La vicenda della coppia che, a Palmoli, in Abruzzo, vive nei boschi e che ha visto i tre bambini della coppia sottratti ai genitori per una decisione del Tribunale dei minori (di cui stanno parlando anche alcuni media internazionali) non è di quelle che possono essere liquidate con poche frasi di circostanza, tra ''lasciate i figli ai genitori'' o, di contro, ''bene hanno fatto i giudici per tutelare i piccoli''.
I bambini sottratti ai genitori: il Paese si divide e la politica gongola
Ma, nonostante l'evidenza di una storia complessa, che dovrebbe essere per questo valutata avendone ben chiari contenuti e risvolti, questa storia ha scatenato reazioni in tutto il Paese, diviso - seppure non paritariamente - tra chi si schiera con i genitori e chi, invece, rispetta i giudici e il loro operato.
Ma, se tutto si riducesse ad una disputa giurisprudenziale tra due schieramenti, sarebbe una cosa normale.
Ed invece il tribunale della gente, che ritiene che i social siano, per definizione, dispensatori di sentenze giuste, ha emesso verdetti di condanna, indirizzando insulti e minacce verso la presidente del tribunale dei minori de L'Aquila, Cecilia Angrisano.
Però in tutto questo c'è una cosa che stona e, come sempre, è il diritto che si attribuisce la politica di intromettersi, trinciando giudizi o, peggio vere e proprie minacce, a sostegno di una convinzione che spesso non poggia su null'altro che la convenienza, che il manifesto obiettivo di raccattare voti.
La storia della famiglia che ha deciso di vivere nei boschi, nel rispetto delle regole del credo neo-rurale, è quindi diventata l'ennesima occasione persa dalla politica per tacere, aspettando, rispettosamente, che i reali contenuti della vicenda siano chiariti, soprattutto perché, in questo intricato dossier, ci sono in ballo il presente e il futuro di tre bambini, ignari del fatto di essere stati presi in ostaggio dalla retorica, di quel modo di pensare secondo il quale basta leggere un trafiletto in cronaca per potere assurgere al ruolo di giudici.
Emblematico di questo modo di intendere il proprio ruolo è l'atteggiamento di Matteo Salvini che, uno e trino (vicepremier, ministro delle Infrastrutture e segretario della Lega), ha già detto che farà di tutto ''per riconsegnare quei bambini alla loro famiglia'', quasi che la decisione dei giudici sia censurabile per il fatto stesso d'essere stata presa, non considerandone le motivazioni.
In questa storia il solo interesse che deve essere salvaguardato è quello di tre bambini per i quali i genitori hanno deciso una vita di isolamento. Padronissimi di farlo, ma la loro scelta potrebbe condizionare la vita futura dei loro tre bellissimi figli, ''condannati'' loro malgrado ad una esistenza vissuta nell'isolamento fisico, che preclude loro una cosa di cui hanno assoluto bisogno: sapere cosa sia il mondo che c'è oltre al bosco in cui trascorrono le loro giornate.
L'avvocato della coppia, Giovanni Angeluicci, ha speso parole di buonsenso, auspicando che le parti si parlino o tornino a farlo, avendo ben chiaro che la posta in palio è altissima ed evitando condizionamenti esterni che, in questo momento, potrebbero essere troppo condizionanti per il futuro dei bambini.
Ma queste ore ci restituiscono solo grande confusione tra coloro che parlano senza conoscere e quelli che lo fanno per partito preso.
Quelli che appartengono alla prima schiera non considerano che, alla base della decisione del Tribunale dei minori, ci sono i parametri di giudizio, fatti obbligatoriamente valere, delle condizioni nelle quali i minori vengono fatti vivere.
Gli interrogativi che possono apparire banali si basano sulla vivibilità nella casa - che ad oggi non ha il bagno interno e non ha finestre - e come Nathan a Catherine danno ai figli una educazione scolastica.
Se, secondo quanto si legge nella decisione del Tribunale dei minori, ''non sono verificate le condizioni di salubrità dell’abitazione, con particolare riguardo all’umidità, incidente sullo sviluppo di patologie polmonari'', sul percorso scolastico dei bambini manca il responso di un organismo ufficiale, sostituito da una dichiarazione di una scuola di Brescia, che si è espressa sull'educazione di bambini che risiedono a centinaia di chilometri di distanza.
Chi contesta e minaccia evidentemente ha sottovalutato o ignora che nella decisione si legge che ''l’ordinanza cautelare non è fondata sul pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione ma sul pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione (articolo 2 della Costituzione), produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore''. E qui viene fuori il concetto di deprivazione che ''può limitare la possibilità di ricevere conferme e valorizzazione dai coetanei, riducendo l’autostima e la motivazione all’impegno scolastico''.
Davanti all'ennesimo attacco del ''tribunale del popolo'', il segretario dell’Associazione nazionale magistrati Rocco Maruotti, ha detto due cose.
La prima, di tutta evidenza: ''Provvedimenti di sospensione della potestà genitoriali se ne registrano ogni giorno e vengono doverosamente adottati solo quando sono a rischio i diritti dei minori''.
La seconda, pure: ''La strumentalizzazione che nelle ultime ore è stata fatta anche da chi ricopre ruoli di responsabilità si spiega con la delegittimazione della magistratura''.