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Supercoralli e integratori: la scienza in aiuto della Grande Barriera Corallina

 
Supercoralli e integratori: la scienza in aiuto della Grande Barriera Corallina

Dai coralli resistenti scoperti nelle mangrovie a nuovi “integratori vitaminici marini”: così la ricerca cerca di salvare l’ecosistema più straordinario del pianeta

La Grande Barriera Corallina australiana, la più grande struttura vivente del pianeta e habitat per migliaia di specie marine, è oggi al centro di una delle più complesse sfide ambientali del nostro tempo. Colpita negli ultimi anni da eventi di sbiancamento di massa, sta perdendo i suoi colori vibranti trasformandosi in un bianco fantasma, simbolo di un ecosistema in sofferenza.

Secondo i dati aggiornati, oltre l’80% delle barriere coralline oceaniche nel mondo è interessato da uno sbiancamento globale iniziato nel 2023, innescato da temperature marine record. Questo fenomeno, che priva i coralli delle alghe simbionti da cui traggono nutrimento, può rivelarsi letale. Eppure, queste barriere – pur occupando appena lo 0,01% del fondale oceanico – sostengono il 25% della vita marina mondiale, forniscono mezzi di sostentamento, cibo, e protezione naturale contro mareggiate ed erosione.

Un patto globale e 25 milioni di dollari per salvare i coralli

Nel corso dell’ultima conferenza ONU sugli oceani, undici Paesi hanno sottoscritto un impegno per proteggere le barriere coralline più resilienti ai cambiamenti climatici. Parallelamente, governi e partner internazionali hanno promesso 25 milioni di dollari per alimentare un fondo globale per la conservazione delle barriere coralline.

Ma fermare il riscaldamento oceanico attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra non basta. Per questo, la comunità scientifica sta accelerando nella ricerca di strategie biotecnologiche complementari.

Alla ricerca dei “supercoralli” nelle lagune di mangrovie

A guidare la sperimentazione è l’Università di Tecnologia di Sydney, con il suo team Future Reefs, che ha avviato un ambizioso programma per identificare e mappare i cosiddetti “supercoralli”: specie naturalmente più resistenti agli stress ambientali come alte temperature, acidificazione e bassi livelli di ossigeno.

Il team ha scoperto i primi esemplari all’interno di lagune di mangrovie, ambienti estremi per temperatura e acidità. Da allora, sono state identificate fino a 40 specie resilienti in ecosistemi marini di tutto il mondo. L’obiettivo attuale è trovare e propagare simili varietà all’interno della stessa Grande Barriera Corallina.

I ricercatori cercano coralli termotolleranti, ma che siano anche capaci di crescere rapidamente e creare habitat per le altre specie marine. Per questo, durante le spedizioni nell’area tra Cairns, Port Douglas e le Whitsunday Islands, i biologi raccolgono campioni su cui eseguono test di tolleranza al calore in tempo reale, grazie a sofisticate tecnologie di fenotipizzazione. Alcuni frammenti vengono poi riportati in laboratorio, dove vengono sottoposti a test genetici e ambientali più approfonditi.

Dai laboratori al mare: 125.000 coralli reimpiantati

Quando un corallo viene classificato come idoneo, viene propagato nei vivai sperimentali distribuiti in varie zone della barriera. Una volta cresciuto, viene ripiantato nelle aree più danneggiate. Dal 2018, il progetto ha portato al ripristino di oltre 125.000 coralli, con un tasso di sopravvivenza dell’85%.

Ma la strada è ancora lunga: la barriera corallina si estende per 344.400 chilometri quadrati e conta quasi 3.000 strutture coralline individuali. Ad aprile 2024, il 60% di queste risultava recentemente colpito da uno sbiancamento potenzialmente letale.

Integratori marini per rafforzare i coralli stressati

Il ripristino, però, non può basarsi solo sui trapianti. Gli scienziati stanno valutando strategie di supporto nutrizionale, ipotizzando la somministrazione di integratori per coralli.

I coralli si alimentano attraverso tentacoli che catturano plancton e microrganismi. Studi precedenti hanno dimostrato che una dieta arricchita con zooplancton, o la crescita su substrati contenenti micronutrienti come manganese e zinco, può migliorare la resilienza post-sbiancamento. Anche se questi metodi non sono ancora stati applicati su larga scala, i ricercatori puntano a sviluppare formulazioni integrative somministrabili durante eventi di stress acuto.

Scienza, tecnologia e riduzione delle emissioni: una corsa contro il tempo

Pur confidando nella scienza e nell’innovazione, gli studiosi avvertono: nessun approccio sarà davvero efficace se non si affronta alla radice la crisi climatica. Le tecnologie emergenti possono offrire soluzioni tampone, ma solo un’azione politica concreta per ridurre le emissioni globali può assicurare la sopravvivenza a lungo termine della Grande Barriera Corallina e degli ecosistemi oceanici più preziosi del nostro pianeta.

Redazione