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Zohran Mamdani: un musulmano a un passo dal diventare sindaco di New York

 
Zohran Mamdani: un musulmano a un passo dal diventare sindaco di New York
Redazione

Zohran Mamdani è giovane, è musulmano, ha idee radicali, eppure, nonostante questo c.v. che dovrebbe essere uno sbarramento alle sue ambizioni, è ad un passo dal diventare sindaco di New York City in quello che, dicono i commentatori politici degli Stati Uniti, è diventato uno dei momenti più polarizzanti nella politica cittadina degli ultimi anni.

Zohran Mamdani: un musulmano a un passo dal diventare sindaco di New York

La sua candidatura si deve, naturalmente, mettere a confronto con la composizione etnica della Grande Mela, dove risiedono quasi 900.000 musulmani, per molti dei quali l'inattesa ascesa di Mamdani non è solo un'opportunità per dimostrare che i musulmani newyorkesi appartengono al centro della vita civile, quanto un'occasione di riscatto, in una città che, nel 2001, è stata sfregiata dalla violenza terroristica islamista, che li ha messi all'indice, circondati da un alone di sospetti e diffidenza.

Ma questa sua appartenenza, per chi diffida di Mamdani, è un punto critico, un test di come religione, razza e ideologia si scontrano in un'epoca di crescente polarizzazione. Le sue parole sono linfa per i democratici e i liberali della Grande Mela, meno per chi intravvede in esse il seme del radicalismo, quello contro il quale quotidianamente Donald Trump dirige la sua incendiaria retorica.

"Provo l'emozione di vincere in una città in cui l'appartenenza di qualsiasi newyorkese non è in discussione", ha detto Mamdani la scorsa settimana. "Questo include i musulmani di New York".
Ma la candidatura di Mamdani e quindi la sua rincorsa a sedere sullo scanno più importante di City Hall sono diventate realtà, quando, negli Stati Uniti, si ripercuotono timori e pregiudizi verso gli immigrati e, con essi, anche verso le comunità musulmane.

Quindi, se un giovane musulmano, immigrato, è visto da molti come un segno di speranza, per molti altri è invece motivo di preoccupazione.
I sondaggi lo danno favorito nettamente rispetto al suo rivale più accreditato, l'ex governatore Andrew Cuomo, che tenta una nuova resurrezione politica, dopo gli scandali che lo hanno messo all'angolo.
Ma, se il voto di domani lo dovesse dare come vincente, gli osservatori si chiedono se e come reggerà alla pressione delle enormi aspettative dei suoi sostenitori e degli attacchi ai quali sarà sottoposto da parte dei suoi nemici.
Questi ultimi, andando per estrema sintesi, lo definiscono un estremista. E lo è, ai loro occhi, ponendosi all'estrema sinistra del suo partito, quello democratico, tanto che in precedenza e in più occasioni ha chiesto il taglio dei fondi alla polizia, si è fatto promotore, da consigliere comunale, di un disegno di legge per depenalizzare la prostituzione e che preconizzava anche la chiusura delle carcere di New York City.

Sull'esito del voto di domani potrebbe pesare anche la sua posizione molto critica nei confronti di Israele, che gli ha negato l'appoggio - anzi gli ha procurato l'avversione - della potente componente ebraica della Grande Mela.

Alcuni dei detrattori di Mamdani hanno preso le sue opinioni politiche di sinistra e la sua fede islamica e ne hanno fatto lo strumento per aggiogarlo all'ideologia musulmana ultraconservatrice ed estremista.
Come ormai prassi della nostra epoca, contro di lui si è scatenata la ''shit storm'' degli attivisti Maga, compresi alcuni membri del Congresso, che lo hanno accusato di tutto, persino di avere commesso un atto terroristico.
E i suoi avversari sono andati sul pesante, accostando le immagini delle Torri Gemelle che crollano con le parole "jihad globale" sul volto di Mamdani, solo per scioccare e provocare.

Il 34enne Mamdani è nato in Uganda, di origini indiane. Suo padre è musulmano e sua madre indù, ma lui è cresciuto con la religione di suo padre e ha abbracciato e promosso quell'identità per tutta la vita. Ha creato una sezione di Students for Justice in Palestine nel suo campus universitario, e l'attivismo pro-palestinese ha continuato ad essere al centro della sua politica.

Mamdani ha fatto spesso campagna elettorale nelle moschee – ne ha visitate 60 nel corso della campagna - eppure, quando si tratta del suo background, la cautela ha pervaso la sua campagna.
Le accuse di Cuomo secondo cui Mamdani è uno "zelota", un "radicale" e un "estremista", come ha detto in occasione di un raduno "Stand with Israel" in ottobre, possono essere facilmente interpretate come un suggerimento di colpevolezza per associazione.