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Microplastiche nei liquidi riproduttivi umani: nuova allerta per la salute e la fertilità

 
Microplastiche nei liquidi riproduttivi umani: nuova allerta per la salute e la fertilità

Le microplastiche hanno raggiunto anche il cuore del sistema riproduttivo umano. A rivelarlo è una nuova ricerca, presentata al 41° Congresso Annuale della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia, che ha identificato la presenza di questi frammenti invisibili nello sperma e nel fluido follicolare.

Lo studio, pubblicato sotto forma di abstract sulla rivista Human Reproduction, è stato condotto su un gruppo di 43 partecipanti – 25 donne e 18 uomini – coinvolti in percorsi di riproduzione assistita presso il centro Next Fertility Murcia, in Spagna.

I risultati sono allarmanti: microplastiche sono state rilevate nel 69% dei campioni di fluido follicolare (il liquido che circonda l'ovulo nel follicolo ovarico) e nel 55% dei campioni di liquido seminale.

Cosa sono le microplastiche e come arrivano nel nostro corpo?

Le microplastiche sono frammenti di polimeri con una dimensione inferiore ai 5 millimetri e fino a 1 micrometro (1/25.000 di pollice). Derivano da una vasta gamma di materiali plastici, prodotti per la loro resistenza e flessibilità. Quando le dimensioni si riducono ulteriormente fino al miliardesimo di metro, si parla di nanoplastiche.

Secondo Gómez-Sánchez, “le microplastiche entrano nell’organismo principalmente attraverso tre vie: ingestione, inalazione e contatto con la pelle. Da lì, possono entrare nel flusso sanguigno, che poi le distribuisce in tutto il corpo, compresi gli organi riproduttivi”.

Un problema già noto, ma sottovalutato

Negli ultimi anni, diversi studi hanno rilevato microplastiche in polmoni, placenta, cervello, testicoli, tessuto nasale, pene e feci umane. Tuttavia, è la prima volta che viene documentata una presenza così sistemica nei liquidi direttamente coinvolti nella riproduzione.

Il team di Next Fertility ha adottato rigorose misure di controllo per evitare contaminazioni: i campioni sono stati conservati in contenitori di vetro, congelati e poi incubati per 48 ore, prima di essere analizzati tramite una tecnica di imaging avanzata che combina microscopia e laser a infrarossi. Non è stato tuttavia specificato il materiale dei contenitori iniziali di raccolta.

Impatti sulla salute: ancora molte incognite

Le implicazioni cliniche di questa scoperta sono ancora da indagare. Sebbene non siano ancora noti con certezza gli effetti diretti delle microplastiche sulla fertilità, la comunità scientifica è sempre più preoccupata. Le sostanze chimiche contenute nella plastica, spesso rilasciate nel tempo, sono già associate a squilibri ormonali, alcuni tipi di tumori, malattie respiratorie e cutanee.

Inoltre, la sempre maggiore presenza ambientale di microplastiche – ormai ubiquitarie nei mari, nell’acqua potabile, nei cibi e nell’aria – alimenta un circolo vizioso che riguarda sia la salute umana che l’ecosistema.

Politiche ambientali: i sacchetti di plastica sotto accusa

Gli esperti sottolineano la pericolosità dei sacchetti di plastica, tra i principali responsabili della dispersione di microplastiche, in particolare nei mari. Nuove politiche per la riduzione della plastica monouso e per la sensibilizzazione sull’inquinamento da polimeri sono fondamentali.

Un recente studio ha evidenziato come le politiche di riduzione dei sacchetti di plastica siano efficaci nel contenere il problema, ma occorre un’azione globale, coordinata e strutturale, sia a livello di produzione che di consumo.

Redazione