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TECNOLOGIA, TASSI E MERCATI CORRONO SUL FILO

 
TECNOLOGIA, TASSI E MERCATI CORRONO SUL FILO
di Luca Lippi

Come ogni lunedì, ore12 vuole offrire un’immagine della settimana finanziaria appena trascorsa e preparare i lettori ad affrontare con consapevolezza quella che ha inizio oggi. Lo sguardo è rivolto alle trimestrali dei grandi colossi tecnologici che mostrano un quadro in chiaroscuro.

L’intelligenza artificiale, motore della nuova corsa all’innovazione, continua a crescere ma presenta un conto salato: consuma enormi quantità di energia e richiede investimenti miliardari per sostenere la sua espansione.

Sul fronte macroeconomico, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, raffredda gli entusiasmi dei mercati: i tassi d’interesse resteranno alti ancora per un po’. Ma proprio lui riconosce che l’Intelligenza Artificiale (AI) non è una moda passeggera — è qui per restare e cambierà in profondità il modo in cui le economie si muovono.

Intanto, l’oro vive giornate da montagne russe, il dollaro recupera terreno e il grande gioco delle fusioni e acquisizioni — il cosiddetto risiko finanziario — rallenta. Gli equilibri globali stanno cambiando: stiamo forse entrando in un nuovo paradigma dell’economia mondiale?

L’AI CONSUMA TROPPO

I risultati trimestrali dei giganti tecnologici americani mostrano luci e ombre. Amazon, Google e Apple hanno superato le attese, mentre Microsoft e soprattutto Meta hanno deluso per le previsioni sul futuro, le cosiddette guidance, cioè le indicazioni che le aziende forniscono agli investitori sui risultati attesi nei prossimi mesi.

Ma il vero tema non è quanto queste società guadagnano oggi. Il punto cruciale è il costo energetico dell’intelligenza artificiale (AI), che sta diventando enorme. L’AI, infatti, non è “virtuale” come può sembrare: per funzionare richiede una quantità gigantesca di energia elettrica.

Secondo alcune stime, entro il 2030 i centri dati che gestiscono i sistemi di intelligenza artificiale potrebbero arrivare a consumare fino al 10% dell’energia prodotta nel mondo.

Ecco perché i grandi gruppi tecnologici stanno correndo a firmare accordi con le società energetiche, le cosiddette utilities — aziende che producono e distribuiscono energia, gas e acqua. Ed ecco anche perché si torna a parlare di energia nucleare, come nel recente caso di Google, che ha stretto una collaborazione con NextEra Energy per garantirsi forniture a lungo termine.

Questa trasformazione sta già avendo effetti in Borsa: gli investitori hanno acceso i riflettori su quella parte della vecchia economia che produce, trasporta e distribuisce elettricità. Mentre la “nuova economia” del digitale chiede sempre più energia, l’“old economy” torna protagonista.

È l’inizio di una nuova tendenza: il mercato ha fiutato per tempo dove soffia il vento e si sta già muovendo in quella direzione.

BOTTA AL CERCHIO DI POWELL

Nel suo ultimo intervento pubblico, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha cercato di mantenere un equilibrio difficile tra prudenza e visione.

A causa dello shutdown — la chiusura temporanea di alcune agenzie federali che ha bloccato anche la diffusione dei dati economici — Powell ha evitato di sbilanciarsi su eventuali tagli dei tassi d’interesse, lasciando i mercati in attesa.

Ma poi ha sorpreso tutti con una frase destinata a far discutere:

L’intelligenza artificiale è qui per restare ed è destinata a cambiare le regole del gioco.

Parole forti, ancor più significative perché pronunciate dal capo della banca centrale americana.

All’inizio degli anni Duemila, il suo predecessore Alan Greenspan aveva cercato di frenare la cosiddetta new economy — cioè la corsa alle società tecnologiche di Internet — alzando i tassi per calmare l’euforia dei mercati. Powell, invece, sembra fare l’opposto: riconosce apertamente che l’Intelligenza Artificiale è ormai una parte strutturale del futuro economico e che i suoi effetti non potranno essere ignorati.

In modo implicito, Powell ammette anche che gli investimenti pubblici e privati nell’AI saranno enormi e che gli impatti sull’inflazione e sull’occupazione andranno gestiti, ma non bloccati. La Fed osserva e controlla, ma non intende frenare la rivoluzione tecnologica in corso — almeno finché la stabilità economica lo permetterà.

