Con l’OPAS da 13,5 miliardi, il Monte dei Paschi di Siena conquista Mediobanca e chiude un’epoca storica della finanza italiana. Nuova governance, dividendi e sfide per il futuro.
Il 28 ottobre non è stato un giorno come gli altri per la finanza italiana. In silenzio, o quasi, è crollato per sempre quello che per decenni è stato chiamato il "salotto buono" della finanza, un circolo esclusivo nato nel 1946 per volere di due giganti come Enrico Cuccia e Raffaele Mattioli.
Ma cosa si intende per "salotto buono"? Immaginate Mediobanca come la sala riunioni più potente d'Italia, il luogo segreto dove i padroni delle più grandi aziende prendevano accordi e decidevano le sorti dell'economia del Paese. Era un sistema basato più sulle amicizie e sulle relazioni che sulle semplici regole di mercato.
Quel sistema, però, è finito. Mediobanca ha cambiato volto ed è passata sotto il controllo di un'altra grande banca italiana: il Monte dei Paschi di Siena (MPS).
COME È AVVENUTO IL "PASSAGGIO DI CONSEGNE"?
Il cambio di proprietà è avvenuto grazie a una manovra finanziaria imponente, chiamata OPAS (Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio).
Un'OPAS è come una proposta fatta a tutti i proprietari di azioni di una banca: “Vi compro le vostre azioni a un prezzo conveniente e, in cambio, vi do denaro e nuovi titoli”.
Grazie a un'offerta da 13,5 miliardi di euro, MPS ha convinto l’86,3% dei soci, diventando il nuovo proprietario di Mediobanca.
Questo passaggio ha segnato anche la fine dell’era di Alberto Nagel, amministratore delegato per quasi vent’anni.
I NUOVI VOLTI DEL COMANDO
Ora, in Mediobanca, due figure di alto profilo guidano la nuova stagione.
Alla Presidenza siede Vittorio Grilli, economista, già Ministro delle Finanze e dirigente europeo di JP Morgan.
Alla guida operativa, come Amministratore Delegato (CEO), è stato nominato Alessandro Melzi d’Eril, ex capo del gruppo di risparmio Anima.
Il suo primo messaggio è stato positivo:
“Da oggi iniziamo a scrivere insieme un nuovo capitolo della storia della banca. Sono certo che sarà ricco di importanti successi grazie al contributo di tutti noi”.
LE DECISIONI PRESE: CONTI E DIVIDENDI
Subito dopo le nomine, il nuovo consiglio di amministrazione ha approvato decisioni operative per allinearsi al nuovo assetto.
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Nuovo anno contabile: la chiusura del bilancio sarà fissata al 31 dicembre, come per MPS. La ratifica ufficiale arriverà nella riunione straordinaria del 1° dicembre.
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Dividendi agli azionisti: approvata la distribuzione di 1,15 euro per azione, con saldo residuo pagabile il 26 novembre.
Scelte tecniche ma decisive per sincronizzare la governance con il nuovo azionista di maggioranza.
IL VERO SCOGLIO: LE SFIDE DEL FUTURO
Ora comincia la parte più delicata.
Il nuovo management deve realizzare 700 milioni di euro di risparmi, le cosiddette sinergie promesse da MPS, senza distruggere l’equilibrio interno di Mediobanca.
L’obiettivo è integrare le strutture senza disperdere i talenti e le competenze specialistiche nel settore della consulenza finanziaria.
Secondo i sindacati, questo cambiamento rappresenta un passaggio culturale:
si passa dalla “finanza di relazione” – basata su accordi e reti personali – alla “finanza di sistema”, più trasparente e orientata al mercato.
GENERALI E BPCE: UN’INTESA CHE SFUMA
In parallelo alla rivoluzione Mediobanca-MPS, si apprende che Generali e BPCE, colossi rispettivamente italiano e francese, non uniranno le loro attività di gestione del risparmio.
L’accordo è scaduto senza intesa, mai sostenuto dal Governo italiano. Un segnale ulteriore di come i vecchi equilibri finanziari europei stiano cambiando.
Conclusione
Con il passaggio sotto il controllo di MPS, Mediobanca chiude definitivamente l’era del “salotto buono” e inaugura una nuova fase della finanza italiana, più industriale, integrata e meno legata ai poteri storici.
Un cambio di paradigma che riscrive la geografia del potere economico nazionale.