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Ricerca e Innovazione in Italia: il Cnr fotografa il sistema nazionale tra progressi, criticità e nuove sfide post-PNRR

 
Ricerca e Innovazione in Italia: il Cnr fotografa il sistema nazionale tra progressi, criticità e nuove sfide post-PNRR
Redazione

Pubblicata la quinta Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia del Consiglio Nazionale delle Ricerche: più ricercatori e attenzione alla parità di genere, ma restano fragilità strutturali, fuga di competenze e scarsa integrazione tra università, industria e politiche pubbliche.

Un Paese che innova ma non abbastanza

È stata presentata oggi presso la sede centrale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) la quinta edizione della Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia, realizzata da tre Istituti del Cnr – Irpps, Ircres e Issirfa – con il contributo dell’Area Studi Mediobanca.
Il documento analizza lo stato della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica nel Paese, delineando i punti di forza e le criticità di un sistema che, nonostante gli investimenti del PNRR, fatica ancora a consolidare i risultati raggiunti.

“Si tratta di uno strumento utile non solo per la comunità scientifica, ma anche per le istituzioni e le imprese – ha dichiarato il presidente del Cnr Andrea Lenzi – per costruire politiche più integrate e favorire un dialogo concreto tra ricerca, economia e società.”

PNRR: 12.000 nuovi ricercatori ma incognite sulla sostenibilità

A cinque anni dall’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Relazione evidenzia che il 44% degli 8,5 miliardi della Missione 4 “Dalla ricerca all’impresa” è stato già rendicontato, con risorse impiegate per il 60% nel personale.
L’impatto occupazionale è significativo: oltre 12.000 nuovi ricercatori assunti, di cui quasi la metà donne (47%). Tuttavia, mancano misure strutturali per garantire la continuità dei contratti e la piena integrazione tra ricerca pubblica e sistema produttivo.

Il documento segnala il rischio di una “bolla PNRR”: senza politiche di lungo periodo e incentivi alla domanda di competenze elevate, il capitale umano e tecnologico generato potrebbe disperdersi.

Università italiane: qualità alta ma risorse insufficienti

Il secondo capitolo, curato dall’Area Studi Mediobanca, mette in evidenza la fragilità strutturale dell’accademia italiana rispetto ai partner europei:

  • spesa pubblica inferiore alla media UE,

  • età media elevata del corpo docente,

  • basso numero di laureati,

  • scarsa attrattività internazionale.

A ciò si aggiungono calo demografico e fuga dei giovani all’estero, che minano la sostenibilità del sistema universitario e la sua capacità di innovare in sinergia con il mercato del lavoro.

Ricerca valutata, ma serve un nuovo modello

Il terzo capitolo analizza l’impatto dei meccanismi di valutazione come VQR e Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN).
Se da un lato questi strumenti hanno aumentato la produttività scientifica, dall’altro hanno generato una standardizzazione dei comportamenti accademici, spingendo molti ricercatori a concentrarsi su parametri quantitativi piuttosto che sulla qualità e originalità della ricerca.
Il Cnr invita a ripensare i modelli di valutazione, rendendoli più formativi e sensibili alle specificità disciplinari.

Tecnologia e brevetti: l’Italia resta indietro nelle aree emergenti

Analizzando i brevetti registrati presso l’Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti (USPTO) nel periodo 2002–2022, il quarto capitolo colloca l’Italia in una posizione intermedia nella competizione tecnologica globale.
Il Paese si conferma solido nei settori manifatturieri tradizionali (meccanica, trasporti, ingegneria industriale), ma arretrato in digitale, biotecnologie e intelligenza artificiale.
La Relazione segnala inoltre una crescente dipendenza da brevetti esteri e una progressiva fuga delle grandi imprese tecnologiche: un segnale d’allarme sulla necessità di rafforzare la sovranità tecnologica e le competenze nazionali.

Parità di genere e giovani ricercatrici: passi avanti ma non basta

Il quinto capitolo evidenzia progressi significativi nella partecipazione femminile ai finanziamenti per la ricerca.
Nei bandi PRIN 2022 e PRIN-PNRR 2022, le donne rappresentano il 41,3% dei Principal Investigator, ma le disparità nei settori STEM restano marcate.
Il Cnr propone politiche vincolanti per l’equità di genere e una maggiore valorizzazione delle carriere femminili, in linea con le best practice europee.

Italia e progetti europei: eccellenza concentrata ma poco diffusa

Il sesto e ultimo capitolo esamina la partecipazione italiana ai bandi del Consiglio Europeo della Ricerca (ERC): il nostro Paese eccelle per numero complessivo di progetti, ma mostra una bassa incidenza di grant senior e una forte concentrazione geografica.
Potenziare le infrastrutture di supporto e i meccanismi di reclutamento è fondamentale per trattenere i talenti e consolidare la competitività scientifica nel lungo periodo.

Ricerca come leva per lo sviluppo

La Relazione si conclude con una riflessione condivisa da accademia e istituzioni: la ricerca non è solo un motore economico, ma una leva strategica per la coesione sociale, la sostenibilità ambientale e l’identità nazionale.
Come emerso nella tavola rotonda con Liborio Stuppia (CRUI), Giovanni Cannata (Universitas Mercatorum), Carlo Doglioni (Accademia dei Lincei) e Valentina Meliciani (Luiss), occorre un nuovo patto tra ricerca e Paese, che valorizzi il capitale umano, l’innovazione e la libertà scientifica.