee guida chiare per affrontare questa nuova e complessa sfida per la conservazione della biodiversità", ha detto Zamora, che chiede anche che prevalga soprattutto il principio di precauzione.