MERCATI IN CERCA DI EQUILIBRIO

In questo scenario di incertezza e di cambiamento, tre grandi movimenti stanno ridefinendo l’orientamento dei mercati finanziari:

  • L’oro corre e poi cede terreno. Il metallo prezioso continua a muoversi come un termometro della paura: sale quando aumentano i timori per l’economia o per la geopolitica, ma scende non appena crescono i rendimenti reali, cioè i guadagni effettivi al netto dell’inflazione.

  • Il dollaro torna a rafforzarsi. Dopo settimane di debolezza, il biglietto verde ha ritrovato slancio, soprattutto rispetto a yen ed euro. L’incertezza sulle prossime mosse della Fed ha spinto gli investitori a cercare sicurezza nel dollaro, che resta la valuta rifugio globale.

  • Rendimenti in salita. Le parole di Powell hanno avuto un effetto immediato sui mercati obbligazionari: i rendimenti dei titoli di Stato americani sono risaliti rapidamente, segno che gli operatori non danno più per certo un taglio dei tassi a dicembre.

Oggi oro e dollaro si muovono in perfetta simmetria inversa: quando uno sale, l’altro tende a scendere. L’oro resta il bene rifugio in caso di instabilità geopolitica o finanziaria, mentre il dollaro rimane il porto sicuro nei momenti di recessione o sfiducia nel sistema economico.

ITALIA: FINE DEL RISIKO?

Il cosiddetto risiko finanziario — termine che indica il continuo movimento di fusioni, acquisizioni e riorganizzazioni tra grandi gruppi — mostra segnali di stanchezza.

La Borsa di Milano si muove da mesi in una fascia laterale, senza grandi variazioni di prezzo, come se il mercato stesse cercando una nuova direzione o, forse, la conclusione di un ciclo.

All’orizzonte, però, sembra delinearsi un nuovo paradigma economico: la fusione tra old economy, cioè i settori tradizionali come energia e infrastrutture, e new economy, rappresentata da tecnologia e innovazione.

In questa fase, l’elettricità diventa il nuovo oro, e la finanza sembra spostarsi sempre più dalla pura speculazione alla costruzione di capacità produttiva. L’investimento nel settore energetico e nelle fonti pulite diventa una componente strategica dei grandi portafogli.

CAMPARI SOTTO I RIFLETTORI

Un caso che ha fatto rumore è quello di Campari. Il sequestro da 1,29 miliardi di euro alla holding Lagfin, che controlla il gruppo, ha colpito duramente l’immagine dell’azienda, più che i suoi conti.

Il problema principale è reputazionale: il mercato tende a reagire in modo imprevedibile quando emergono questioni giudiziarie che toccano la credibilità di un marchio storico. Gli analisti parlano di un possibile impatto sul sentiment, cioè sullo stato d’animo degli investitori.

In questi casi, è consigliabile non farsi tentare subito dai ribassi che appaiono come occasioni d’acquisto: meglio lasciare che il mercato assorba la notizia e ritrovi un equilibrio.

LEONARDO E AVIO

Nel comparto industriale si muove anche Leonardo, che ha venduto il 9,4% della sua partecipazione in Avio, riducendo così la quota complessiva dal 29% al 19,9%.

L’operazione è avvenuta tramite un ABB (Accelerated Book Building), cioè una vendita accelerata di azioni sul mercato riservata a investitori istituzionali. Lo scopo è raccogliere rapidamente liquidità per partecipare all’aumento di capitale da 400 milioni di euro lanciato da Avio.

La diluizione per gli azionisti è significativa ma non eccessiva. L’operazione è inoltre garantita (underwritten), il che significa che, se le nuove azioni non venissero tutte acquistate dagli investitori, gli intermediari si impegnano comunque a comprarle, riducendo così i rischi di insuccesso.

CONCLUSIONE

Dalla corsa dell’intelligenza artificiale alla sfida energetica, dalle scelte della Federal Reserve alle trasformazioni del mercato italiano, emerge un filo comune: il mondo della finanza sta cambiando pelle.

L’attenzione non è più solo sui profitti immediati, ma sulla costruzione di modelli sostenibili nel tempo — energetici, industriali e tecnologici.

I mercati, come spesso accade, lo hanno già intuito. Ora tocca all’economia reale dimostrare di saper stare al passo con il nuovo equilibrio globale che si va delineando.